II Pirellone finisce in stallo
II Pirellone finisce in stallo II Pirellone finisce in stallo La Regime attende la nomina degli scrutatori MILANO Sarà marted�l'ultima data uti�le per scoprire se, praticamen�te, si potrà davvero svolgere il referendum indetto dalla Re�gione Lombardia. Teoricamen�te era già ieri (l'altro ieri secon�do un'interpretazione ancor più restrittiva): cioè la scaden�za del mese precedente il 13 maggio entro cui le Corti d'ap�pello devono nominare i presi�denti di seggio. Ma, secondo una tesi meno fiscale definita dal portavoce di Formigoni «l'estrema ratio» marted�sa�rebbe ancora possibile, se dal computo dei trenta giorni do�vessero essere escluse le festi�vità di aprile: ancora due gior�ni di incertezza, quindi, su cui ormai non fa più conto quasi nessuno. E' certo, ad esempio, che lungi «dal fare i turni anche di notte» come aveva pronostica�to qualche solerte sindaco le�ghista il palazzo della Regione ieri, vigilia di Pasqua, era rigo�rosamente chiuso. AJ mare il presidente, Roberto Fonnigoni; al mare il suo portavoce. Al mare (o in montagna, o comun�que lontani dalle loro scriva�nie) assessori e funzionari. Il Pirellone, lungi dall'apparire un operoso formicaio impegna�to in una corsa contro il tempo ha ricordato ai cronisti il deserto dei tartari. A cominciare dal parcheggio, vuoto; e su negli uffici, vuoti anch'essi, compre-. s�quelli dell'assessorato ai rap�porti istituzionali, il più coin�volto nella questione referendum. Insomma, dopo aver dato il via all'appalto per la stampa delle schede (spesa prevista 650 milioni) sembra che la macchina regionale s�sìa fer�mata. Una sensazione che lo staff di Formigoni contesta: «E' normale dice il suo porta�voce che un palazzo pubbli�co, com'è la Regione, la vigilia di Pasqua sia chiuso. Andate piuttosto a vedere cosa fanno nelle Corti d'appello». Vera�mente sono chiuse... «Appun�to, e questo è più preoccupan�te. Fino a che non nominano i presidenti di seggio noi non possiamo fare nulla». In queste parole si delinea quella che potrebbe essere, per Formigoni e il suo staff, la fine della questione: non si fa in tempo a votare il 13 maggio ma non per colpa nostra bens�per le Corti d'appello; o meglio per colpa di chi non le ha allertate in tempo (leggi il ministero della Giustizia e quindi il governo). Perché alla successiva do�manda («ma se per caso le Corti d'appello accettassero davvero di far le nomine mar�ted�e trovassero subito i nove�mila presidenti di seggio neces�sari, voi sareste pronti?») la risposta è: «Sì, certamente. Almeno per quanto riguarda i compiti della Regione». Le dif�ficoltà oltre che a monte po�trebbero infatti ritrovarsi a valle, tra i sindaci lombardi. Ci sono quelli del centrosinistra, che già hanno annunciato non proprio il sabotaggio ma certo un «rigido rispetto di norme e competenze», che già da solo può ritardare i tempi. E ci sono anche quelli di centrodestra assai più tiepidi dei sindaci di Cene e Sedrina, comuni del bergamasco di solidissima fe�de leghista: hanno già trovato la sede dei seggi e si dicono pronti al «tour de force» con tutti i loro impiegati. Ma sono gli amministratori di due Co�muni su 1541. Da mobilitare lina volta sciolto il dilemma di marted�in soli venticinque giorni. ir. m.] La decisione spetta alle Corti d'Appello Marted�ultimo giorno utile
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