Mustazzi, debiti, perdigiorno: questo Sud è un bozzetto

Mustazzi, debiti, perdigiorno: questo Sud è un bozzetto Mustazzi, debiti, perdigiorno: questo Sud è un bozzetto RECENSIONE Angelo Guglielmi' IVIO Romano è uno scrit�tore informato e à la page. Conosce la narratimmm va meridionale (degli au�tori sudisti) cos�uggiosamente realistica e masochisticamente addolorata, che compensa la viltà del pianto con l'altezza (la sonorità) dei lai e gli (le) volta le spalle. Lui ha letto gli scrittori capaci di governare le emozioni, che controllano con l'ironia i percorsi che tracima�no nel tragico, che oppongono un humour iroso e sgretolante ai comandi e alle imposizioni della realtà. Insom�ma ha letto (soprat�tutto) Tondelli. E da Tondelli ha impa�rato a prendersi in giro, a guardarsi con sufficienza, a sopportarsi con leg�gerezza. Ha impara�to a scrivere racconti abitati da personaggi fatalmente sfiga�ti (condizione immodificabile di chi nasce nel Sud d'Italia) che tuttavia riescono a tenere a bada la loro condizione di sconfitti attraverso l'adozione di un linguaggio saporito e disinvolto in funzione essen�zialmente difensiva. Cos�noi (lettori) seguiamo anche con qualche piacere le vicende di Teresa che, tornata a Lecce dopo una esperienza avvocatesca (di avvocato) in quel di Modena, si riduce a insegnare «diritto ambientale ai corsi della Regione» e «pure tiene 'st'altro lavoro che si traveste da albero e va dai bambini nelle scuole e quelli imparano a rispettare la flo�ra»; o le traversie del povero Gigi, con una moglie che è «la migliore iniettrice di medicine sulla piazza» («Non fa sentire il dolore, ecco tutto») e un figlio operaio in Svizzera, che si lascia commuovere e derubaRECENAnGug SIONE elo elmi' re dei pochi soldi appena incassati (e che rappresentano il guadagno di un anno di lavoro) da un Signore benvestito (con «cappello nero a falde larghe e mustazzi dalle estremità appena arricciate») che, a causa di tanti debiti cui non può far fronte, minaccia di buttarsi sotto le rotaie del treno; o il Natale in una villa fuori Lecce di 'Mpa' Gino bam�bino che, allo scoccare della mezzanotte, già ubriaco e vo�mitante, invitato a sbaciuc�chiare il bambinello Gesù pri�ma che venga deposto nella grotta, lo fa volare con un rutto nel centro della sala tra i parenti indignati; o quella se�rata di Giacomo e dei tanti suoi amici perdigiorno in «'st'incredibile villa del Seicen�to tutta ricamata e pansuta a mo' di culo di donna del Sud, e capannelli di suonatori nigeria�ni di congas, e palchi e palchet�ti in tutti l'angoli donca ti giri, con gente variopinta Ti pronta a esibirsi...». Certo si tratta di quadri e ritratti spesso divertenti, testi�monianze di una realtà (quella del Sud d'Italia) afflitta e pur vitale, impedita ma non rasse�gnata, che tuttavia non supera�no la natura del bozzetto, dello schizzo di colore dove l'inven�zione linguistica (per se stessa interessante) non serve a allar�gare lo spazio della rappresen�tazione (verso fantasie antro�pologiche o rivalse comunque intellettuali) ma solo a conte�nerne il sapore provinciale. E' come adattare (con sa�pienza) il vestito per ridurre la sgradevolezza di un corpo mal riuscito o far ricorso a una scelta snobistica per sopporta�re meglio una situazione di imbarazzo e disagio. Dunque si tratta di una invenzione linguistica di valore più esor�nativo che strutturale; che è più il frutto di una indubbia abilità che la risposta a una necessità profonda. Livio Romano Livio Romano Mistandivò Einaudi, pp. 182, L 15.000 ROMANZO

Persone citate: Einaudi, Gesù, Livio Romano, Tondelli

Luoghi citati: Italia, Lecce, Modena, Svizzera