GIAPPONE cerimonia di bellezza di Francesca Sanvitale

GIAPPONE cerimonia di bellezza GIAPPONE cerimonia di bellezza INTERVENTO. Francesca Sanvitale L tempo corre veloce per l'evolu�zione del romanzo giapponese ; eppure in massima parte, da que�sta parte del mondo, manteniamo una «cifra» della cultura e della narra�tiva giapponese basata su una idea simbolica: quella di una tradizione, di radici che si conservano al di là di qualsiasi avvenimento estemo e di qualsiasi assunzione venga fatta da altre culture. Potremmo anche conti�nuare a leggere i grandi romanzi giapponesi così, e non ci sarebbe da fare molti sforzi perché si evidenzia sempre, nonostante i cambiamenti, un ideale che permetta qualsiasi sto�ria: l'ideale irraggiungibile, og^i, della fonna e della bellezza, pulsione di vita. In quanto poi alle tematiche è facile individuare il legame costante tra amore e morte, tra il sesso, la depravazione sessuale, il masochi�smo e il sadismo in chiave di perdizio�ne di sé; la nostalgia per antichi modi di vita e di sentire legati alla tradizio�ne dei costumi, al rispetto di una intoccabile natura, radice di ogni pu�rezza e forma perfetta. La cultura giapponese ha sempre tenuto in gran conto la civiltà occiden�tale, i maggiori scrittori e pensatori occidentah sono stati tradotti in Giap�pone: di conseguenza i nairator�giap�ponesi moderni e contemporanei so�no sempre stati permeati di cultura occidentale. 0 piuttosto diciamo: l'hanno assorbita, l'hanno perfetta�mente miscelata alla loro identità nazionale riuscendo ad ottenere il primato di una cultura, e specie di una narrativa che potrebbe risultare, dopo essere stata ammirata, «diver�sa» ed «estranea». E' già stato rilevato da tempo quanto decadentismo europeo è passa�to nella poetica e nelle pagme di Mishima a partire dalla figurazione simbolica del San Sebastiano, dallo studio del manierismo pittorico italia�no, dagli scrittori decadenti di lingua francese. Potremmo continuare con i riferimenti ad altri grandi, Kawabata e Tanizaki, che fanno parte di un periodo chiuso negli Anni 70. E, per importanza narrativa e per spirito di appartenenza, aggiungerei, benché più giovane, il premio Nobel 1994, KenzaburoGe. Fermiamoci qui Siamo coscienti di tagliare buona parte della produzionegiapponese, però alcuni nomi anda�vano fatti per evidenziare quanta diversità ci sia nel loro ■immaginario che risulta modellarsi diverso con il tempo che fluisce. Tanizaki, che pare�va alimentarsi di modelli classici, con «Neve sottile», scrive durante e dopo la guerra (1943/1948), la storia di quattro sorelle, legate a destini diver�si e cangianti con 3 passare degli anni. Attraverso la ritrovata fede dell'autorenel�la for�za nar�rativa, «NevesotnH file» diven�ta epopea di una famiglia durante un pas�saggio d'epoca trai più tragici per il Novecento e per il Giappone. Kawabata sarà sensibile non solo ai cambiamenti all'inter�no della società, ma all'osser�vazione minuziosa di una cit�tà, l'antica capitale Kyoto, cen�tro e luce dell'universo giapponese, che va dissolvendosi nell'aggressione del «moderno». Di qui la sua malinco�nia delle cose, il riaffermarsi di quel «vuoto» che ci riporta alla spiritualità del Buddismo Zen. Di Mishima è difficile parlare in breve: per vitalità e disperazione esi�stenziale era diventato l'esponente di una particolare destra che, secondo un parametro pasoliniano, potremmo chiamare «destra sublime», e che ave�va a che fare poco con la destra politica e nazionalista. Quello di Mishima era un sogno frenetico, inau�dito, di ritomo ai tempi gloriosi, culmi�nato con un suicidio rituale in televi�sione. Eppure anche lui, senza voler�lo, diventa sintomo di una situazione politico sociale, rappresenta un anello della sfida culturale e politica contro la massificazione americana sul pia�no economico-tecnologico. Con altri strumenti, addirittura opposti, avvici�nandoci all'oggi, Kenzaburo Ce si addentrerà nella descrizione delle nuove multinazionali con un grotte�sco ritomo di un Potere e contro Potere che risolse dal passato. Ma con il passato circolare ritoma la tradizio�ne delle figure fantasmatiche, della mitologia famigliare, etnologica. Cosi, i processi occidentah di globalizzazione si adattano ai temi della narrativa però si mescolano a una salda coscienza antropologica che fino a questo punto non è mai stata tradita. Siamo arrivati agli Anni Ottanta. Della nuova generazione di scrittori, testimoni e studenti degli Anni 60, non sono esperta e conosco ben poco di loro perché solo il tempo ci darà le traduzioni. Ma vorrei spiegare per�ché, conoscendo gli scritton per cos�dire classici, sia rimasta colpita da una fondamentale diversità nella nar�rativa di Haruki Murakami, l'autore dkDance, dance, dance» (Einaudi, 1998), L'uccello che girava le viti del mondo (Baldini&Castoldi, 1999), A sud del confine, a ovest del sole (Feltrinelli, 2000).!...]. Agli inizi degli Anni 80, Murakami ha rappresentato per me una presen�za diversa, una sensibilità narrativa ed umana composita che non si riferi�va a modelli letterari tradizionali, benché fossero ricordati con rispetto (non diverso . da come si par�lava di Truman Capo�te) o a stereotipi di moda. Pur essendo dentro a tutti i miti, veri e falsi dell'epoca, dagli Anni 60, agli Anni 70, 80, il personaggio principale, che si ripete più o meno con uguali caratteri�stiche, parallelo alle rivolte studente�sche, alle mode, ai cambiamenti e agli azzeramenti di cultura, trentenne e quarantenne immaturo e colto, inca�pace di consolidare rapporti e fami�glia, senza finalità di carriera ma pronto al lavoro, è docilmente coscien�te dell'epoca che vive e di ciò che il cambiamento continuo comporta. Egli rappresenta solo un tentativo di conciliazione con la realtà, un tentati�vo di comprendere gli altri, una positi�va mediocrità, una propensione sag�gia ad amare la cultura, la musica. Te cose, la natura, le bestie, i singoli buoni momenti dell'esistenza e infine a ostinarsi in una propria, magari non visibile, scala di valori. Passa attraver�so avventure, tra morte, assassini e fantasmatiche apparizioni, donne che spariscono, coincidenze e incontri so�vru�mani. I mortìin sce�na e l'as�surdo, si potrebbe di�re, sono i na�turali compa�gni della nostra vita e solo un mu�ro fittizio, che pos�siamo passare facil�mente, ci divide da loro. Murakami, mi pare, dà «un tono» ai personaggi, alle trame, agli innumerevoli accadimenti con una semplice ed evidente prospettiva allargata e una «percezione» globale del mondo che non pone confini. In ogni roman�zo lo scrittore dimostra un contatto costante e dichiarato con altre forme di cultura-cinema, narrativa, musica, con altri mondi, fa capire la possibili�tà di una proiezione extra orientale delle città, dei luoghi, dei personaggi e nello stesso tempo non abbandona i temi costanti dell'animus giappone�se: il mistero irrisolvibile del mondo, di se stessi, degli altri, della morte e della vita, dello spazio e del tempo. E' abbastanza difficile spiegare la sua diversità dalla precedente tradi�zione, perché non si tratta di un'assun�zione cosmopolita che distrugge ogni appartenenza, Lui appartiene, sem�bra dire, senza alcuna difficoltà, al mondo e al Giappone, alla cultura occidentale e agli ancestrali mostri che sorgono dal mistero, dal regno dei morti e dalle tragedie dei vivi. Sono le coincidenze che regolano l'intreccio di queste presenze ed è il protagonista che le accoglie senza usare il giudizio ma solo la curiosità e l'emozione. Ancora Buddismo forse, o per lo meno il suo insegnamento. Ancora Zen e il suo insegnamento: eppure lo scrittore è senz'altro «sbarcato» tra noi e non si sente più il divario tra «noi e loro», tra do e l'altro». aprile okyo il aliani ante», remio our, in con il Esteri, ittà di tura e alia in o delle alia in 001». berto Brizzi, nesto apria, renzo orgio Rasy, cesca piamo zione. O. le er l'evolu�iapponese te, da que�anteniamo ella narra� una idea dizione, di al di là di emo e di a fatta da che conti� romanzi arebbe da evidenzia mbiamenti, alsiasi sto� og^i, della ulsione di matiche è e costante sesso la vrumaniI �ese, ssione linco�i quel ualità i processi idth di (non diverso . da come si par�l di T Cvrosiammenteloro. Murakdà «un tonoalle trame, agaccadimenti coned evidente prospeuna «percezione» gloche non pone confini.zo lo scrittore dimoscostante e dichiarato di cultura-cinema, nacon altri mondi, fa catà di ii Sabato prossimo 21 aprile avrà luogo a Tokyo il convegno «Scittori italiani raccontano il Sol Levante», promosso dal Premio Grinzane Cavour, in collaborazione con il ministero degli Esteri, Regione Piemonte e Città di Torino, l'Istituto di cultura e la Fondazione Italia in Giappone, nell'ambito delle manifestazioni «Italia in Giappone 2001». Interverranno Alberto Arbasino, Enrico Brizzi, Vincenzo Cerami, Ernesto Ferrerò, Raffaele La Capria, Valerio Magrelli, Lorenzo Mondo, Nico Orengo, Giorgio Pressburger, Elisabetta Rasy, Tiziano Rossi e Francesca Sanvitale, di cui anticipiamo qui parte della relazione.

Luoghi citati: Giappone, Grinzane Cavour, Italia, Piemonte, Tokyo, Torino