«Le drogate vanno in manicomio» di Francesco Grignetti

«Le drogate vanno in manicomio» «Le drogate vanno in manicomio» Denuncia di una psicologa a Rebibbia Francesco Grignetti ROMA Ogni mese una detenuta tos�sicodipendente da Rebibbia finisce in un ospedale psi�chiatrico giudiziario. Non perché sia matta. Ma perché non ne possono più delle sue crisi, magari anche dei suoi comportamenti aggressivi e violenti, delle escandenscenze. Anziché curarla, cercan�do di disintossicarla, insom�ma, la tossicodipendente fi�nisce tra i pazzi. Quelli veri. E si abbrutisce. La denuncia viene da Mi�rella Castellano, psicologa che lavora da un decennio nel penitenziario romano, padiglioni femminili. Da due anni, però, a Rebibbia è sta�to istituito un presidio psi�chiatrico. E pare di capire che sia nato un forte scontro tra psicologi e psichiatri sul�le vie da seguire. L'ingresso nel carcere degli psichiatri, infatti, secondo la psicologa Castellano, anziché positivo, rischia di essere gravemente negativo. «In una istituzione totale come il carcere dice lei l'intervento psichiatrico può diventare un silenziato�re delle contraddizioni e uno smorzatore delle proteste». Secondo quanto racconta la dottoressa Castellano, dunque, accade che troppo spessQ.laMJrisi diuna detenu�ta tossicodipendente* scate�nata magari da situazioni di astinenza, o anche dalla morte di un familiare, sia considerata alla stregua di una patologia psichiatrica. «E viene liquidata con tera�pie psicofarmacologiche», dice lei. In pratica, alle detenute di Rebibbia sarebbe prescritto un larghissimo uso di psico�farmaci. Notizia confermata anche da altre fonti: i volon�tari dell'associazione Antigo�ne, ad esempio. «Da due anni sostiene Mirella Castellano vedo tossicodipendenti ri�dotte allo stato vegetativo a forza di ricevere 150-300 gocce di Valium al giorno e psicofarmaci con dosi da ca�vallo. Ma queste sono da considerare ancora le più fortunate. Quelle sfortunate vengono trasferite per un mesetto al manicomio giudi�ziario di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Man�tova. Ricoveri giustificati con "ragioni sanitarie" e sen�za possibilità di appello. Quando tornano indietro, queste donne, hanno perso anche la dignità umana». Il problema centrale è la droga. «Ormai dice ancora la psicologa l'obiettivo della disintossicazione in carce�re è un miraggio. Non si completa neanche lo scalaggio del metadone». In prati�ca, nemmeno ci provano a disintossicarle. Conferma Corrado Stillo, dell'Osservatorio per i diritti dei detenuti del carcere di Rebibbia, esponente anche del Tribunale per i diritti del malato. «Il caso delle detenu�te trasferite nell'ospedale psichiatrico giudiziario ri�propone ancora una volta il problema del passaggio di competenze dalla medicina penitenziaria alle strutture territoriali sanitarie. Soltan�to con il completo trasferi�mento di queste sarà possibi�le curare non solo le malat�tie, ma anche il disagio socia�le dovuto alla tossicodipen�denza . Chiediamo di accele�rare il passaggio di compe�tenze per evitare che le tossi�codipendenti siano conside�rate pazze». La denuncia pubblica di Mirella Castellano è però l'ultimo atto di una battaglia solitaria che la psicologa sta conducendo da tempo. «Dal gennaio 1999 ho scritto lette�re alla direzione del carcere, al coordinatore sanitario, al responsabile del Sert. La ri�sposta è stata una lettera di richiamo. Ho esposto la si�tuazione al magistrato di sorveglianza, che a quanto ho saputo ha avviato un'in�dagine di cui a un certo punto non si è saputo più nulla». «Diventano vegetali con dosi enormi di psicofarmaci Le più sfortunate vengono trasferite in istituti psichiatrici» «Ricoveri giustificati con ragioni sanitarie e senza appello Quando tornano queste donne hanno perso la dignità» Le detenute tossicodipendenti spesso finiscono in manicomio

Persone citate: Antigo, Castellano, Mirella Castellano, Soltan

Luoghi citati: Castiglione Delle Stiviere, Roma