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Conciliare solidarietà e portafoglio MERCATO Ifondi etici devolvono una parte delle rendite ad associazioni umanitarie a alla ricerca scientifica Negli Stati Uniti sono circa 180, gestiscono 2000 miliardi di dollari e rappresentano il 130Zo del mercato Conciliare solidarietà e portafoglio LE parole «etica» e «finanza» ai più sembrano un'evidente contraddi�zione in termini. Eppure è a partire dagli Anni Venti dello scorso secolo che c'è chi tenta di dimostrare il contrario. Se le chiese protestanti nordamericane si opponevano a che il risparmio dei loro fedeli alimentasse industrie moral�mente reprensibili, come quelle delle armi, degli alcolici e del tabacco, negli Anni '60 e 70 sono scese in campo anche realtà laiche o impegnate in campo sociale (investendo, ad esempio, in società non coinvolte con la guerra del Vietnam o con il regime sudafrica�no dell'apartheid). In anni più recenti, poi, sono arrivate altre «motivazioni» al risparmio etico: l'ambientalismo, la lotta agli squilibri tra Nord e Sud del mondo, il sostegno alle attività sociali e non-profit. Apparentemente, tutte co�se molto «ideologiche», che però hanno raccolto vasti consensi, se è vero che negli Stati Uniti i circa 180 fondi etici attivi accumulano ben 2.000 miliardi di dollari (ovvero, il 1307o del mercato). In Europa i fondi etici sono circa 170, di cui 67 nella sola Gran Bretagna, dove questo tipo di investimenti racco�glie il 60Zo degù impieghi. In Italia ci s�ferma all' 1 Va del mercato. BENESSERE SOCIALE Su questa come sull'opposta sponda dell'Atlantico a occuparsi di finanza etica sono, in ogni caso, società di gestione professionali, non certo boy scout o militanti dei centri sociali. Come definire la finanza etica? Si è «etici» quando si decide di rinunciare a una parte del rendimento dell'investi�mento, oppure quando si pongono dei vincoli alla destinazione dello stesso per contribuire, sotto svariate forme, al benessere sociale. Nel panorama mondiale, sono due le grandi categorie di risparmio etico. La prima raccoglie i fondi che investono i risparmi accumu�lati rispettando alcuni principi di natu�ra sociale, solidale e ambientale. Ad esempio, non detengono azioni e non investono in industrie belliche o in produttori di sostanze inquinanti, di alcolici, di tabacco; non investono in Paesi o aziende che non rispettano i diritti umani e permettono lo sfrutta�mento di donne e bambini; privilegia�no l'investimento in aziende che si fanno carico dei diritti umani e sono ambientalmente compatibili. C'è poi il risparmio ambientale o verde, che privilegia gli investimenti su aziende attive nel business ecologico, in produ�zioni biologiche, in paesi del Terzo Mondo o che adottano forme distributi�ve «eque». Questi sono gli «ethical» o «green funds». L'altra categoria è for�mata da gestori che investono in azien�de «normali» e con logiche assoluta�mente «normali», cercando il massimo risultato di gestione e non escludendo dunque a priori alcun comparto, ma che poi spendono eticamente una parte dei rendimenti conseguiti o delle com�missioni prelevate alla clientela: si tratta dei «charity funds». PROSPETTO INFORMATIVO Naturalmente, non tutto quel che sem�bra etico lo è davvero. Gli addetti ai lavori, ad esempio, discutono animata�mente se sia giusto o meno definire «etico» l'investimento in aziende che hanno a che fare con le biotecnologie. Oppure, se si debba dare luce verde a titoli delle Tic con potenziali rischi di inquinamento da elettrosmog. Più co�mune, però, è il caso di fondi che di etico hanno soltanto il nome. Ecco perché in questo, come in tutti gli altri casi la cosa migliore che il risparmiatore possa fare è leggere con attenzione il prospetto informativo, per verificare le politiche di selezione degli investimenti, se parte delle com�missioni o del rendimento sono devolu�ti in beneficenza, se gli investimenti del fondo sono sottoposti o meno al controllo di un'agenzia di rating etico o di un comitato etico di controllo, [r. g.]