«Per noi Arafat non è più un partner»

«Per noi Arafat non è più un partner» IL MINISTRO DEGLI INTERNIISRAEUANO NÉMIGO STORICO QEGLIAGGORDI DI OSLO «Per noi Arafat non è più un partner» Landau, pace impossibile se non c'è democrazia intervista Fiamma Nircnstein GERUSALEMME IL professor Uzi Landau, sa�bre, 57 anni è concentrato e asciutto: non sorride, non cer�ca la simpatia al gruppo di giornalisti della stampa estera a cui concede questa intervista. Preferisce apparire per quello che è: un uomo tutto d'un pezzo. Nella sua qualità di Ministro degli Interni del governo Sha�ron, su di lui ricade un compito durissimo: quello della sicurez�za dei cittadini di Israele in un momento di estrema difficoltà, segnato da attentati e agguati giomo dopo giorno. Una colonna del Likud, il partito di Sharon, Landau ha sempre contrastato gli accordi di Oslo. E oggi seguita a essere convinto che l'orizzonte della pace non sia vicino. Signor Landau, come defini�rebbe il suo compito in que�sta Intifada? «Come quello a cui forse è affida�to in maniera più drammatica e drastica uno dei problemi irrisol�ti della democrazia: non tradire mai la democrazia e.lo stato di diritto in un Paese ad altissimo rischio, in cui ogni macchina può trasportare armi, ogni perso�na può essere un terrorista che indossa una cintura di bombe». I palestinesi lamentano che di fatto questa politica li ha chiusi in un cerchio di fuo�co, che i controlli, le cinture di sanità intorno alle loro città li umiliano e li privano del pane quotidiano. Dove si trova, in tutto ciò, la democrazìa? Non si tratta di una democrazìa d�occu�pazione, mai vista prima? «Presentare i fatti in questo modo, significa semplicemente distorcerh. Da dove provengono gU attentati che fanno morti a decine fra i nostri cittadini? Da Ramallah, da Jenin. Come si può allora pensare che non si tenti di porre un argine all'ingresso dei terroristi con una cintura di sicurezza? Che non si cerchi di controllare le persone che entra�no in Israele? Quale Paese non farebbe lo stesso se sottoposto a una minaccia che colpisce ogni scuola, ogni strada, ogni super�market?» Ma l'Autonomia Palestinese dichiara che l'assedio è an�che di carattere economico. «In realtà noi cerchiamo di alle�viare al massimo i problemi economici della popolazione, in�tervenendo laddove possiamo, facendoci carico dei loro servizi e della loro economia per quanto è possibile in uno stato di tensio�ne come questo. Ma il nostro primo problema deve essere la sicurezza dei cittadini: chi accet terebbe che mentre la gente va la mattina al lavoro, venga rego�larmente presa di mira dai cec�chini lungo le strade. In tutto ciò, resto strettamente nei limiti della legalità democratica, ho un sistema giuridico indipendente, un sistema di informazione indi�pendente. Io devo rispondere alla legge. Certo non è la stessa cosa per il ministro degli Interni palestinese». Arafat dichiara che il pro�blema risiede tutto nella vostra occupazione, che la violenza nasce dalla presen�za di insediamenti nei loro territori. «E una pura bugia: i coloni sono odiosi agli occhi dei palestinesi esattamente quanto i cittadini di Tel Aviv o di Natanya, dove infatti hanno luogo tragici atten�tati che uccidono civili, ragazzi�ni, bambini. Arafat non vuole fermare la violenza e usa la scusa degli insediamenti, che peraltro erano uno degli elemen�ti in discussione a Camp David, dove Arafat ha rigettato la tratta�tiva ed è passato alla guerra. Noi abbiamo rispettato gli accordi di Oslo (devo dire senza nessun entusiasmo da parte mia e di altri che come me prevedevano che non ci avrebbero portato da nessuna parte), abbiamo conse�gnato le città che contengono il 98 per cento della popolazione palestinese che ora formano l'Au�torità; abbiamo messo in mano ad Arafat decine di migliaia di fucili con i quali avrebbe dovuto garantire la sua e la nostra sicurezza; e soprattutto, abbia�mo spiegato ai nostri ragazzi, a scuola, che Arafat e i palestinesi erano i nostri vicini, i partner per il futuro. Invece i bambini palestinesi, imparano a scuola a odiarci e a rifiutare la nostra stessa presenza in Medio Orien�te». I pellegrini in questi giorni di Pasqua potranno pregare al Santo Sepolcro nella Cit�tà Vecchia? E i Fedeli del Tempio, un gruppo estremi�sta, vogliono fare una dimo�strazione a uno degli ingres�si delle Moschee. Li lascerà fare? «Noi lavoriamo senza intento ideologico per garantire la sicu�rezza e perché sia garantita la libertà di culto a chiunque. Anda�re nella Città Vecchia con una certa prudenza è possibile, è consigliabile, e noi faremo di tutto per garantirlo a chi vuole». Professor Landau, per lei cosa vuol dire la parola "pa�ce"? Se la democrazia è cos�importante per lei, come colloca in questa fase quest' idea fondante in ogni siste�ma democratico? «Io spero molto nella pace, ma non penso che sia possibile otte�nerla se da parte nostra non c'è una chiara posizione di forza. E questo perché dall'altra parte non abbiamo una democrazia, ma un sistema autoritario. Anzi, una fila di sistemi autoritari. Tutti Paesi arabi. Voi ci immagi�nate come se fossimo l'Italia, o la Francia: se avessimo un vicino democratico, che non ha interes�se a sollevare le masse, da tempo avremmo raggiunto un accor�do». Ma allora per lei Arafat non è più un partner per la pace? «Stando a quello che lui stesso dice, oggi come oggi Arafat appa�re più che altro come un partner per Saddam Hussein». «Qualsiasi paese occidentale farebbe come noi se la sua vita quotidiana fosse minacciata dalle bombe» «Stando alle sue dichiarazioni ilRaìssoggi può tutt'al più dialogare con Saddam Hussein» «Non vuole fermare la violenza e usa il pretesto degli insediamenti» Il ministro degli Interni israeliano Uzi Landau è scettico sulle prospettive della pace

Luoghi citati: Francia, Gerusalemme, Israele, Italia, Oslo, Tel Aviv