L'Italia nei secoli magica di Giuseppe Marcenaro

L'Italia nei secoli magica L'Italia nei secoli magica «Viaggio in Italia. Un corteo magico dal Cinquecento al Novecento» è la mostra curata da Giuseppe Marcenaro e Piero Boragina, Genova, Palazzo Ducale. Fino al 29 luglio. Sarà visitata dai Capi di Stato e di Governo nel capoluogo ligure per il vertice G8. Catalogo Electa (pp.400, LI00.00). LA MOSTRA Bruno Quaranta M ILLE e una sono le Italie. Qui, a Genova, in Palazzo Ducale, a manifestarsi è l'Italia dei colti. Dal Cinquecento al Nove�cento, 0 Novecento ancora incan�tato, ancora tempo di Proust (un rarissimo Proust a Venezia, con la madre e il padre, sullo sfondo gli oh di Soldini e Moreau), una gioia mobile, fra letteratura, arte, musi�ca, uri florilegio di tesori, una sapienza a raggiera, un mondo a sé, irripetibile, di teca in teca, di spazio in spazio un'avventura ful�gida, di un fulgore che la nera luce baconiana, non tremula, non fa�tua, bens�magistralmente modula�ta, innalza. E' il «Viaggio in Italia», una promenade nel Bel Paese intesa alla stregua di un voto da scioglie�re («La passione per le cose d'Ita�lia... speranza di compyr il mio voto del viaggio Italico... mi cresce d'hora in bora» confessa Pieter Paul Rubens), un «corteo magico», come i curatori deUa mostra, Giu�seppe Marcenaro e Piero Boragi�na, hanno voluto interpretare la loro discesa nella clessidra dei secoli. Magico perché? Perché è un raffinato, raffinatissimo gioco di rimandi, di specchi (pure borgesiani, pure inquietanti, tali i fuochi le visioni che accende; se i capelli di Lucrezia Borgia, se la capigliatu�ra d'oro lasciasse l'Ade, tornando a risplendere; c'è, fra i convitati, James, il suscitatore di fantasmi che è...). Una cavalcata di echi, il «cor�teo», un inesauribile dialogo, fra uomini di pensiero e uomini d'ar�me, fra ecclesiastici e popolani, fra maestri del pennello e donne fata�li, fra clavicembalisti e saltimban�chi, fra vette e abissi, non meno sublimi deUe vette, non meno destinati a stregare. Un'altalena mentale che fora i muri, le bibliote�che, le stagioni, sempre stupendo, sempre indicando l'itinerario fuo�ricorso. Di fronte alle «Macellerie» cinquecentesche di Annibale Carracci o di Bartolomeo Passerotti come non evocare un'ulteriore me�raviglia d'Italia, ovvero la gaddiana mattinata ai macelli («...la sua mano è lorda come quella di Macbeth, orribilmente armata, come quella di Macbeth; tutto il suo braccio è intriso in un colore deU'89»)? Di fronte alla celata del�l'armatura di Carlo V, in acciaio, argento e oro, come non riaprire la «Recherche», laddove a Proust pa�re «d'essere io stesso l'argomento del libro; una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco I e Carlo V»? Ecco il fascino della mostra (sì, Marcenaro e Boragina, artefici di altre esemplari «occasioni» dal�l'omaggio a Montale a Rimbaud, da Valéry à Stendhal sono abilissi�mi direttori d'orchestra, come or�chestrali le muse): il visitatore vi entra, a Palazzo Ducale, come in una macchina del tempo, immedia�tamente ritrovandosi (e trovando�si) contemporaneo di Machiavelli e di Giulio II, di Leonardo e di Montesquieu, di Van Wittel e di Goethe, di Byron e di Flaubert. Non a caso (nulla è sacrificato al caso, tutto è devoto all'invenzione), a inaugurare il «corteo magi�co» è un esoterico simulacro, un incunabolo del 1499, r«Hipnerotomachia Poliphili», forgiato nell'of�ficina lagunare di Aldo Manuzio, «un libro iniziatico, emblema del�l'Umanesimo, ricco di misteri e soffuse allusioni, un libro di verità non rivelate, di bisbigli tra le fronde di giardini inesistenti». E' l'introibo al Sogno; spenta la can�dela, le riflessioni proustiana�mente si avviano ad assumere «una forma un po' speciale»...E' il trionfo «di quella vita che, tra tutte le vite diverse che conducia�mo parallelamente, è più folta di peripezie, più ricca d'episodi; vo�glio dire la vita intellettuale». E sia festa. E' la levità il fri rouge del «corteo magico». E', il corteo magico, una giostra, un carillon: ora risuonano le note le curve melodiche dell'«Orfeo» di Monteverdi, ora «Cos�fan tutte», lo spartito buffo di Mozart, libretti�sta il veneto Lorenzo da Ponte, ora anonime arie sacre e profane, e madrigali «a ima voce e basso continuo», ora il segreto matrimo�nio di Cimarosa, testimonianza del Settecento moribondo il comi�co che sfuma nell'umorismo, se�condo Massimo Mila -, ora l'esube�ranza rossiniana. Di festa in festa. Feste di corte, feste di là delle aristocratiche mu�ra, in piazza (la fiorentina saga degh Omaggi in piazza della Signo�ria), feste «naturali», come 1'«Eru�zione al chiaro di luna» del Vesu�vio (un olio -1774 di Pierre-Jacques-Antoine Volaire). Il giroton�do delle maschere; «il viaggio del gran signore della Mecca» rappre�sentato nella partenopea Campa�gna Febee e la compagnia dei commedianti itahani Gelosi che modellarono Capitan Spaventa, l'Arlecchino di Watteau e le «Ma�schere e popolana» a Venezia di Giacomo Cerutti detto il Pitocchetto (chiosa di Montesquieu; «La maschera non è un travestimento a Venezia, ma un incognito»). Non dimenticando il Gioved�Grasso lungo l'Amo che calamitò il mar�chese Donatien-Alphonse-Frangois de Sade: «C'era un tempo ima legge molto singolare...Non era possibile, il giorno di Gioved�Gras�so, che una moglie rifiutasse la sodomia al suo sposo. Se lo faceva e lo sposo si rifiutava, ella rischia�va di diventare la favola deUa città». Un inno alla behezza, vuol esse�re il «corteo magico» (Winckelmann; «Il vero sentimento del bello è simile ad un gesso fluido versato sopra la testa dell'Apol�lo»), un osanna fin dall'epigrafe di Brodskij; «...perché noi andiamo e la bellezza resta. Perché noi siamo diretti verso il futuro, mentre la bellezza è l'eterno presente». An�corché il richiamo estetico qua e là si mescoli con differenti, eppur nobilissime, umanissime urgenze (il signor Michel Eyquem de Mon�taigne che nelle terme cerca sollie�vo, afflitto com'è dai dolorosissimi calcoli renali). 0 conosca una co�munque umanissima, prosaica pa�rentesi (Leonardo che impetra al cardinale Ippolito d'Este il suo appoggio neUa causa per l'eredità dello zio, il Buonarroti che aggior�na il florido conto corrente... ). E' un'Italia rinascimentale l'Ita�lia convocata in Palazzo Ducale. Rinascimentale lato sensu, oltre l'epoca canonica. Una collana di preziosissime orme, l'opera che ferve, che orienta; sia l'cArte della Guerra» di Nicolò Machiavelli o la «Storia d'Italia» di Francesco Guic�ciardini (sono esposti i manoscrit�ti), sia la bolla gregoriana che rivoluziona il calendario, sia il «Decamerone» sopravvissuto egre�giamente alla «rassettatura», alla censura controriformistica. Ama�tissime, sudate carte, su cui vigila�no spettri in eccellente salute; da Cosimo I de' Medici, ritratto da Francesco de' Rossi Salviati, a Paolina Bonaparte (Robert Lefèvre), dal Putto di Raffaello San�zio al canoviano Pio VU. Ai perso�naggi-paesaggi di Tumer, la meta�morfosi epocale che documenta�no, inscenando la battaglia com'è stato detto «tra la grandiosità dell'evento naturale e la minusco�la misura deh'evento umano». Magnificenze, gioielli, genialità pulsano nel Palazzo Ducale memo�re delle attenzioni che gh mostrò Rubens, immortalandolo. Davve�ro. Come osserverebbe un visitato�re genovese quale Montale «la storia non è poi la devastante ruspa che si dice. La storia è anche benevola». Talvolta si è portati a credere che sia, ^a storia, un'inarre�stabile, inscalfibile storia di bel�tà... Se mai questo «corteo magico» depistasse (un po', almeno) la brut�tura, la volgarità, gh atri muscosi, i fori cadenti... Se fosse vero che, come assicurava un poeta, le cene�ri (Shelley cremato sulla spiala di Viareggio) non sono mai steriU... Da Machiavelli a Proust: in mostra a Genova un corteo che dal Cinquecento arriva al Novecento, un inesauribile dialogo sul filo della bellezza, fra uomini di pensiero e uomini d'arme, fra ecclesiastici e popolani, fra maestri del pennello e donne fatali Inaugura il viaggio un incunabolo dell 499, r«Hipnerotomachia Poliphili», libro iniziatico, emblema dell'Umanesimo, tra misteri e bisbigli Montaigne cerca sollievo nelle terme, Michelangelo aggiorna il florido conto corrente, Leonardo insegue l'eredità dello zio A sinistra: «Donna con mascherina» (Felice Boscarati 1721-1807) Sopra: «Artisti danesi in una osteria romana» (Ditlev Conrad Blunck, prima metà del XIX secolo). A sinistra: «Eruzione del Vesuvio del 1794» di Xavier Della Gatta A destra: Frangois-René de Chateaubriand, autore delle «Memorie d'Oltretomba».