Ln cura choc del superministro per evitare la bancarotta turca

Ln cura choc del superministro per evitare la bancarotta turca Ln cura choc del superministro per evitare la bancarotta turca Minas Minassian ATENE «Turchia indipendente!» gridava�no ieri i dimostranti per le vie di Istanbul, guardati a vista da impo�nenti forze di polizia, per poi conti�nuare con un ritornello ancor più esplicito: «Fuori dal nostro Paese il Fondo Monetario Intemazionale, non siamo i suoi schiavi!». Questa folla di una trentina di mighaia di rappresentanti fra dipendenti pub�blici, sindacalisti, piccoli commer�cianti e membri di varie formazio�ni politiche, si era riunita inizial�mente nel quartiere di Sisli, sulla sponda europea della megalopoli turca, per di protestare contro l'au�sterità preannunciato dal governo. Austerità che si dovrebbe tradurre in una frenata sensibile della spesa pubblica e in un riordino radicale del sistema bancario, da dove una miscela esplosiva di faciloneria e di corruzione diffusa ha innescato l'ennesima crisi dell'economia. Si tratta di un crisi che si ha cominciato a manifestarsi nel pie�no della virulenza durante le scor�se settimane, in se�guito alla chiusura di undici banche private, la susse�guente carenza di fiducia negli stessi grandi istituti fi�nanziari di interes�se pubblico, e dai fallimenti a casca�ta di un numero ancora imprecisa�to di piccole e me�die imprese. Oltre che materiale, numerica, derivante dal disordine che ha portato la Turchia sull'orlo di un debito este�ro di proporzioni mostruose (si parla di 110 miliardi di dollari, più del doppio del prodotto intemo lordo), questa volta la crisi è anche psicologica, basata sulla perdita di speranza nella prospettiva di cre�scita futura equa e rispettosa delle regole del mercato. Le ha offerto l'avvio un drammatico alterco, re�so pubblico verso la fine del febbra�io scorso, fra il presidente Ahmet Sezer ed il primo ministro Bulent Ecevit, nel corso di una seduta del Consiglio per la Sicurezza Naziona�le, cioè l'organo misto fra militari e politici che presiede alle sorti del Paese. In tale sede il capo dello Stato avrebbe accusato il governo di totale inefficienza nella lotta contro la corruzione che costitui�sce la vera mina erodente ogni programma di eventuale «europeizzazione» della Turchia. Tale il contrasto che ha inciso sugli avvenimenti successivi. Gli ha fatto seguito la brusca svaluta�zione della lira turca (4007o in un colpo solo), il rincaro di ogni bene di consumo anche quotidiano, la chiusura di innumerevoli botteghe e piccoli esercizi e la successiva Questprevun'infldel anno ista azione 52% disoccupazione di alcune centinaia di migliaia di dipendenti. La tensio�ne e la disperazione hanno spinto nelle piazze di Ankara, di Smime e di Mersin mighaia di disperati in un clima di violenza, di saccheggi e di scontri con le forze dell'ordine che hanno provocato oltre 200 feriti. Tale il motivo del raduno di protesta limitatosi ieri soltanto a Istanbul, poiché le autorità centra�li, dietro pressione dei comandi militari, avevano vietato ogni ma�nifestazione nelle altre città. Ora le rimanenti speranze del governo tripartito, costituito dai Democratici di Sinistra, dal Partito della Madrepatria e dall'ultra-de�stra dell'Azione Nazionale, sono riposte nel nuovo piano economico di emergenza che ha illustrato ieri alla stampa il ministro congiunto delle Finanze e dell'Economia Re�mai Dervis. Con un passato di venticinque anni di permanenza negli Stati Uniti e con un curri�culum di ex vicepresidente della Banca Mondiale, il super-ministro di Ankara dovrebbe essere il più credibile interlocutore delle fonti finanziarie intema�zionah, da tempo oramai perplesse dinanzi alle croni�che disavventure dell'economia tur�ca. Preannuncian�do la prossima pro�mulgazione di quindici disegni di legge miranti a ri�portare ordine e ri�gore nel caos eco�nomico e moneta�rio nazionale, Kemal Dervis ha detto che «tutti i cittadini dovrebbe�ro rassegnarsi a stringere per qual�che tempo la cintura al fine di pervenire allo sviluppo ed alla cre�scita che i turchi si meritano». Ma intanto ha previsto dolorosi sacrifi�ci per il prossimo futuro: una stretta della spesa statale del 90Zo, una riduzione del 30Zo del prodotto intemo lordo, nonché un'inflazio�ne dell'ordine del 520Zo nell'anno in corso. Ma nel 2002, egli ha promes�so, l'inflazione potrebbe essere con�tenuta entro i 20 punti percentuali, mentre lo sviluppo potrebbe di nuovo riprendere in positivo: un 5 o forse anche un 607o «giacché la Turchia è un Paese ricco», egli ha concluso. Intanto anche lo stato maggiore delle forze armate, tanto per non figurare estraneo nello sforzo gene�rale, l'altro ieri ha annunciato una decurtazione di circa 20 miliardi di dollari sul programma di riarmo faraonico che si prefiggeva nei prossimi cinque anni, con ben tren�tadue progetti comprendenti l'ac�quisizione di ulteriori 1000 carri armati ultramodemi, oltre a 145 elicotteri di attacco nonché il lan�cio di un proprio satellite a scopi militari. Quest'anno prevista un'inflazione del 52% Il drammatico appello alla nazione di Kemal Dervis per uscire dalla crisi economica rischia di scatenare nuove proteste «La spesa statale sarà tagliata del 9%, il Pil scenderà del 3V Scure anche sulle spese militari A sinistra il ministro dell'Economia turco Kemal Dervis. Sopra, una manifestazione di lavoratori a Istanbul

Persone citate: Ahmet Sezer, Bulent Ecevit, Dervis, Kemal Dervis, Minas Minassian