Due lenti e un tubo di piombo: e nel cielo spuntarono le stelle di Piero Bianucci

Due lenti e un tubo di piombo: e nel cielo spuntarono le stelle Due lenti e un tubo di piombo: e nel cielo spuntarono le stelle RECENSIONE Piero Bianucci DI tutti gli strumenti scientifici, il telescopio è il più simbolico. Poten�zia l'occhio dell'uomo ri�velando l'invisibile. Ma rappre�senta anche l'ampliarsi degli orizzonti della mente. Per que�sto Richard Panek, giomahsta scientifico, ha scritto una storia del telescopio che sembra rac�contare i progressi dell'ottica ma in realtà ricostruisce l'avven�tura dell'uomo alla ricerca del suo posto (e senso) nell'universo. Il magico strumento capace di far vedere vicino ciò che è lonta�no compare nei primi anni del Seicento. La paternità è contro�versa. Certo è che un fabbricante di occhiali fiammingo, Hans Lipperschey, all'inizio del 1609, ne chiese il brevetto. La notizia anivò a Galileo Galilei in luglio. Le indicazioni erano vaghe, ma in pochi giorni il telescopio rina�sceva a Padova nel laboratorio dello scienziato pisano. Una len�te convergente come obiettivo, una divergente come oculare, in mezzo un tubo di piombo. Ed ecco che tutto appariva 10 volte più vicino. Non ci voleva molto. Ma in più Galileo ebbe l'idea di usare come strumento di ricerca scien�tifica ciò che per gli altri era solo una curiosità da salotto o tutt'al più un ritrovato di interesse militare. Gh bastarono poche notti di osservazione per cambia�re l'immagine dell'universo. La Luna non era una sfera aristoteli�camente perfetta ma un mondo, roccioso reso scabro da crateri e montagne. Giove aveva quattro satelliti che riproducevano un sistema copernicano in miniatu�ra. Venere, mostrando fasi come la Luna, rivelava il suo moto di rivoluzione intorno al Sole. Dove l'occhio vedeva il buio del cielo o al massimo il chiarore diffuso della Via Lattea, il telescopio mostrava un pullulare di stelle. Vennero altri perfezionamen�ti. Keplero sostitu�la lente diver�gente dell'oculare con una con�vergente: e il campo inquadrato divenne molto più ampio. Newton inventò il telescopio riflettore, con uno specchio sfe�rico come obiettivo. Fraunhofer introdus�se gli obiettivi acro�matici. Lo spettro�scopio permise di fa�re l'analisi chimica di astri remoti e di misurarne il moto e la velocità. Un tecnologo intraprendente, George Ellery Hale, nonostante i suoi malesse�ri psichici, riuscì, nel Novecen�to, a realizzare telescopi prima da 2,5 metri a Monte Wilson e poi da 5 metri a Monte Palomar. RECENPiBia Ogni volta che lo strumento diventava più potente, raccoglie�va luci più deboli di astri più lontani, allargando i confini co�smici e ponendo nuovi problemi. Finché nel 1990 con «Hubble», il primo telescopio in orbita, l'oriz�zonte giunse quasi al limite ulti�mo dell'universo: una immagine ripresa nel dicembre 1995 mo�stra 1500 galassie in un angolino di cielo che, osservato con altri strumenti, appare assolutamen�te vuoto. Il che significa, su tutta la volta celeste, altri 40 miliardi di galassie prima mai sospettate. La storia sarebbe lunga. Sono arrivate ottiche attive e adattive controllate da computer che corIONE o cci reggono la forma del�lo specchio e la turbo�lenza dell'aria in tem�po reale. Altre fine�stre si sono aperte oltre a quella della luce: onde radio, in�frarosso, ultraviolet�to, ràggi X e gamma hanno rivelato nuove sfaccetta�ture dell'univèrso. Oggi al suolo abbiamo telescopi da 16 metri di apertura, nel 2010 andrà nello spazio un telescopio da 8 metri Ecr raccoghere l'eredità di «Huble», che ci apparirà poca cosa con il suo specchio da 2 metri e 40. Qualche mese fa, sul centesi�mo numero del notiziario dell'Os�servatorio Australe Europeo (Eso) Gilmozzi e Dierickx hanno potuto illustrare, senza apparire come folli sognatori, il progetto di un telescopio da 100 metri, largo quanto il Colosseo e alto un terzo della Tour Eiffel. Il nome è significativo: OWL, in inglese «gufo», un uccello che notoria�mente nella notte vede bene. Mezzo milione di elementi attivi dovrebbero in continuazione ot�timizzare la forma degli specchi pilotati da supercalcolatori. Il potere risolutivo dovrebbe esse�re tale da distinguere un'automo�bile sulla Luna. I più deboli astri percepibili sarebbero di magnitu�dine 35, cioè cento volte più fiochi di quelli oggi alla portata di «Hubble». Costo stimato, intor�no al miliardo eh euro. Questo non c'è ancora nel libro di Pa�nek. La scienza corre, chi scrive fatica a inseguire. Se poi si vuole indagare sulle origini del telescopio, vale la pena di leggere Galileo di James Reston nella brillante traduzio�ne di Franca Genta Bonelli. E' una biografia ben documentata, che guarda anche agli aspetti umani di Galileo: i suoi amori, le ambizioni, la continua ricerca di denaro, le astuzie per ingraziarsi i potenti. Nell'agosto 1609, per esempio, Galileo bloccò per via diplomatica un olandese che vo�leva mostrare al doge un telesco�pio e riusc�a precederlo con il proprio cannocchiale, ricavando-. ne un cospicuo aumento di sti�pendio che gli permise di alzare l'ingaggio che, sotto banco, sta�va trattando con i Medici a Firenze. Una lettura appassionante, anche se Reston non può aggiun�gere nulla alle biografie galileia�ne di riferimento, quelle di Stiliman Drake e di William Shea. Né bisogna cercare qui appro�fondimenti sullo scontro GalileoVaticano, non c'è neppure^un cenno all'ipotesi di Shea e Redondi che la condanna del San�t'Uffizio sia stata in realtà dovu�ta all'atomismo di Galileo, che metteva in crisi il dogma della transustanziazione nell'eucare�stia. Ma le vicende quotidiane, le gioie, i dolori e gli affetti ci sono tutti. COSI' GALILEO PERFEZIONO' IL TELESCOPIO, POI ARRIVARONO KEPLERO E NEWTON: OGGI SI PROGETTA L'«OWL», IL GUFO, LARGO COME IL COLOSSEO, ALTO UN TERZO DELLA TOUR EIFFEL Galilei «fabbricò» il telescopio nel laboratorio di Padova nel 1609 Richard Panek Vedere per credere» trad. di Cristina Scagliotti, Einaudi, pp. 180, L 22.000 James Reston Galileo trad. di Franca Genia Bonelli, Flemme, pp. 406, L 42.000 SAGGIO e BIOGRAFIA

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