C'è nel nostro futuro un mondo di carta e di luce
C'è nel nostro futuro un mondo di carta e di luce C'è nel nostro futuro un mondo di carta e di luce RECENSIONE Sergio Pent . QUESTO è un libro forte e diverso, di un'originalità tutta da definire, situato com'è in una geografia narrativa piuttosto ben delineata e allo stesso tempo asetti�ca, neutrale, quasi spirituale. Paola Baratto è bresciana, prima di que�sto romanzo edito da uno sconosciu�to editore di Montichiari se ne sarà accorto. Busi, di avere una conterra�nea cos�dotata? aveva pubblicato un altro paio di lavori, uno dei quali presso lo stesso Zanetti. Perché questo libro dovrebbe avere un po' di fortuna? Primo, per la cadenza narrativa davvero sin�golare a capitoli alter�nati, in cui le stesse vicende vengono reci�tate da due punti di vista diversi, quello del giovane iper-mformatico Demo Flores e l'altro, più legato alla salvaguardia delle tradizioni smar�rite, della sua compagna di viaggio dal nome ereditato da una remota lontananza beat, Eleanor Rigby. Secondo, perché affronta il tema del futuro intellettuale con una lucidità quasi fantascientifica, ipotizzando soluzioni tecnologiche alla morte della carta, e con essa del pensiero umano. Terzo, perché la ricerca che i due eroi contrapposti intraprendo�no, in un'Europa arcaica e dickiana, tra memorie rurali e inquinamenti li di un pianeta alla deriva, è destina�ta a lasciarci senza risposte ma con molti dubbi sul nostro destino. Il tempo è idealmente collocabile una decina d'anni oltre il 2000, dove il mondo è ormai un'invenzio�ne malriuscita, e il viaggio della Rigby e di Flores sulle tracce del�l'oscuro, magico Anton Zaifa, po�trebbe essere un viaggio di redenzio�ne. Il mondo «di carta e di luce» che dovrebbe salvaguardare la cultura è un percorso che attraversa il mefitico golfo ligure, le pianure e i casolari m un Périgord ancorato al passato, fino al mistico sentiero di RECENSeP SIONE io t . Santiago de Composte�la. Il mistero del «mo�naco» di Vézelay, che si affanna alla ricerca di salvezza della carta con lo strumento della luce, non sarà risolto neppure con l'indeci�frabile messaggio fina�le divorato da un virus informatico: esiste davvero Anton Zaifa, ed è un diavolo o un angelo di resurrezione per questa umanità soffocata dal suo stesso progresso? «L'ultima pa�rola al dubbio», dice la Baratto, ma senza sorprenderci. Ci ha sorpreso invece con la sua inventiva di quali�tà, con le figure magnifiche incon�trate sul simbolico percorso: da Primus, il turista cieco che segue ogni rotta su guide ricalcate, a Luther, il finto monaco impegnato nel grandioso progetto «Fahrenheit 451»; dagh «amanuensi telematici» di Vézelay al paesaggio sommerso di brume radioattive di Mont-SaintMichel. Non è azzardato definire questo intelhgente, coinvolgente ro�manzo una mediazione intellettua�le tra la vecchia fantascienza abbiamo pensato a Davy l'eretico di Pangbom il romanzo storico alla Eco e un tentativo invece estrema�mente personale di trovare un nuo�vo tracciato narrativo nei meandri della letteratura, dove Don Chisciot�te incontra le rotte magmatiche dei Poster Wallace e dei Palahniuk, e insieme cercano una via di salvez�za, per la letteratura stessa e di conseguenza per l'umanità che ancora se ne nutre. Paola Baratto Di carta e di luce Zanetti Editore, pp. 245, L 25.000 ROMANZO
Luoghi citati: Europa, Montichiari, Santiago
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