Cina, locomotiva per l'economia globale

Cina, locomotiva per l'economia globale SIMPOSIO INTERNAZIONALE DAL PREMIERZHU RONGJI LAGONFERMADI UN RUOLO TRAINANTE Cina, locomotiva per l'economia globale Risponde con la crescita intema alla recessione Usa intervento StephenRoach ^u;aéili ERO impreparato a quello che mi aspettava nel Palazzo del Popo�lo, a Pechino. La sessione finale del Global Development Forum era un'udienza con il premier Zhu Rongji. Mentre entravamo nell'elegante salo�ne, pensavo che non sarebbe stato altro che un incontro cerimoniale. Mi sbagliavo. La conferenza era sponsorizzata dal Consiglio di Stato, guida ministe�riale del Paese. Il tema di quest'anno era stato scelto dal premier stesso: il ruolo del governo in un'economia sempre più globale. Alcuni importan�ti leader cinesi avevano illustrato la posizione ufficiale su una serie di questioni chiave, dalla politica fiscale all'acceiso alla Wto alla ristruttura�zione ai problemi ambientali. Zhu ascoltò attentamente, poi si rivolse all'ex segretario Usa al Tesoro, Larry Summers: «Mi dicono che c'è stata una vigorosa discussione sullo stato dell'economia americana e di quella globale fra Roach e Bergsten. Da che parte state?» Summers, final�mente liberato dalle sue catene politi�che, rispose senza peli sulla lingua. Era lontano quanto me dall'ipotesi di una «V» (rapida crescita dopo rapida recessione; ndr) e sostenne che la sovraccapacità nell'ambito dell'lnfor�matlon Technology e il pop della bolla borsistica avrebbero frenato a lungo l'economia americana. Il premier voleva di più. Chiese a Bergsten e a me di ripetere le nostre tesi a beneficio dei presenti. Il messag�gio era chiaro: quest'uomo sapeva benissimo quali carte gli Usa avessero in mano per foggiare il panorama globale. Le conseguenze erano enor�mi per un'èéonomia cinese che dipen�de dal commercio estero. Zhu non era venuto per fare cerimonie. Era l�per lavorare, per capire come gestire la vasta e complessa economia cinese. Io non intendevo lamentare lo stato dell'economia Usa, ma piuttosto sug�gerire che la mancanza di una leader�ship americana era un problema per l'economia globale. Senza un'altra regione in grado di colmare quel vuoto, un rallentamento su scala mon�diale del Pil e degli scambi mi pareva inevitabile. Economie che dipendono dai rapporti esteri come quella cinese l'export rappresenta il 230Zo del Pil non ne usciranno sostenni senza danno. Il premier ci pensò un poco: «E' esattamente quello che la Cina sta facendo adesso». Mi indicò, in linea con i crescenti pericoli negli Usa e nei mercati globali, che l'obiettivo cinese di una crescita del 70Z(i del Pil reale nel 2001 è ora basato su una crescita zero dell'export. Nei primi due mesi, di fatto, la crescita dell'export è stata del 14,50Zo, la metà del picco del 290Zo registrato nel 2000. In altre parole la Cina si prepara a maggiori rischi sul fronte dell'export. E' così, a mio avvi�so, che in questa congiuntura si devo�no affrontare i rischi globali. Significa anche che secondo Zhu il rinnovato vigore della domanda intema sarà sufficiente per raggiungere gli obietti�vi di crescita. «La debolezza dell'eco�nomia globale disse non avrà un impatto negativo sulla Cina». «Spero che i suoi timori non si avverino», mi disse poi, mentre usci�vo. «Congratulazioni osservò un altro partecipante -. Gli hai fatto un vero favore». In definitiva, però, è la Cina che potrebbe farci il favore più grosso/ A differenza del resto del�l'Asia, sta preparandosi al peggio. Mi ricorda gli avvenimenti del 1997-98, quando tenne duro durante la deva�stante crisi della regione. Il rallenta�mento globale che sta emergendo è la sua seconda grande prova in 4 anni. Sono fiducioso che ci riuscirà anche questàJvolta. La leadership economi�ca cinese, infatti, continua a essere un elemento determinante nella Nuova Asia. Ed è questo che separa la Cina dagli altri. Capo economista della Morgan Stanley

Persone citate: Bergsten, Larry Summers, Morgan Stanley, Roach, Summers, Zhu Rongji