Processo al «Bell'Antonio» dei lagher di Francesca Sforza

Processo al «Bell'Antonio» dei lagher Processo al «Bell'Antonio» dei lagher Malloth è l'ultimo guardiano di Theresienstadt personaggio Francesca Sforza conrispondenle da BERLINO LO chiamavano «Il bell'Anto�nio». Perché aveva un certo stile, anche se il suo compi�to era quello di infliggere dolo�re, e quando possibile morte. Anton Malloth, 89 anni, è l'ulti�mo guardiano di Theresiensta�dt, che luned�prossimo verrà processato a Monaco per l'omi�cidio volontario di tre persone. Probabilmente le sue vittime sono state molte di più, ma degli oltre cento testimoni che lo hanno riconosciuto come «il crudele aguzzino che uccideva le persone saltandogli sopra» solo pochi sono stati creduti. E poi in tema di reati commessi durante la guerra la legislazio�ne tedesca è tanto precisa quan�to implicitamente garantista: ad esempio non è considerato omicidio volontario quello com�messo per eseguire un ordine o quello in cui non sia davvero manifesto il carattere preterin�tenzionale. Nel caso di Malloth, che secondo alcuni testimoni malmenava le sue vittime, tal�volta fino alla morte, con un manganello di gomma, la procu�ra aveva escluso che ci fosse una reale intenzione a uccidere, dal momento che il manganello era di gomma. Più di una volta, lui e altri guardiani avevano costretto i prigionieri ebrei a correre di sabato, e si divertiva�no a picchiarli con bastoni fino a che due di loro non morivano dalla fatica e dalle botte. Anche in quel caso, la procura non ha potuto riconoscere effettiva in�tenzionalità, perché «la casuali�tà di quelle morti non lascia intravedere una precisa coscien�za e volontà a commettere omi�cidio». Per questo e altri motivi, legati a fraintendimenti tra le procure e ad errori di procedu�ra, Anton Malloth ha trascorso gli ultimi 56 anni della sua vita in un appartamento di Merano in Via Petrarca 30, con moglie, figli e un buon impiego di rap�presentante, fino a quando non si è ammalato di tumore ed è stato ricoverato in una casa di cura, dove attualmente si tro�va. Nato il 12 febbraio 1912 a Innsbruck, si trasfer�con la famiglia a Merano all'età di otto anni. Nel 1933 fece il militare in Italia, prestando ser�vizio per 18 mesi nel corpo dei bersaglieri a Siena . Fino al 1939 lavorò come barista in una vineria di Merano, poi scel�se la residenza tedesca e si arruolò nella Wehrmacht. Dal 2 giugno 1940 fu destinato al campo di Theresienstadt come guardiano. Nella geografia del�l'universo concentrazionario Theresienstadt aveva un ruolo particolare. I prigionieri non venivano sterminati come ad Auschwitz o a Dachau, ma veni�vano appunto «concentrati» pri�ma di essere destinati ai campi di sterminio o di finire in qual�che carcere del Reich. Da There�sienstadt, con un po' di fortuna, si riusciva anche a salvarsi: era considerato un campo «model�lo», spesso la Croce Rossa o altre organizzazioni umanita�rie venivano a visitarlo, era, in sostanza, il bighetto di presenta�zione, davanti agli osservatori intemazionali, di come i tede�schi trattavano i prigionieri. In realtà, tra una visita ufficiale e l'altra, succedevano le stesse cose che altrove. Quasi tremila persone vi trovarono la morte. Per gli atti commessi nel suo ruolo di «guardiano», Malloth era già stato condannato a mor�te dalla giustizia ceca nel 1947, ma a causa di un ritardo neUa richiesta di estradizione, quella condanna non fu mai eseguita. Ad accorgersi di nuovo della sua esistenza fu, nel 1973, la procura di Dortmund, che per altri dieci anni, però, non riusc�a raccogliere le prove necessa�rie ad inchiodarlo. Finché un giorno, il giornalista Peter Finkelgruen, che aveva saputo da alcuni testimoni di come Malloth aveva ucciso suo non�no nel 1942 («fu picchiato e preso a calci nel torace fino alla morte») decise di andare fino in fondo. Cominciò a raccogliere i testimoni, tollerò la loro pro�gressiva esclusione dalle «testi�monianze probanti» e alla fine riusc�ad ottenere il riconosci�mento di tre omicidi. Luned�Peter Finkelgruen ha scelto di non essere presente al processo. «Malloth siederà di fronte a un giudice ha detto E questo è l'importante».

Persone citate: Anton Malloth, Malloth, Peter Finkelgruen

Luoghi citati: Auschwitz, Berlino, Dortmund, Innsbruck, Italia, Merano, Monaco, Siena