Processo all'immobilismo della Bce di Paolo Baroni

Processo all'immobilismo della Bce IL DILEMMA DELL'EUROPA GUERRA Al PREZZI O CRESCITA DELL'ECONOMIA? Processo all'immobilismo della Bce Oggi i dati-verità sull'inflazione nella Uè analisi D Paolo Baroni f TIRI e puri. E soprattutto immobili. Eccoli l�i membri del direttivo della Banca cen�trale europea guidata dall'olande�se Wim Duisenberg, sommersi dal�le critiche, sempre più pressati dai governi e spiazzati ancora una volta dai coUeghi della Fed. Non solo la scorsa settimana non hanno ridotto il costo del denaro ma ora si sono fatti nuovamente sorpassare dagli americani. Rimanendo anco�ra una volta col cerino acceso in mano. «Wait and see» (aspetta e guarda) è il motto di Duisenberg. Trasformato subito in battuta: aspetta e guarda... Greenspan che taghai tassi. Inutile dire che il prossimo week-end per Duisenberg non sarà dei più piacevoli. All'Ecofin infor�male di Malmoe infatti si riaprirà la discussione sugli interventi per rilanciare l'economia europea e frenare la caduta della borse e la Bce finirà inevitabilmente di nuo�vo sotto processo. La Germania il 13 maggio do�vrebbe annunciare un calo delle previsioni sulle entrate fiscali di ben 50 miliardi di euro (quasi 100 mila miliardi di lire) ed il governo di Berlino si vedrebbe inevitabil�mente costretto a rivedere le pro�prie stime sul deficit. La stessa cosa si appresterebbe a fare Parigi. La colpa? Ovviamente della Bce, del suo attendismo, della sua presunta incapacità (o scarsa vo�lontà) si sostenere l'economia euro�pea e di un processo decisionale tutt'altro che perfetto. Che porta molti a mettere in discussione la stessa modalità di «costruzione» della banca, frenata da processi decisionah troppo lenti perché gra�vati dagli interessi dei governatori nazionali, e riapre un'altra «doloro�sa» questione tornata d'attualità nelle ultime settimane: quella del�la staffetta per la presidenza a favore di un francese (Trichet, Lemierre, Fabius?) che in molti vorrebbero anticipare. Un modo nemmeno troppo velato per porre ancora ima volta la questione della credibilità dell'istituto di Franco�forte. Del resto non è un mistero che sul capo di Duisenberg, dal momento del suo passaggio alla guida dell'istituto monetano euro�peo, l'embrione della nascente Bce, le critiche si sono accumulate me�se dopo mese. Troppo vago nello spiegare le proprie posizioni, incapace nel co�municare ai mercati, sorpassato nell'approccio ai problemi. Una questione quest'ultima posta anco�ra di recente da un organismo autorevole come l'Ocse che ha chie�sto esplicitamente alla Bce di libe�rarsi di vecchi modelli (abbandonando un approccio troppo dogma�tico a questioni come l'inflazione e l'andamento della massa moneta�ria), di guardare più in avanti e di considerare i trend di produttività. Come invece fa guardacaso la Fed nello stesso comunicato di ieri. Il numero imo della Bce però non la pensa così: preferisce acca�nirsi su altre questioni, e ripetere all'infinito che {d'andamento dei salari resta un fattore di rischio che deve essere tenuto sotto con�trollo». Ma in questo modo, in perfetto linguaggio Bundesbank, non fa che cedere alle pressioni dei tedeschi che in un'Europa a 15 non possono certo pretendere che sia la banca centrale a risolvere i loro problemi di competitività. Duisenberg, comunque, doma�ni sera non si dovrebbe presentare impreparato di fronte ai ministri dell'economia della Uè. Dopo aver proclamato la scorsa settimana che un nuovo taglio dei tassi è incompatibile con il controllo dei rischi di inflazione («che a medio termine continua a sussistere»), già oggi attraverso il Bollettino mensile della banca potrebbe lan�ciare il suo messaggio. Dalla sua ci sarebbero dati piuttosto confortan�ti sull'andamento dei prezzi nel mese di marzo, con l'inflazione «core» (ovvero l'indice depurato delle componenti più esposte alle oscillazioni congiunturali come ali�mentari e prodotti petroliferi) sot�to al tetto famigerato del 2IK), e i prezzi dei prodotti energetici che confermano il calo progressivo. Un solo dato sarebbe ancora fuori linea: riguarda iprodotti alimenta�ri non trasformati su cui pesa in maniera notevole l'effetto «mucca pazza». A febbraio questa voce, che pesa per r8,20Zo sull'indice generale dei prezzi, è data ancora in aumento: H-0,60Zo sul mese prece�dente, dopo il +1,40Zo di gennaio ed il -l-l0Zo di dicembre. Dati in linea con quelli che oggi Eurostat diffon�derà da Bruxelles: prezzi sostan�zialmente fermi se non in calo, dal 2,60Zo di febbraio al 2,50Zo di marzo. La prospettiva (e le accuse) però si potrebbero anche rovesciare. E se le colpe fossero dell'Europa, delle troppe responsabilità scarica�te sulla banca centrale e della sua incapacità di crescere a livelli ac�cettabili? I dati sono davanti agli occhi di tutti: il Vecchio Continen�te, che fino a pochi mesi fa aspira�va al ruolo di nuova locomotiva del mondo, è fermo. Le ultime stime per il 2001 sulla crescita del prodot�to intemo lordo danno l'Europa al 2,60Zo e il suo «cuore», la grande Germania, addirittura al 2, l^o (con�tro il 2,70Zo precedente). Perché questa frenata: è colpa del peso dell'unificazione come sostiene qualche economista, oppure ci so�no altre ragioni? Un dato balza all'occhio e riguarda l'analogia tra l'andamento dei consensi dell'Spd di Gerhard Schroeder, la curva del ciclo economico e l'indice della Borsa di Francoforte. Il mercato cade e produce un immediato effet�to depressione che si riverbera sulle preferenze dei risparmiatori, dei consumatori e qumdi... degli elettori. Non a caso con l'indice Dax sotto quota 5.500 (rispetto agli 8000 punti di inizio 2000) la Cdu è balzata al 39^0 mentre l'Spd è scivolata al 28. Nelle entrate tedesche spunta un «buco» equivalente a 100 mila miliardi di lire. Anche Parigi costretta a rivedere le sue stime Weekend difficile per Duisenberg all'Ecofìn di domani a Malmoe Francoforte di nuovo nel mirino Si parla di staffetta alla presidenza Shock di Borsa, cadono le prospettive dell'economia tedesca 1998 1999 2000 2001 j .CIQlViE CKESCE ii. *»ii.. 1 COSÌ I TASSI NEL MONDO (valori in percentuale) Usa FedFunds M'4'50 Tasso di sconto 4,00 Area Euro Pronti contro termine 4,75 Gran Bretagna Tasso base SiSO Svizzera Banda 2^ di oscillazione dei tassi 3,75 di riferimento Giappone Tasso di sconto 0,25