«Misha» sarà espulso per documenti falsi

«Misha» sarà espulso per documenti falsi «Misha» sarà espulso per documenti falsi Il «boia di Bolzano» vive in Canada Brunella Giovara MILANO Suo malgrado potrebbe ritrovarsi in Italia, cinquant'anni dopo i fatti per cui è stato condannato all'ergastolo. Michael Seifert, 77 anni, soprannominato Misha, o anche «boia di Bolzano». Capora�le ucraino delle SS, operativo in quel campo di transito assieme a un altro kapo di cui si sono perse le tracce, rischia ora di essere espulso dal Canada, dove risiede fin dal 1951. Sull'onda del caso Engel rin�tracciato ad Amburgo toma oggi d'attualità anche quello Seifert, a proposito del quale il procuratore militare di Verona ieri ha dichiara�to: «Al momento di prendere la cittadinanza canadese, Seifert for�n�false informazioni alle autori�tà, commettendo un reato che potrebbe costargli l'espulsione da quel Paese». Il procuratore Barto�lomeo Costantini è il magistrato che l'anno scorso ha chiesto ed ottenuto la condanna di Seifert all'ergastolo per aver torturato a morte almeno 18 persone (i casi accertati dalla procura, ma sicura�mente ve ne furono altri). In seguito alla condanna e alla firma di un ordine di cattura l'Italia ha fatto richiesta di estra�dizione, ma i tempi della burocra�zia saranno comunque lunghi, nonostante il governo canadese sia particolarmente sensibile alla faccenda. Maddalena Schwarz, responsa�bile della sezione crimini di guer�ra della procura di Ottawa, ha infatti seguito tutto il processo, e scritto una corposa relazione. Terry Beitner, direttore dell'unità per i crimini di guerra del diparti�mento della giustizia, ha dichiara�to che «il Canada non sarà un paradiso sicuro per criminali di guerra riconosciuti». E Seifert lo è, anche se solo dallo scorso novembre. E i tempi lunghi della burocrazia potrebbero davvero essere accorciati grazie a quel suo antico errore, commesso al mo�mento di richiedere la cittadinan�za canadese. Dichiarò di essere nato in Esto�nia nel 1926, mentre era nato in Ucraina nel 1924. Un trucco per cercar di far perdere le proprie tracce, che oggi potrebbe costargli caro. Mentire al govemo cana�dese sembra poca cosa rispetto ai delitti commessi in Italia, ma questo può bastare per costringer�lo a salird su un aei ao e raggiunge�re Veroaa, lasciando la moglie Christine e la casa di Vancouver in Gommai cial Street 5471, l'indi�rizzo dove per primi lo scoprirono i cronisti del quotidiano «Vancou�ver Sun». Seifert non ha mai dimostrato grande interesse per il processo in corso a Verona. Il suo avvocato d'ufficio. Massimo Ruffo, gli ha mandato molti telegrammi, sen�za mai ricevere risposta. Lo ha definito «un ventenne esaltato, già accusato dalle SS di diserzio�ne, preso e costretto a fare il carceriere». Un compito da lui svolto con grande zelo, contro partigiani, sacerdoti, uomini di cultura, fascisti dissidenti, ebrei, zingari, uomini e donne rastrella�ti nel Nord Italia e portati a Bolzano, in attesa di essere smi�stati ai campi di sterminio in Germania e Polonia. I testi dell'accusa hanno rac�contato la sua ferocia. Nella Ma�scagni: «Lui e il suo socio Otto Sein agivano come padroni di vita e di morte sui confinati nel blocco delle celle». Marisa Scala: «Ho assistito alla tortura di un ragaz�zo: gli hanno infilato le dita negli occhi, erano due bestie». Berto Perotti: «Ho assistito alla fucila�zione di un uomo». Lilli Masca�gni: «Ho visto Seifert uccidere un ragazzo: pestato a sangue e squar�tato con un pezzo di vetro». Ieri questi stessi testimoni esprimeva�no preoccupazione («ma sarà poi vera, la storia dell'espulsione?»), e una certezza: «Non può conti�nuare a vivere nella sua casa in Canada con la sua famiglia e i suoi amici, che lo festeggiano come se niente fosse successo». Dello stesso parere Giuseppe Scandurra, pg militare presso la Cassazione: «Serve una giusta punizione. L'Italia deve pretende�re che che questi soggetti vadano incontro alle conseguenze che la legge stabilisce per i loro compor�tamenti inumani. E' un ristoro non tanto per le famiglie delle vittime, ma per il senso di giusti�zia di ogni persona». Ma esiste un grande incognita, sull'arrivo di «Misha»: l'appello presentato dal nuovo difensore di Seifert, cioè l'avvocato veronese Roberto Bussinello, incaricato dall'associazione «Uomo e liber�tà» presieduta da Paolo Giachini, amico personale di Erich Priebke. «Seifert è stato sicuramente un sottufficiale delle SS, ma la no�stra ipotesi è che non avesse più questa qualifica nel lager di Bolza�no. Da qui, l'incompetenza del tribunale militare. Inoltre nel ri�corso spieghiamo perché a nostro avviso gli dovrebbero essere con�cesse le attenuanti generiche». Torturò e uccise 18 persone L'Italia lo condannò all'ergastolo e ora ne ha chiesto l'estradtóione Un testimone : «Era una bestia feroce, pestò a sangue e squartò un ragazzo con un pezzo di vetro» A sinistra:«Mislia» Seifert, quando era il «boia di Bolzano». Sopra, oggi a 77 anni