« L'Italia del Cavaliere come la Russia di Putin »
« L'Italia del Cavaliere come la Russia di Putin » « L'Italia del Cavaliere come la Russia di Putin » L'Herald Tribune riapre lo scontro sul conflitto d'interessi Claudio Tito ROMA Se Silvio Berlusconi uscirà vittorio�so dalle urne del 13 maggio, l'Italia e il suo sistema radiotelevisivo non saranno molto diversi dalla Russia di Putin. Il paragone non è di Francesco Rutelli, ma dell'Intemational Herald Tribune. In un edito�riale, firmato da William Pfaff, il quotidiano americano punta l'indi�ce sulla concentrazione editoriale che potrebbe verificarsi dopo le elezioni considerato che la Rai è sottoposta al controllo della maggio�ranza. E ricorda quanto è successo a Mosca con la scalata alla emitten�te Ntv da parte del governo russo. «Una tale centralizzazione e politi�cizzazione del controllo sulla tv nazionale scrive Pfaff sarebbe senza precedenti in una nazione democratica che è membro del�l'Unione europea e della Nato». Anzi, secondo l'editorialista, c'è ?poca preoccupazione, in Europa e in Italia» perchè «anche se le tre televi�sioni e le importanbti società edito�riali che egli controlla fossero póste sotto l'equivalente di un 'bljijd. trust' è inconcepibile che i suoi dipendenti non sarebbero influen�zati». Naturalmente l'editoriale dell'Herald Tribune ha nuovamente sollevato le polveri intorno alla questione del conflitto di interessi. Il centrosinistra, a cominciare da Rutelli, ha sbandierato l'editoriale americano e ha colto l'occasione per affilare una delle armi della campagna elettorale. La Casa delle libertà si è precipitata a difendere il suo leader accusando l'Ulivo di aver proditoriamente fatto in modo che non si approvasse la legge sulla quale si era già registrato un accor�do due annifa. È lo stesso Berlusco�ni è andato al contrattacco: «gli amici della sinistra che muovono i giomahsti amici evidentemente si sono dimenticati di informare quel�le dell'Herald Tribune di due cose importanti, ossia del comportamen�to dell'editore Berlusconi e del no�stro programma che per quanto riguarda la Rai prevede la privatiz�zazione di due reti». Il Cavaliere ha poi sfidato «chiunque a trovare un direttore o un caporedattore della Mondadori e delle mie televisioni che abbia ricevuto una mia telefona�ta di protesta o per chiedere un articolo di supporto». Di tutt'altro avviso il candidato premier dell'Ulivo. «La democrazia economica è la sfida per il futuro della democrazia del paese ha osservato -.Non possiamo dare per scontato che la ricchezza e la plura�lità delle scelte vengano lasciate correre di fronte alla possibUità che si determini ima concentrazione tra quella che viene definita la quattordicesima persona più ricca del mondo e il potere politico ed economico». La replica del centrode�stra non si è fatta attendere. «Ma credono davvero, il guru e Rutelli, che comportandosi in questo modo possano guadagnare consensi?», si è chiesto Paolo Bonaiuti, il portavo�ce di Berlusconi. Che ha anche bocciato Pfaff definendolo un «oscu�ro commentatore». «I resti dell'Uli�vo ha chiosato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Enrico La Loggia hanno insabbiato il dise�gno di legge sul conflitto di interessi voluto da Berlusconi e dalla Came�ra, solo per usarlo come arma im�propria contro il leader dell'opposi�zione democratica». Secondo Anto�nio Marzano, poi, il vero paragone con la Russia non riguarda le tv di Berlusconi, ma la Rai che «ha dirit�to al canone obbligatorio e non fa servizio pubbhco». Per il responsa�bile economico di Forza Italia, co�munque, il problema verrà imme�diatamente risolto quando il leader azzurro si insedierà a Palazzo Chi�gi: come in tutti i paesi occidentah, si adotterà il blind trust». Dal cen�trosinistra si usa l'arma dell'ironia per replicare. «Si può dire tutto dell'Herald Tribune ha sottolinea�to Gavino Angius, capogruppo Ds a Palazzo Madama tranne che sia un quotidiano della sinistra diretto da comunisti. Il conflitto di interes�si è un nervo scoperto nella Casa delle libertà. Si vaneggiano solo leggi liberticide e incostituzionali. Un isterismo che meriterebbe un minimo di pudore, se non qualche risposta sensata e argomentata». Il democratico Franco Monaco si in�terroga sulla possibilità che il quoti�diano americano sia «una voce del comunismo intemazionale». Men�tre il diessino Giuseppe Giulietti teme una «riedizione della Pravda». Sia contro l'Ulivo, sia contro la Casa delle libertà si scagha invece Anto�nio Di Pietro: il problema nel centro�destra non è Bossi, ma Berlusconi e il «suo programma liberticida e il suo triplice conflitto di interessi». Enrico La Loggia capogruppo di Forza Italia al Senato
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