La guerra tra Silvio e Giulio in Comunione e Liberazione di Mario Calabresi
La guerra tra Silvio e Giulio in Comunione e Liberazione FORMIGONI A ROMA CON STORACE ALLA CONQUISTA DI VOTI La guerra tra Silvio e Giulio in Comunione e Liberazione reportage Mario Calabresi ROMA COSA ha spinto, ieri pomerig�gio, il governatore lombardo Roberto Formigoni a lasciare Milano, trascurare il referendum sulla devolution, per volare a Ro�ma e farsi contestare da un gruppo di autonomi nella periferia della Capitale? Una guerra di religione. Scatenata da Giulio Andreotti. La guerra civi�le di Comunione e libe�razione. «Vivono da separati in casa, un divorzio da cattolici», cos�uno sto�rico militante di Comu�nione e liberazione rac�conta discreto le divi�sioni della campagna elettorale: di qua chi ha scelto Berlusconi, di là chi tifa per lo «Zio Giulio». Con una fran�gia, piccina, che guar�da a RuteUi. La diaspo�ra ha creato, a Roma e nel Lazio, fratture drammatiche, sfascian�do amicizie antiche, e diffondendo�si in Veneto, in Lombardia, in Puglia e in Emilia Romagna. «Sono venuto qui per l'amico Maurizio, in nome di una comune battaglia che ci vede uniti dalla cima delle Alpi alla SicUia», ha esordito Fonnigoni, non appena le tute bianche dei centri sociali han�no sgombrato, al suono di "Bella ciao", la saletta della Decima circo�scrizione di Roma, Cinecittà. «Maurizio» è Maurizio Fossati, candidato al Senato, nel collegio dell'Appio-Tuscolano, con la Casa delle libertà. La «comune batta�glia» è stata ingaggiata in Comunio�ne e liberazione, finendo poi sotto le insegne del Cavaliere. Fossati, che sarebbe 0 sosia di Gabriele Albertini se non avesse un marcatissimo accento romanesco, è il presidente nel Lazio della Compa�gnia delle Opere, la federazione che raggruppa centinaia di coope�rative legate a CI. Ha dalla sua i vertici nazionali, l'appoggio di Giancarlo Cesana, la mobilitazio�ne di Forza Italia e An, ma nella famiglia ciellina romana è in mino�ranza. Arriva in soccorso Formigo�ni. Con lui il governatore del Lario Francesco Storace, giubbotto di pelle «da combattimento», beccato dai giovani che gli urlavano «Bo�ia», mentre denuncia «la gravissi�ma provocazionedei democraticis�simi elettori di RuteUi e Veltroni che ci impediscono di parlare». Altro clima ci si aspetta domani sera, quando all'hotel Ritz, in so�stegno di Fossati, scenderà il presi�dente nazionale della Compagnia, Giorgio Vittadini, che la scelta di campo l'ha fatta la scorsa estate al Meeting di Rimini, incoronando Silvio Berlusconi al cospetto del popolo ciellino. Sembrava che il movimento fondato da Don Giussani potesse marciare compatto con il Cavaliere, ma Giulio Andreotti ha deciso di tornare alla pohtica attiva e le ragioni del cuore hanno prevalso per molti sugli investi�menti pragmatici. Il confronto più doloroso nello studio del Senatore a vita. Palazzo Giustiniani, il 7 febbraio scorso. Andreotti illustra allo stato maggiore della Compa�gnia il suo progetto, chiede disponi�bilità e sostegno. Vittadini si irrigi�disce, spiega che bisogna rispetta�re chi si è impegnato con Forza Italia, die non si può abbandonare Berlu�sconi, ma promitte di la�sciare libertà agli associa�ti. Quando tocca a Fossati, si schiarisce la voce e di�chiara di essersi candida�to con il centrodestra. An�dreotti allarga le braccia e resta zitto. Ma ha pronti i piani di battaglia. E men�tre Vittadini e Cesana, po�chi giorni dopo, varcano il cancello di Arcore per par�lare di programmi e candi�dature con il Cavaliere, blindando la Lombardia formigoniana, Andreotti conqui�sta giorno dopo giorno aree del movimento. Oggi il capolista nel Lazio di Democrazia europea è Marco Bucarelli, presidente della Cascina, cuore economico dalla Compagnia nel centro Italia. Con lui Don Giacomo Tantardini. Il «Tantarda», potentissimo sacerdo�te in grado alla fine degli Anni Ottanta di scegliere il sindaco di Roma insieme allo «Squalo» Sbar�della, mantiene il suo carisma in CI romana. Alle scorse comunali i suoi voti andarono a RuteUi. Sem�bravano pra destinati a passare al candidato del Polo Tajani, e invece li intercetta al centro Sergio D'An�toni. In un ballottaggio per il Cam�pidoglio farebbero la differenza. E a confondere ancor più la mischia arriva la Margherita di Raffaello Fellah, amministratore delegato della Cascina, ebreo libico amicissi�mo di Andreotti e di CI, calamita alle europee per 18 mila preferen�ze nella lista dei Democratici. Tan�tardini per Andreotti persuade Graziano De Bellini, il braccio eco�nomico del movimento nel NordEst, che in Veneto ha costruito il consenso intorno al progetto cen�trista di Democrazia europea. Ogni giorno mobilita sindaci e amministratori locali che lasciano Forza Italia, pesando nei collegi marginali. In Puglia i militanti prò Raffae�le Fitto, presidente della Regione, si uniscono ad Andreotti: il fedelis�simo Cosimo Latronico sarà in lista. In Emilia il malumore è accentuato dalla candidatura di Gior-gio La Malfa con Forza Italia. La scelta di un anticlericale a capo degli azzurri tenterebbe molti ciellini a disertare il movimento di Berlusconi. Mai, sotto il cielo della sua comunità. Don Giussani ha visto tanta confusione. Le due anime del movimento divise in casa tra D'Antoni e il Polo
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