L'odissea della nave dì schiavi-bambini

L'odissea della nave d�schiavi-bambini L'odissea della nave d�schiavi-bambini Respinta da due porti ora sta ritornando nelBenin CGTUNU Da tre settimane una nave cari�ca di bambini-schiavi affamati e stipati come bestie, partiti dal Benin e dal Togo, vaga al largo delle coste dell'Africa occidenta�le, respinta da tutti i porti. «Legno d'ebano» si chiamava una volta, ai tempi della tratta degli schiavi, questo genere di carico, che veniva spedito alle grandi piantagioni al di là del�l'Atlantico. Oggi il «legno», pra�ticamente gratuito all'origine (da 14 a 28 dollari come rimbor�so alle famiglie, al massimo sessantamila lire), viene spedi�to a piantagioni più vicine, quelle dei Paesi del Golfo di Guinea che hanno trovato il ricco filone del cacao. E, soprat�tutto, il commercio non si fa più alla luce del sole. L'Unicef e la polizia di frontiera vigilano almeno là dove ci riescono e chi viene preso con un carico di clandestini paga con la perdita del suo «bottino». Niente di più: trafficanti e mediatori restano liberi. I bambini intercettati in que�sti giorni (180? 250? Ogni fonte dà una cifra diversa) erano stati imbarcati clandestinamente a Gotonu (Benin), diretti in Ga�bon, su una nave battente ban�diera nigeriana. Ma a Libreville il comandante è stato respinto dalle autorità portuali, che ave�vano scoperto la verità sul suo carico e la sua destinazione. Allora ha tentato di approdare a Duala, il maggior porto commer�ciale del Camerun. Ma anche li le autorità si'sòno rifiutate di lasciarla attraccare. A questo punto, avvertito della presenza di una nave cari�ca di schiavi, l'Unicef si è attiva�to ed è riuscito a convincere le autorità di Coturni a riprender�si la nave. Ma c'era ancora un problema; era finito il carburan�te. Dopo lunghe trattative, è stato il console del Benin a Duala a pagare un rifornimento extra perché la nave potesse completare il giro e, dopo un viaggio oltre duemila chilome�tri, ritornasse al porto di parten�za. L�era attesa venerd�scorso, ma non si è ancora vista. Forse arriverà oggi. Organizzazioni intemazionali e governative si preparano a ricevere i piccoli, stremati dal viaggio, dalla fa�me, dalla sporcizia. Saranno ospitati in centri di accoglienza, mentre le autorità cercheranno di stabilire la loro identità per restituirli alle famiglie. «E' probabile che i bambini fossero stati presi a genitori consenzienti, e soprattutto ben felici di intascare quella piccola cifra che in genere viene offerta sotto forma di contributo "per fare la valigia" ha detto Estelle Guluman, rappresentante del�l'Unicef a Cotonu -. Ci sono persone che si presentano alle famiglie più povere e numero�se, offrono qualche dollaro e promettono ai ragazzi un lavo�ro ben retribuito nelle pianta�gioni. Ma i bambini a casa non tornano più». Razziati in Paesi poveri co�me Benin, Togo e Mali, i piccoli schiavi vengono rivenduti a ot�tocentomila lire in Gabon o in Costa d'Avorio, a lavorare nelle piantagioni di cacao e di cotone, dove si calcola siano ormai migliaia. Stanno nei campi non meno di dodici ore al giorno, spesso subiscono violenze ses�suali, e sono nutriti al limite delle sussistenza. Le bambine invece vanno a servizio nelle case di gente benestante e sen�za scrupoli, dove lavorano sen�za limite di orario né di mansio�ni. Sulle piccolissime paghe ven�gono trattenute le provvigioni degli intermediari e quando, dopo anni, i ragazzi riscuotono quanto loro dovuto, si tratta sempre di cifre minime. Con le quali non possono pagarsi nem�meno il viaggio di ritomo a casa. Quest'anno, fa sapere la poli�zia del Benin, sono stati blocca�ti 86 bambini. Ma nessuno è stato arrestato per questo turpe traffico [e.st.] La «merce» viene pagata 60 mila lire e rivenduta a 800 mila nelle grandi piantagioni di cacao e cotone della Costa d'Avorio Intervento risolutivo dell'Unicef .t" V;-' ■. r ■■■■■■. ; •i-, ,..: ' v ■■, ■,,' IL VIAGGIO DELLA PAURA CAMERUN Douaia ^ Bioko /y di Guinea ^^ | B* GUINEA1 EQUATORIALE Principe 0 SaoTome 0 'Libreville GABON Port-Genti! «Sei povero? Allora non esìsti», dice un antico proverbio africano. Non ci sono diritti umani, per questi bambini

Persone citate: Estelle Guluman, Port