Mago del vento a 87 anni Straulino, una vita sul mare di Fulvio Milone

Mago del vento a 87 anni Straulino, una vita sul mare Mago del vento a 87 anni Straulino, una vita sul mare Fulvio Milone NAPOLI Soffia forte il libeccio nel golfo, 25 nodi almeno. Alza sbuffi di schiuma: qui le chiamano «palummelle», piccole colombe bianche che increspano l'acqua. La sagoma del «Sagittario» spun�ta nel porticciolo del Molosiglio, si insinua fra le barche ormeg�giate. Ci sono equipaggi che a questa regata hanno dato for�fait: il mare faceva paura, le previsioni non erano buone. Ma quegli undici uomini con i capel�li bianchi hanno ben altre avven�ture da raccontare. E poi a bordo c'è lui, il vecchio dalmata. Ha fatto la storia della vela italiana, è un marinaio schivo, asciutto nelle parole e nel fisico, con lo sguardo diretto che i suoi ottantasette anni non hanno potuto appannare. Anche a Na�poli hanno imparato ad amarlo, per gli appassionati di vela radu�nati sul pontile è semplicemen�te «'o mago d'o viento». Sembra che il tempo restitui�sca vigore all'ammiraglio Tino Straulmo, sei Olimpiadi, un oro e un argento, quattro mondiali e tanti titoli europei. «Non ricor�do neanch'io più quanti». Lui però si schermisce: «Le gambe cominciano a non reggere come una volta». Eppure continua a vincere: sabato si è aggiudicato per la quarta volta consecutiva la regata «Over 60», conquistan�do il trofeo Emeric Acton. Ieri, al timone di «Sagittario», un quindici metri della Marina Ita�liana costruito nel '72, è arriva�to sesto in tempo reale alla Velalonga, la kermesse che ha richiamato nel golfo di Napoli oltre duecento imbarcazioni e che ha anche scopi benefici: le iscrizioni sono state devolute all'Istituto Telethon di genetica e medicina. Ma non gli basta: «Potevamo fare meglio. La bar�ca non è attrezzata per gare del genere. Come se non bastasse, queste maledette ginocchia mi hanno costretto a rimanere se�duto, e a un certo punto ho perso la visione complessiva del campo della regata. Un tempo non sarebbe accaduto». Già, un tempo. Sono trascorsi 83 anni da quando «'o mago d'o viento» sal�a bordo della sua prima barca. «Ne avevo quattro quando mio padre mi regalò un guscio di due metri e mezzo». Era il 1918, le ferite della prima guerra mondiale erano aperte. Lui era nato e viveva a Lussino, isola dalmata del golfo del Quarnaro, un tempo parte dell'impe�ro austro-ungarico, poi italiana, oggi territorio croato. Per quel bambino il mondo finiva alle strette di San Pietro e Comù, l'estrema punta dell'isola. «Pa�pà, armatore di mercantili, mi ha insegnato a giocare con il vento. Lassù ce n'è tanto, soffia sempre: ho imparato non solo a sentirlo ma anche a vederlo. Ero piccolo, correvo e mi sembrava di volare. Era uno spasso, chi ci pensava allora a gare e trofei?». Sorride il vecchio marinaio, che ha smesso la giacca a vento da regata e indossato un cardi�gan blu. Seduto in una stanza della foresteria della Marina Militare, in attesa della premia�zione, si passa una mano fra i capelli bianchi e pettinati all'in�dietro mentre insegue i ricordi. Un nome gli affiora alla mente: «Sogliola». Chiamò cos�un'altra barca, quella che il padre Pietro e lo zio Joe gli donarono per i suoi dodici anni: «Somigliava proprio a quel pesce, con lo scafo piatto e largo...». Fu l'ini�zio di un amore che dura anco�ra. E quando si trattò di sceglie�re il suo futuro, Straulino non ebbe dubbi ed entrò in Marina. «Ma prima mi diplomai all'isti�tuto nautico. Ebbi in premio un'altra barca, Lanzarda, lunga cinque metri, con cui me ne andai in giro per le isole del�l'Adriatico». Il suo compagno, uncane:Marks. Ha combattuto, per gli amici è un eroe, anche se lui non ama parlarne. E' stato fra gli uominirana durante la seconda guerra mondiale, si è distinto in una serie di azioni nello stretto di Gibilterra. «Il mare non mi è venuto mai a noia, neanche per un istante. A lui ho sacrificato tutto, anche la famiglia. Mia moglie e mia figlia mi hanno seguito ovunque nei tanti, trop�pi trasferimenti. Ricordo che in un anno ne ho avuti quattro». La sua leggenda, però, comin�ciò negli Anni Cinquanta con le Olimpiadi in Finlandia, il Mon�diale a Cascais e il titolo euro�peo a Kiel, nel Mar Baltico, nella classe «stelle». «Avevo un com�pagno di regata formidabile, Nico Rode, anche lui di Lussino». Straulino era un marinaio seve�ro e intransigente: «Col mare non si scherza, devi rispettarlo. Paura no, non bisogna averne. Ma rispetto sì, tanto». Era questo il motivo per cui «'o mago d'o viento» non perdonava le goliardie degli equipaggi. Un giomo, prima della regata, per�se le staffe perchè sul molo i suoi si presentarono in smo�king: non si erano neanche cam�biati dopo una festa durata tut�ta la notte. E guai a fare ritardo, anche di pochi minuti. «La gara dice si vince solo se chi sale a bordo fa squadra. Non c'è posto per altri pensieri, ci vogliono animo e cattiveria». Ed è forse questo il segreto di un successo senza fine. «Mi sono misurato con rivali di tutto rispetto, a volte migliori di me. I marinai più in gamba sono gli olandesi, i francesi e gli inglesi. Gli ameri�cani hanno dalla loro la tecnolo�gia, che li rende pressocchè imbattibili. Gli italiani sono cos�e così. Per noi la vela è uno sport relativamente giovane: è da ric�chi, la gente ha cominciato a permetterselo solo negli Anni Sessanta». Non ha rimpianti, il vecchio marinaio, se potesse vivere una seconda vita non cambierebbe una virgola. «Un rammarico per la verità ce l'ho: ho potuto comandare l'Amerigo Vespucci per un solo anno, nel'65: troppo poco». La Vespucci. «La nave più bella del mondo»: cos�la chiamano gli uomini di mare. «Ed è assolutamente vero. An�che se devo dire che le responsabUità del comandante sono enor�mi perchè bisogna pensare agli allievi, ragazzi freschi di teoria ma ancora a digiuno di pratica. La Vespucci è quanto di meglio possa sperare un comandante: quando ci sali a bordo credi davvero che al di sopra di te ci sia soltanto il Padreterno». E' ormai sera quando l'ammi�raglio entra nel a grande sala della Stazione Marittima. Avan�za a capo chino verso il palco, perla premiazione. E' impaccia�to, si capisce che vorrebbe tro�varsi altrove, lontano dalla folla che lo fissa in silenzio. Poi, quando gli danno la coppa per la regata vinta sabato, sembra cur�varsi sotto il peso di un applau�so che non finisce mai. Non parla, il vecchio dalmata, fa alzare l'equipaggio per racco�gliere l'omaggio. Gli importa solo del mare. E' fatto così, è «'o mago d'o viento». « A quattro anni mio padre mi regalò un guscio di due metri e mezzo Ero cos�piccolo che mi sembrava di volare nella baia di Lussino» «Ho sempre preteso serietà dall'equipaggio: una volta i miei marinai arrivarono in smoking dopo una festa durata tutta la notte, ero furioso, li trattai malissimo» Un'immagine recente di Tino Straulino che sabato, a 87 anni, ha ottenuto la quinta vittoria consecutiva nella regata «Over 60» a Napoli Sopra: Tino Straulino con Nicolò Rode dopo la vittoria Olimpica di Helsinki, nel 1952 A destra, l'ainmiragllo negli Anni Sessanta Il suo palmarès di sportivo comprende, oltre all'oro olimpico, anche quattro titoli mondiali dieci europei e dodici italiani

Luoghi citati: Finlandia, Gibilterra, Helsinki, Kiel, Napoli