«Una sentenza per quei morti» di Paolo Lingua
«Una sentenza per quei morti» ODINO: NON VOGLIO VENDETTA, MA GIUSTIZIA «Una sentenza per quei morti» il sopravvissuto Paolo Lingua GENOVA FjORSE è tardi per vederlo in Iprigione, ma credo che sia giusto che Siegfried Engel sia condannato anche in Germania, perché deve essere un esempio per tutti. Perché nessuno dimenti�chi». Ennio Odino è l'unico scam�pato alla fucilazione di massa che avvenne alla cappella della Bene�dicta, in provincia di Alessandria, sul crinale dell'Appennino che di�vide dalla Liguria il 7 aprile 1944. Era partigiano in una formazione garibaldina e aveva poco più di vent'anni. Nel marzo 1944 la città era stata scossa dalla morte dram�matica di Giacomo Buranello, imo degli esponenti comunisti più in vista dei partigiani operanti in citt; era stato preso in un bar del centro, dopo ima sparatoria, tortu�rato per alcuni giorni e fucilato. Dalla fine di marzo, invece, comin�ciò un rastrellamento sistematico dai due crinali dell'Appennino, da Genova e da Alessandria, per pren�dere tra i due fuochi le brigate partigiane. «Con i miei compagni ricorda Ennio Odino venni circondato: ci dovemmo arrendere perché non c'era via di scampo. La situa�zione non lasciava sperare nulla di buono. Dopo un giorno di mar�cia, non vedemmo materialmente Engel che però coordinava il ra�strellamento. Ci trovammo con i miei compagni sulla piccola spia�nata dove sorge la cappella della Benedicta. C'era un borghese, non ho mai sapito chi fosse, che su un quaderno scriveva i nostri nomi e cognomi e la data di nascita. Fummo divisi in gruppetti, cin�que per cinque. Restammo in piedi, circondati dai tedeschi: a intervelli ci venivano a prendere e si sentivano le sscariche dei mi�tra, io ero nel quinto gruppo, tra il 21 e il 25 ,di quella macabra contabilità». «Io dovevo sostenere un compa�gno ferito a ima gamba che non ce la faceva a camminare. Fu la mia fortuna. Ci addossarono a un mu�ro, accanto ai nostri compagni già a terra, immobili, coperti di san�gue. Spararonno. Alcuni colpi, mortali, li prese il mio compagno che mi rovinò addosso. Io ebbi una spalla trapassata, ma non troppo gravemente e un colpo di striscio al fianco. Quel poveretto mi crollò addosso e quando il soldato con la pistola venne a tirare il colpo di grazia io ero già sotto il mucchio degli altri cadave�ri. Poi, nella notte, con il favore del buio riuscii a trascinarmi via e venne salvato dalla gente del po�sto». Alla Benedicta, furono fucilati in poche ore 96 partigiani e solo Ennio Odino si salvò. Il mese dopo ( 19 maggio) al passo del Turchino ne vennero fucilati altri 42, per rapppresaglia contro la bomba dei «gapisti» contro il cinema Ode�on di Genova, dove avevano per�duto la vita cinque militari tede�schi. A Engel sono attribuiti an�che i fucilati dell'Olivetta, sulla punta estrema di Portofino, i cui cadaveri vennero gettati in mare. Ennio Odino conclude il suo racconto:«Sono stato certamente fortunato, ma non dimenticherò mai quel giorno. Nessuno lo do�vrebbe scordare. Io sono andato a Torino, due anni fa, a testimonia�re al processo contro Engel. Era mio dovere. Ripeto, non m'impor�ta che a oltre novant'anni sconti materialmente la condanna, ma ci deve essere una sentenza anche nel suo Paese. Non può finire così». Un rastrellamento di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale
Persone citate: Buranello, Engel, Ennio Odino, Olivetta, Siegfried Engel
Luoghi citati: Alessandria, Genova, Germania, Liguria, Portofino, Torino
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