Antoniaizzi, missione quasi impossibile

Antoniaizzi, missione quasi impossibile AMMiNISTRATIVE A MILANO LA SFIDA Al SINDACO AZZURRO ALBERTINI Antoniaizzi, missione quasi impossibile «Vincere? Mi basterebbe togliere un pò ' di voti al Polo...» personaggio Giovanni Cerniti MILANO SAPEVO della crisi della sini�stra...». E se è per questo, nella Milano di Albertini e nella Lombardia di Formigoni, lo sanno tutti, proprio tutti, compre�si i dirigenti della sinistra che hanno evitato le candidature. Ma se a parlare di crisi è un galantuo�mo come Sandro Antoniazzi, 61 anni, più della metà a guidare i metalmeccanici della Cisl, imo che pur di non la�sciare Milano ha preferito la presi�denza della Saggi�na ai riflettori di Roma e del sinda�cato, allora vuol dire che è proprio grave. L'hanno scelto per sfidare il sindaco Gabriele Albertini, la sini�stra milanese mi�ca si poteva conse�gnare alla sola si�gnora Milly Morat�ti. E lui, adesso, ora che son le die�ci di un luned�mattina e al Palaz�zo delle Stelline aspetterà per due ore Francesco Rutelli e il conve�gno «I cattolici e la politica», dice che non s'aspettava nemmeno «questa crisi di serietà della politi�ca». I suoi lo vorrebbero sempre in tv e sempre a dire ((vinceremo». Nossignori. «Qui c'è un esercito in rotta e alle ultime elezioni il Polo aveva il 60 per cento. Come faccio a dire che vinco?». Appunto, non sarebbe serio. «Per sostenere che vinceremo risponde ai suoi bisognerebbe credere alla Madon�na e ai miracoli». Per definizione «laicamente cristiano», stimato dal Cardinal Martini, impegnato nelle "Fondazioni Sociali" della «Conosè ovuL'Ulivo dannoVorrei r Diocesi di Milano, Antoniazzi alla Madonna ci crede eccome. Pecca�to, per i suoi tifosi, che non creda nel miracolo di battere Albertini. «Più che vincere qui c'è da rico�struire la politica. E' mutile inse�guire il iserlusconismo, perché tan�to a sinistra un Berlusconi non c'è». Piuttosto, dice, bisognerebbe spiegare ai milanesi che «proprio dalla svalutazione della politica nascono gli Albertini e i Berlusco�ni». L'altra sera si è ritrovato con Giovanni Bianchi ex segretario delle Acli e Antonio Pizzinato ex segretario Cgil. «Abbiamo ricorda�to uno sciopero dell'autunno caido alla Pirelli Sapsa racconta Bianchi -, quando alla messa della domenica le offerte in chiesa veni�vano raccolte per gli operai in lotta». Gli occhietti chiari di Anto�niazzi si sono commossi. Altri tempi, altra Milano, altra sinistra. «In certi quartieri il Pei prendeva il 60 per cento da solo. Ora va già bene se tutta la sinistra arriva al 30 per cento. C'erano gli operai, ora c'è il singolo che cerca di salvarsi da solo». L'ha colpito una ricerca. «Sostiene che dividendo in cinque le fasce di reddito risulta che la prima e le ultime due votano per il centrodestra». Passi per la prima, ma per le ultime due più che nostalgia c'è senso di colpa. «Da parte di tutto il centrosi�nistra ci sono stati gravi errori», Hanno scelto Antoniazzi, si è letto, (anche) perché il Cardinal Martini è un suo estimatore. «Me�tà parroci di Milano, è vero, li conosco personalmente». Ma non bastano per il miracolo, non baste�rebbero. «La Chiesa non si schiera perché ormai è ovunque, nei Ds come nella Lega». Cos�gli piace pensare che abbiano scelto lui perché ha «sempre dimostrato coe�renza e impegno». Sempre dalla parte dei più deboli, di chi ha più bisogno. E pazienza se si può ritrovare, come questa volta, tra «gli arruolati felici e contenti nel�l'esercito dei perdenti». Sa di non vincere, ma continuerà a credere di essere nel giusto. «Ricostruire la politica, la passione per l'impe�gno sociale, la partecipazione». A volte può sembrare un'illusione. «Come quando tocco il potere del�la tv. A Quarto Oggiaro bo sentito dire che se Berlusconi perde non vedranno più telenovela». Nelle fotografie sembra alto e robusto, invece è minuto, le mani piccole, sempre in movimento op�però mai frenetico. Hanno scritto che indossa giacche troppo larghe e ha scarpe grosse. Da quando è candidato, se non è domenica e va bicicletta con la maglietta, si met�te un vestito grigio da grande magazzino, i mocassini neri quasi non si vedono, la cravatta non è certo di Marinella. Insomma, in tv non sfonderà mai. Ha tutto per non essere un personaggio, e forse questa potrebbe rivelarsi la sua dote migliore. Non si metterà mai in mutande come Albertini. Non alzerà mai la voce, magari annoierà pure parlando di «coesione so�dale». Non protesterà se non lo chiamano in un talk-show. Quan�do ha accettato la candidatura sapeva di avere possibilità prossi�me allo zero. «Ma più che vincere mi interessa dare ima mano per ricostruire la politica». Sarà anche vero che qualche sondaggio garantisce a Gabriele Albertini voti di sinistra, però Sandro Antoniazzi ha nostalgia di un sindaco socialista come Carlo Tognoli. «Con Tangentopoli, pur�troppo, la sinistra ha cancellato la parola socialismo. Forse i Ds pen�savano di assorbire quell'area poli�tica, un'area anche seria, il 20 per cento dei voti milanesi». Errore. Da lì, dice, è cominciata «la disaffe�zione, quella svalutazione della politica che ha aperto la strada ai Berlusconi e agli Albertini che ora si vantano di amministrare il Co�mune come fosse un condominio. Scherziamo? E i loro documenti dove parlano degli "inutili assem�blearismi", cosa sono se non il funerale della partecipazione e della democrazia?». Sarà durissi�ma. La «quasi impossibile missio�ne», come la chiamano con ironico ottimismo gli amici riuniti luned�sera dall'avvocato Mario Pezzi alla trattoria «Da Rosy». Vincere non è neppure un so�gno. «Mi basterebbe togliere voti al centro destra: alle regionali dell'anno scorso, a Milano, aveva�no preso il 6296». I sondaggi fissa�no il centrosinistra al ^"ft. «Sa�remmo io, la signora Moratti e ci metto anche Di Pietro». Albertini volteggia alto al 560Zo. «Ancora non si sa se si candidano la lista D'An�toni e quella di Bobo Craxi; ancora non ho capito se da quella parte ci sarà frammentazione». Ragiona come fosse ancora al tavolo di una trattativa, ma resta una trattativa al ribasso. «Vedo i risultati della sottovalutazione del Nord Italia da parte del Centrosinistra di Ro�ma». Non sarà una sconfitta, è im regalo. «Pensavano di perdere qui e recuperare da qualche altra par�te». Perderà anche lui, ma non andrà in pensione. Perché la politica, per Sandro Antoniazzi, è cosa troppo seria per non aver voglia di ricominciare. E magari da una benedetta sconfitta. «Conosco la metà dei parroci ma la Chiesa ormai è ovunque, dalla Lega ai Ds L'Ulivo qui è in rotta: a Roma danno per certa la sconfìtta Vorrei ricostruire la politica»