Ora Sensi imita Gaucci

Ora Sensi imita Gaucci STORIE PARALLELE DI DUE PERSONAGGI CON IL GUSTO DELLA POLEMICA Ora Sensi imita Gaucci Stesse accuse contro il vento del Nord il caso N Marco Ansaldo , ^ o E ho viste tante di cose stra�ne ai danni della Roma che può vincere lo scudetto per�chè ha una grande squadra sempre che non le facciano altri scherzi del genere. Il calcio è in mano al Nord, è i il potere. A Milano c'è la Lega, ci sono i grandi club che decidono tutto». Sembra una frase scritta appena ieri, con la firma di Franco Sensi. Invece è dell'agosto di sei anni fa, piccola scheggia di un apologo in cui Luciano Gaucci difen�deva il Perugia che sta nel suo portafoglio e la Roma che ha un bello spazio nel suo cuore. La sindro�me è immutata, come se gli anni vi avessero steso uno strato di cera trasparente, sotto la quale si vedo�no le stesse crepe: cambiano solo le immagini, quello che per Sensi è un vento, per Gaucci è il potere. Lucianone lo ha denunciato altre volte, nel frattem�po. Non lo hanno spento le bastona�te del Palazzo né le innumerevoli squa�lifiche, lo ha un po' placato il disamoramento per il Peru�gia che dalla scorsa estate sente meno suo; «siete tifosi di serie C e meritate la serie C» urlò, la mascella fremente, dopo l'uscita dalla Coppa Italia con la Salernita�na a chi ne contestava la campagna acquisti condotta in povertà france�scana, con un allenatore che veniva dall'Arezzo, mai visto in serie A, quel Serse Cosmi cresciuto a Ponte San Giovanni borgata operaia alle porte della città. Mancò poco che finisse a ceffoni, perchè a Perugia ogni tanto ne volano. Da quel gior�no Lucianone non s'è pjù visto. Fa tutto Alessandro, il figlio, che è tra i più giovani dirigenti del calcio, buonacompetpnza, jpft nipftttò «verve». Il presidlo dicevapuò vincda Milan un figlio calmo e abbronzato dalle vacanze nei possedimenti di fami�glia in centro America. L'altro ram�pollo, Riccardo, fa il proconsole al Catania. Insomma, ora che ci pensa�no i pupi, Gauccione si è eclissato, almeno di facciata, e l'associazione allenatori ha perso uno sponsor importante: quando c'era lui, ne faceva lavorare almeno un paio a stagione, ora non c'è santo che schiodi Cosmi dalla panchina, an�che se da come vanno ultimamente le cose c'è chi giura che la voce del padrone tornerà presto a ruggire. Intanto si tiene caldo con,la Sambènedettese, che ha affidato alla sua nuova compagna, Elisabet�ta, e dicono che gli sia ripresa la febbre dei cavaUi, che sfiorò la rottura del termometro quando Tony Bin vinse L'Are de Triomphe e lui si sentiva come Goffredo di Bughone sotto le mura di Gerusa�lemme: «Sono il solo in Europa che sappia battere gli sceicchi arabi», diceva. Vendette il purosangue ai giapponesi, guadagnandoci i miliar�di che solo un giapponese, Nakata, gli ha permesso di racimolare con altrettanta abbondanza, quando lo diede alla Roma di Gaucci. La pas�sione sfiori, perchè l'uomo è di umori instabili. Dicono che vi abbia�no contribuito il contenzioso da 50 miliardi con il Fisco e qualche soffe�renza delle sue aziende di pulizia per le industrie e i ministeri: la prima si chiamava «La Milanese», perchè Lucianone è uomo di anti�che fissazioni sul potere e l'immagi�ne del Nord. «Quando cominciai a lavojrar^pù resi,.conto di quella abitudine di considerare i romani fannulloni. Mi adattai: chiamando la Milanese la gente si sentiva più tutelata e più tranquilla». Oggi, a sentire il suo collega Sensi, nessuno a Roma si affidereb�be a una ditta che si richiama all'odiata Lombardia. I due del re�sto hanno vissuto storie parallele, che in spregio a qualsiasi teorema, si sono incrociate. Stessa matrice andreottiana, identiche radici romaniste: il padre di Sensi, marchigiano di Visse, era stato vicepresidente giallorosso, Gaucci lo fu all'epoca di Dino Viola che considera un mae-, ; i i ,i,;,i,.iu!' i ■', 'jiÌìi •' i stro e un ispira�tore ma che in punto di morte gli lanciò il silu�ro: «Vendete la Roma a chiun�que ma non a Gaucci». Il Sena�tore, un fuori�classe di sotti�gliezza, aveva diffidato del romano di campagna, dalla faccia larga e dalla risata forte, che gli consighava di vendere Giannini «forse per met�termi contro la tifoseria». La Roma scelse quel gentiluomo di Ciarrapico e Gaucci la defin�la più grande sconfitta della vita, an�che perchè nel frattempo gli aveva�no offerto di comprare la Lazio, e immaginate che risate in città. Er Ciarra fin�maluccio e arrivò Sensi: ricco da morire, almeno 1600 miliar�di di patrimonio, uno che negli anni Cinquanta aveva capito che ai petro�lieri servivano i grandi, deppsiti n»,ri; " n siimi ri fi» sulle coste dove stoccare il carbu�rante prima di avviarlo alla rete di distribuzione e li aveva costruiti. Dal castello di Torre Alfine, Gaucci ha continuato a osservare la Roma non nascondendo la propria passio�ne e un po' di voglia, da Villa Pacelli, l'ex residenza della famiglia di Pio XII suU'Aurelia, Sensi l'ha guidata, costruendo con la pazienza, i imbar�di e la resistenza a mille pressioni, la più bella squadra che si sia vista dai tempi di Falcao. Più anziano (74 anni contro i 63 di Lucianone), più politico e riflessivo, si pensava che. Sensi non sarebbe mai stato un Gaucci. Le ultime uscite sul vento del Nord e i complotti anti-Roma, in una stagione in cui tutto fila liscio, ci hanno tolto questa certezza e hanno riacceso nei tifosi la sindro�me della persecuzione: domani al�l'Olimpico saranno in 80 mila a sventolare i fazzoletti bianchi in segno di protesta, alla spagnola. Anche Gaucci agiterà il suo. iriólìij ,nri:*Gr|!fi"j iìu ùTcthironi n 'nroociwu' .r/ii/'ii./ inoìft Il presidente del Perugia lo diceva nel '95: «La Roma può vincere lo scudetto se da Milano non fanno scherzi» Domani protesta all'Olimpico: in 80 mila sventoleranno fazzoletti bianchi per i torti lamentati dai romanisti ■ii.^v.;-.;;'/-^-^::-.-..,,;..:. Qui a fianco Franco Sensi, l'Imprenditore che ha rilanciato la grande sfida alle «nordiste» sul fronte dello scudetto A sinistra Luciano Gaucci, che fu vicepresidente romanista ai tempi di Dino Viola

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