U n amore al crepuscolo fiorisce nel castello di Francia di Gabriella Bosco

U n amore al crepuscolo fiorisce nel castello di Francia U n amore al crepuscolo fiorisce nel castello di Francia RECENSIONE •Gabriella Bosco DOTREBBE essere un genere letterario, un sottogenere del romanzo, quello che na�sce da un quadro. Ci sono tele che bloccano un istante di un'esistenza, dando un effetto di sospensione nel tempo, di pienezza imphcita, gravida, che porta in sé dentro a quel momento in apparen�za isolato una intera storia, passata e a venire, a noi sconosciuta e però sicuramente per qualche verso gran�de, visto che è lì, significata da quell'attimo appeso dall'artista a una parete forse proprio perché noi lo oltrepassiamo. Penso a "La latta�ia" di Vermeer. Potrebbe venir vo�glia di raccontare tutto ciò che racchiude la sospensione di un mo�mento come quello della donna che versa il latte da una brocca in un recipiente posato su un tavolo, nel�la luce radente di un intemo di campagna. Il silenzio che implica quel momento, amplificato dal pic�colo rumore del latte che scende, la quotidianità del gesto, la consuetu�dine della donna a toccare gli ogget�ti del quadro, la sua esistenza signi�ficata e fugacemente riassunta da quest'insieme di tratti. L'offerta di Michèle Desbordes potrebbe essere nato così, dalla suggestione di fronte a un quadro. L'autrice non dice nulla in merito. né chi siano i personag�gi della sua storia (così, piuttosto che roman�zo, lei definisce il li�bro), né da dove abbia preso ispirazione. Di�rettrice della bibliote�ca di Orléans, dedica le sue serate alla scrittu�ra. Vive sulle rive della Loira, i luoghi dei suoi libri (che sono stati, prima di questo, un'altra storia e una raccolta di poesie). E' molto riservata, dice solo di aver letto delle carte, documenti d'epoca. La storia fa riandare ai primi del Cinquecento, una donna che fa pen�sare alla lattaia del quadro di Veraieer ne costituisce il centro. Lavora a servizio in una dimora nella SoloRECEN•GabBo gne dove giungono, dall'Italia, un maestro e un gruppo di suoi allievi. Sono stati invitati dal re di Francia per portare la loro arte e metterla a frutto ristrutturando un castello. La donna si occupa di loro, della loro esistenza quotidiana, silenzio�sa si muove sullo sfondo come un'ombra, ed è però essenziale. Il maestro, vecchio e ormai meditariSIONE ella co vo sul senso della pro�pria esistenza e del la�voro grande svolto in patria prima di arriva�re qui, traguardo lui ne è certo del percor�so, si accorge della don�na poco alla volta. Ne scopre i gesti, le abitu�dini, la guarda. Esce sempre meno, per il suo lavoro. Continua a dise�gnare, ma a fatica, i suoi occhi e le sue mani stentano. Scopre, mentre scorrono le stagioni trasformando luci e colori della natura circostan�te, anzi immagina, la storia silenzio�sa e rassegnata di quella donna, che non è più giovane benché gli anni non siano molti, e nasconde una bellezza passata chiudendo i capelli nella cuffia bianca e nascondendo le forme in larghi grembiuli. Il vecchio capisce che cosa Iha fatta sfiorire anzitempo quando arriva al maniero, e vi resta per qualche tempo, il figlio della donna, demen�te. Un figlio che non vivrà. La consuetudine che si crea tra il vecchio e la donna, mentre gli allie�vi continuano il lavoro, è fatta di poche parole, di molti sguardi e pensieri che lenti maturano. Osser�vando il maestro che disegna, la donna capisce che cosa è stata la sua vita, l'importanza di quei tratti sui fogli. E giorno dopo giorno, notte dopo notte, nella solitudine del solaio dove sale a dormire a tarda ora, comincia a nascere in lei un'idea che contiene devozione al vecchio, una forma di amore al crepuscolo, e insieme il desiderio scoperto grazie a lui, al suo sguardo di dare soddisfazione al proprio corpo, di dargli un significato. Così, una notte, trova il coraggio per formulare "l'incredibile richiesta". Per "più tardi", spiega. La conclusio�ne del libro è poi un adagio di preparazione. E' una richiesta, la sua. Sergio Ferrera però, lo scrittore, che hg tradotto il libro con la speciali sensibilità che gli conosciamo, ha scelto di rendere "La demande" del titolo francese con "L'offerta", per�ché più evocativo e come altra faccia della stessa medagha. L'autri�ce ha dato il suo accordo alla varia�zione: che è certo lecita, ma sicura�mente sfuma in diversa tonalità il senso. La donna è vero che offre se stessa, promette il suo corpo al vecchio. Ma prima di questo lei chiede al vecchio, desidera da lui, che se ne serva, del suo corpo. E' come guardare di qua o di là dallo specchio. Quel vecchio potrebbe es�sere Leonardo da Vinci, ma non è detto mai, e poco importa. «L'OFFERTA» Dl MICHELE DESBORDES: UNA SERVA CHE FA PENSARE ALLA LATTAIA Dl VERMEER E UN VECCHIO MAESTRO PITTORE GIUNTO DALL'ITALIA Fra la donna e l'uomo si crea una consuetudine fatta di poche parole, , di molti sguardi e pensieri: fin"quando, una notte, lei trova il coraggio per formulare «l'incredibile richiesta» Un maniero della Loira, la regione in cui vive la scrittrice Michèle Desbordes. La protagonista della sua storia sembra ispirata a «La lattaia» di Vermeer Michèle Desbordes L'offerta trac/, di Sergio Ferrerò, Mondadori, pp. 107, L 28.000 ROMANZO

Persone citate: Desbordes, Leonardo Da Vinci, Mondadori, Sergio Ferrera, Sergio Ferrerò, Vecchio Maestro, Vermeer

Luoghi citati: Francia, Italia