«Ogm, attacchi senza prove Sono più dannosi i pesticidi»

«Ogm, attacchi senza prove Sono più dannosi i pesticidi» IL PRESIDENTE DELL'ASSOBIOTECH SERGIO OOMPP «UNA FORZATURA LE POLEMICHE SUL TRANSGENICO): «Ogm, attacchi senza prove Sono più dannosi i pesticidi» intervista i Rizzo ROMA IL problema è che, da noi, molti prestano attenzione solo alla punta delle notizie: ci si sca�glia contro gli. oi^ganismi genetica�mente modificati che nessuno scienziato ha mai dichiarato noci�vi. Ma difficilmente accade che prima di mangiare un'insalata o un frutto ci si domandi: «Quanti pesticidi sono stati dati a questa lattuga, quanti antiparassitari hanno innafifiato questo prodot�to, quante tossine naturali ha quest'altro?" Eppure si tratta di rischi dimostratb). Sergio Dompé, presidente di Assobiotech al tem�po di Monsanto, guarda alle pole�miche, agli auto da fé, agli incen�di, alle incursioni con andata e ritorno della politica e della scien�za nel transgenico. E va all'attac�co: «Se per le sementi si parte proclamando "tolleranza zero" di ogm, significa che non si vuole affrontare il nodo: non esiste par�tita immune da impurità». Lei parla di contaminazioni naturali che possono avvenire nei magazzini, ma il punto è un altro: l'inquinamento della discor�dia è tra organismi naturali e oi^ganismi geneticamente modifi�cati. «La questione non cambia. Questi cereali ci arrivano da paesi in cui le coltivazioni transgeniche sono praticate da anni: vuole che in 250 miliardi di miliardi di chicchi non se ne possa trovare ima parte Qgm?». La soluzione suggerita, in teo�ria, è: diversificare all'origine le produzioni di sementi in base alle destinazioni. Dompé: «In teoria. Io ho un' industria farmaceutica e le assicuro che evitare queste «cross contamination» nei cambi di lavorazione è roba da uscire pazzi. Pensi che gli impianti d'aria condizionata devono avere sistemi indipendenti e sfogare in corridoi diversi. Immagini tutto ciò in un deposito di granaglie». Sostiene che le leggi sono troppo restrittive? «Apprezzo le norme severe, ma non che si assumano precauzioni illogiche. Ci rendia�mo conto che da anni mezzo mondo si nutre con questi prodot�ti? Vogliamo aspettare il 2050 per avere la sicurezza assoluta? Be�ne. Però occupiamoci anche dei pericoli verificabili: gli ortaggi e la frutta, appunto. O i pesci: chi controlla die le recinzioni degli allevamenti non cedano all'ac�qua metallo inquinante?». Dottor Dompé, lei è presidente anche delle industrie che si servo�no dell'ingegnerìa genetica ad usi farmaceutici. Oggi, per voi, è un anniversario importante: la Genenteck, prima impresa del mon�do a produrre biotecnologie, com�pie un quarto di secolo. Venticin�que candeline su ima «torta» che vale quasi altrettanti miliardi di dollari. Quest'azienda si volta in�dietro: guarda a quel 1974 quan�do un professore di biochunica dell'Università di San Francisco e un capitalista di ventura mescola�rono in un'immaginaria provetta le uniche cose che rispettivamen�te possedevano: scienza e denaro. Speravano che la miscela produ�cesse una Chimera con il colore dei soldi ed il calore della «rivolu�zione»: si dovettero «accontenta�re» del primo. Unbusinnes strato�sferico. Quanto alle nuove cure, si procede, ancora, a piccoli passi. Lo stesso presidente della so�cietà, Arthur Levinson, afferma: «In questi 5 lustri non c'è stata rivoluzione in medicina e i farma�ci biotech immessi sul mercato sono solo 63». Il pianeta della ricerca applicata alla genetica è, comunque, effervescente e scru�ta nuove frontiere aspettando, magari, una rivoluzione in ritar�do: oggi si punta soprattutto sui medicinali per combattere la scle�rosi multipla, l'artrite e alcuni tipi di tumore. Qltre a scommettere su terapie legate alla scoperta della sequenza del genoma uma�no. E in Italia? Pare che da noi le aziende del settore osservino que�sta corsa al new deal con un po' d'invidia e molta rabbia: «Abbia�mo spiega Dompé una scienza competitiva e una buona impren�ditorialità costituita da una ses�santina di ditte medio-piccole. Manca forse un po' di coraggio nelTinvestire in un settore in cui l'alea è alta». Ma il freno più forte è «la prevenzione di chi spesso ci demonizza dimenticando che una tecnologia non è né buona né cattiva». La ricerca nel nostro Paese, nota il direttore generale di Assobiotech, dott. Vingiani, ha prodotto picchi d'«eccellenza»: il vaccino per la pertosse, ad esem�pio, o quello contro la meningite, ottenuto «leggendo» il genoma umano, già brevettato e quasi pronto per il mercato. «Senza dimenticare gli studi avanzati su nuovi antibiotici». Eppure, «an�che a causa di questo clima di freddezza» diffusa», alcune azien�de evitano la strategia del salmo�ne: non nuotano controcorrente e preferiscono «vivacchiare» acqui�sendo licenze commerciali di pro�dotti stranieri. Miopia, dice Dom�pé. E cita una frase che sembra il verso strappato ad una ballata suir«american dream»: «Se hai un'idea giusta il soldo ti viene a cercare». Un'immagine degli scontri di Seattle. A sinistra, un laboratorio

Persone citate: Arthur Levinson, Sergio Dompé, Vingiani

Luoghi citati: Italia, Roma, Seattle