Il governo si sull'elettrosmog di Carlo Grande

Il governo si sull'elettrosmog Il governo si sull'elettrosmog Bordon contro Veronesi: assurdo parlare di «piccoli rischi» Carlo Grande ROMA Voleva essere tranquillizzante, il ministro della sanità e illustre oncologo Umberto Veronesi, parlando dall'in�cidenza minima che l'elettrosmog avrebbe sui casi di tumore. Invece le sue affermazioni hanno attraversato come una scarica elettrica (è il caso di dirlo) molti politici, ambientalisti e ricercatori, sollevando fierissime critiche anche tra i colleghi di governo. «Ho letto le dichiarazioni di Veronesi ha detto il ministro dell'Ambiente Willer Bordon che citando i dati di uno studio inglese riconosce un rischio, anche se minimo o piccolo, di leucemia infantile: quando sento "piccolo rischio" provo un brivido alla schiena. Anche se dovesse trattarsi di un solo piccolo rischio, questo va assolutamente evitato visto che c'è una legge precisa». Le norme di cui parla a Bordon sono quelle della legge-quadro sull'elettrosmog approvata da poche settimane (primo ispiratore il sottosegretario all'Am�biente Valerio Calzolaio), che pone l'Italia all'avanguar�dia della protezione contro l'inquinamento elettroma�gnetico. I siti fuorilegge sono oltre un centinaio (tra questi quello ormai famoso di Cesano, all'ombra delle antenne di Radio Vaticana) e mettono a rischio 200 mila persone: Legambiente chiede che siano immedia�tamente varati i decreti attuativi della legge «per la tutela dai campi elettromagnetici a basse frequenze, per bonificare i siti a rischio». Il Wwf definisce «gravissima» la posizione di Veronesi e lo accusa di grave responsabilità nell'aver avviato, nei siti a rischio, una sola indagine epidemiolo�gica (quella di Cesano). Il ministro per le Politiche Agricole Alfonso Pecoraro Scanio ne approfitta per rinfocolare le polemiche sugli Ogm: «Sull'elettrosmog come sul transgenico dice temo che in Veronesi prevalga un'astratta valutazione che tiene conto solo di una parte del mondo scientifico e non considera le posizioni espresse dal Parlamento. Gli elettrodotti e le grandi concentrazioni di antenne sono riconosciuti da tutti come un vero pericolo per la salute». Il sottosegre�tario alla Sanità, Carla Rocchi, preferisce sperare che il ministro sia stato semplicemente frainteso; «Dire che l'elettrosmog non fa male significa disconoscere tutte le risultanze e i rilievi epidemiologici di questi anni dice la Rocchi -. È anche una contraddizione spiegare che non ci sono rischi perché si è registrato solo un lieve incremento dei casi di leucemia infantili. Dal ministro della Sanità ci si aspetta il massimo del rigore. Anche la morte di un solo bambino dev'essere conside�rata come la più grande tragedia del mondo». Durissimo il commento di molti cittadini che vivono nei pressi degli impianti «sospetti»: per Daniela Dussin, coordinatrice del Conacem, coordinamento dei Comitati contro l'inquinamento elettromagnetico, «Ve�ronesi deve dimettersi se non ha il coraggio di confrontarsi con la cittadinanza, che non ha vissuto una psicosi collettiva ma drammi familiari sulla sua pelle». Maria Angelone, mamma di una bambina che due anni fa si è ammalata di leucemia a Cesano, invita a casa sua il ministro: «Sarei felice di sapere che la leucemia di mia figlia e di altri bambini della zona non c'entra con le antenne di Radio Vaticana. Se viene di persona e ce lo dice guardandoci negli occhi per noi sarebbe un sollievo». Ancora Cesano, il «paese delle antenne», nelle parole di Roberto Bertollini, responsabile della divisio�ne tecnica dell'Oms per l'Europa: «Ci sono gruppi di popolazione a più alto rischio di esposizione, ed è il caso dei bambini di Cesano, che vanno protetti anche per rassicurare la popolazione rispetto a una percezio�ne del rischio molto elevata». Bertollini sottolinea come la percezione del rischio non vada di pari passo con il rischio reale («In questo Veronesi ha ragione», dice), però contesta il ministro sul suo stesso campo: «Lo studio da lui citato, appena pubblicato dall'UK National Radiation Board, ha evidenziato un raddop�pio dei casi attesi di leucemia infantile: è un aumento significativo, perché si passa da I caso ogni 1.400 a 1 caso ogni 700: insomma c'è un raddoppio rispetto ai casi attesi di bambini che si ammalano di leucemia». Le onde elettromagnetiche non sono tutte uguali (sugli apparecchi ad alta frequenza come i cellulari gli studi epidemiologici sembrano più tranquillizzanti, e comunque sono ancora insufficienti), ma quelle dei ripetitori radio-tv a cesano, stando a una recente indagine epidemiologica della regione Lazio, sembrano proprio onde-killer: in 12 anni di rilevamenti (dal 1987 al 1999) si sono verificati 8 casi di leucemia infantile su 9.100 bambini che vivono in prossimità di antenne. Quelli che vivono da 0 a 2 chilometri dalle antenne rischiano di ammalarsi sei volte di più che a Roma. Il ministro della Sanità aveva parlato di «dati incerti» La replica di chi vive sotto le antenne «Venga di persona e ce lo dica guardandoci negli occhi»

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