Poesia e fantasmi: viaggio nella Ducea di Nelson

Poesia e fantasmi: viaggio nella Ducea di Nelson VERSO BRONTE, SU QUEL TRENINO CHE SOBBALZANDO COMPIE DA OLTRE CENTO ANNI IL GIRO DELL'ETNA. FERMANDOSI IN TUTTI I PAESINI Poesia e fantasmi: viaggio nella Ducea di Nelson WEEKEND Finetta Guerrera L trenino che sferraghando si inerpica a fatica sulle pendici I dell'Etna porta un insolito ca�rico di poeti. Per tutto un mese, infatti, cinquanta poeti di tutta Itaha si sono dati convegno a Catania e, da lì, con il loro immateriale bagaglio, sono parti�ti, via treno, per destinazioni diverse; con lo scopò di offrire, a chi sedeva loro accanto distratto e muto, la parola poetica. "Permet�te che le legga una poesia?", dicevano disinvoltamente Sanguineti, Pagharani e Vivian Lamarque prendendo posto ma prima di loro Attanasio, Orengo, Baudino, Loi, De Angelis, Spaziani e molti altri ancora ai viaggiatori stupefatti e increduli, gente sem�phee che non ha mai letto un libro di poesia o ne conserva un remoto ricordo scolastico. Ma, superata l'iniziale diffiden�za, ecco che la parola sussurra�ta, declamata comincia a sortire il suo magico effetto: i viaggiatori ascoltano, fanno domande; e qual�cuno si avvicina, cambia posto per sentire meglio, si formano addirittura dei capannelli. Quella mattina, una mattina piena di sole, si andava verse Brente, su quel trenino che sob�balzando compie da oltre cento anni il giro dell'Etna, fermandosi in tutti i paesini e si chiama appunto Circumetnea per visita�re nella vicina locahtà di Mania�ca, la ducea di Nelson. Attraverso i vetri rigati dall'usura appare, dominato dall'Etna innevata, il paesaggio dei Nebrodi che è aspro e dolce: fra grumi di lava e macchia mediterranea, favoriti dall'eccezionale fertilità del terre�no, una produzione di noccioleti, mandorleti e pistacchi. Arriviamo ad un'oasi verde, silenziosa e incantata, al centro della quale serge il castello dei Nelson, un maniero che ha una lunga storia iniziata nel 1038 con la costruzione di una abbazia e di un monastero e culminata con la cessione a Nelson, da parte di Ferdinando di Borbone, di tutta l'immensa proprietà. Ma se Nel�son non pese mai piede a Mania�ca, i suoi eredi trovarono invece il luogo incantevole, ventilato e oderoso e vi trascorsero, dopo aver ampliato il monastero e creato uno splendido parco, lunghi e febei periodi di soggiorno. Oggi, lontanissimo dal traffico delle città, un magico silenzio accoghe il visitatore. Entriamo: si percorreranno i lunghi corridoi, si entrerà neUe sale arredate con i jreziosi mobili dell'OLtocento siciiano, si ammireranno i molti quadri di fattura inglese e le ceramiche di origine calatina. Dal�le finestre, la vista sui mille torrenti di cui è ricco il territorio e sul piccolo cimitero nel parco. Ma ecco che una soipresa attende i poeti: perché, fra quelle dei Nelson, c'è una misteriosa tomba, sormontata da una croce celtica, estranea al casato. Porta inciso il nome di William Sharp, mistico poeta scozzese arrivato fin qui con la mo{|lie.T5 che ora inaspetta�tamente si trova, lui morto, a dare il benvenuto alla brigata dei poeti vivi. Dicono i suoi versi, incisi sulla lapide: "Addio allora a quel che è conosciuto/ benvenuto a ciò che è inesplorato". Curiosità, mol�teplici domande. Perché la storia del poeta Sharp è davvero singola�re: sconosciuto ai più, è invece noto con lo pseudonimo femmini�le Fiona Mcleod sotto il quale volle nascondere fino alla morte la propria identità. . Con questo nome Sharp firmò più di cinquanta libri di poesia, uno per ogni anno della sua vita: per lo più saghe fiabesche e visio�narie, memorie ispirate alle leg�gende celtiche della sua terra. Amico di Yeats e di D. G. Rossetti, Sharp aveva molto in comune con un altro grande visionario, Wil�liam Blake, che però seppe tenere a bada le sue visioni mentre Sharp prefer�danzare con esse e perdercisi dentro fino alla follia. Un caso di sdoppiamento di personalità complicato da una salute fragile e da un animo ipersensibi�le, facile preda di suggestioni ed incline alle fughe nell'occulto e nel soprannaturale. In realtà non voleva rinunciare al suo alter ego perché convinto che la sua anima fosse divisa in due e Fiona ne rappresentasse la parte mighore, quella da cui non era possibile separarsi, pena il morire artistica�mente. Se ne convinse talmente che fece iscrivere sul "Who's Who" il nome di Fiona, usava il plurale parlando di sé stesso e, dicono i maligni, andava in crisi se un invito veniva indirizzato soltanto "a William Sharp e signo�ra". Il poveretto che in ultimo aveva compheato ancor più le cose firmandosi "Willfion" fra la costernazione di parenti ed amici prefer�perfino rinunciare alla pensione che il suo amico Alex Nelson voleva chiedere per lui, perché ciò avrebbe comportato la rivelazione del suo segreto, noto solo a pochissimi. Ma lo stress causato dal mantenere il segreto e le frequenti "visite astrali" di Fio�na, lo portarono infine al collasso e a nulla valsero i frequenti sog�giorni nella Ducea dove, ospite dei Nelson, ritornò più volte spe�rando di ristabilirei e finendo invece col morirvi il 12 dicembre 1905. La storia dell'aedo scozzese William Sharp, noto con lo pseudonimo femminile di Fiona Mcleod Un'immagine di Bronte

Luoghi citati: Bronte, Catania