La Rete di zio Papenone

La Rete di zio Papenone Uno dei massimi studiosi di comunicazione, Armand Mattelart, attacca l'utopia di Internet La Rete di zio Papenone Stéphane Mandarci PARIGI IA società globale dell'informa�zione realizza davvero l'uto^pia democratica di Internet? A questo inteirogativo Annand Mat�telart, professore di Scienze dell'in�formazione e della comunicazione all'università Paris-Vm, dedica da tempo saggi importanti. L'ultimo, uscito da La Découverte, s'intitola flitstoire de la société de l'information. Leggendolo, si coglie uno sguardo severo sull'informazione. Lei non crede alle promesse di un mondo «più solidale, più aperto, più democratico» di cui si parla nei discorsi sulla socie�tà dell'informazione... «Ciò a cui mi oppongo è la forma che ci viene proposta per insediare la cosid�detta società dell'informazione, che ci presentano come,portatrice di una maggiore democrazia, di una maggio�re prosperità, ecc. È importante capi�re che la nozione di società dell'infor�mazione che si è generalizzata rinvia a uno specifico progetto, che secondo me non va a vantaggio della maggio�ranza, benché sìa costruito proprio sul mito dei benefici che apporterebbe alla grande massa degli uomini. È una credenza che ha accompagnato le tecnologie della comunicazione a di�stanza fin dalla lóro nascita». Secondo lei, a quando risale questa «credenza»? «Fin dalla comparsa del telegrafo d�Chappe, nel 1794, sìa gli scienziati che gli uomini politici hanno svilup�pato un discorso sulle promesse di emancipazione della tecnologia della comunicazione a distanza, la quale dovrebbe permettere di ricostruire sulla scala di un'intera nazione le condìziom dell'agorà ateniese. Nel discorso d�Albert Gore sulle "auto�strade dell'informazione'' ( 1994) ritro�viamo la stessa espressione usata molto tempo prima da Victor Hugo a proposito del cavo sottomarino: la "riconciliazione della grande fami�glia umana". Ora, ogni volta è stato necessario ridimensionare queste promesse. Ciò beninteso non vuol dire che il progresso dei sistemi di comunicazione mondiali non parteci�pi, a suo modo, all'allargamento delle società particolari, alla rottura dell' isolamento in cui sono rinchiuse. Le tecnologie della comunicazione sono parte della via che ci conduce alla superiore integrazione sognata da tutti gli utopisti». Ciò non spiega perché gli uomi�ni politici intonino oggi un pane�girico alla società deUinfomiazione... «La società globale dell'informazio�ne è diventata una posta geopoliti�ca, e il discorso che la circonda è una dottrina sulle nuove forme dell'egemonia. Questa dottrina met�te radici negli Stati Uniti alla fine degli anni Sessanta con la "rivoluzio�ne tecnotronica" dello studioso di geopolitica Zbigniew Brzezinski, Do�po di allora, l'egemonia mondiale passa per le tecnologie tecnotroni�che, e si manifesta attraverso ima triplice rivoluzione: ima rivoluzio�ne diplomatica, una rivoluzione mi�litare e una rivoluzione manageria�le. Larivoluzione in campo diploma�tico consiste nella comparsa del soft power. Si passa dalla diplomazia dei cannoni alla diplomazia delle reti per riorientare il mondo in funzione di quella che viene chiamata la democrazia di mercato. Di qui il mito della guerra dell'informazione "ideate e d'idee" quale è stata condot�ta nel Golfo e nel Kosovo. «L'informazione diventa l'elemento fondamentale dell'egemonia median�te le tecnologie di raccolta di dati e notizie. È la ciberguerra, il cui scopo è di portare il maggior numero possi�bile di società nel campo della demo�crazia di mercato. Cos�il piano Echelon mostra che l'evoluzione del mer�cato globale implica un sistema infor�mativo globale, un sistema di canaliz�zazione delle informazioni mirante a mettere in grado di competere con i propri rivali e di anticipare le strate�gie delle grandi organizzazioni della società civile. D'altro canto, fin dal 1998 il Pentagono parla di Netwar, per designare l'utilizzazione della Rete da parte dei neozapatisti nel Chiapas. «La terea rivoluzione, quella manage�riale, è forse la più importante per la legittimazione della società globale dell'informazione. Essa può riassu�mersi in un'espressione usata spesso da Bill Gates: "il capitalismo libero da attriti". Ciò vuol dire che nelTinfonnazione si dissolvono tutte le tensioni del mondo. U nocciolo della società globale dell'informazione prende for�ma a partire da una riorganizzazione manageriale del mondo: la libertà di espressione commerciale poggia sul�la libertà d'espressione dei cittadini». La società dell'informazione sa�rebbe dunque il risultato di una costruzione geopolitica? «L'idea della società dell'informazio�ne nasce dopo la guerra come alterna�tiva alle società totalitarie. Essa è intimamente legata alla tesi della fine delle ideologie, ma anche della sfera politica, degli scontri di classe, delTimpegno, dell'intellettuale conte�statore. E tuttavia la crisi del 1972-73 che dà il via alla sua adozio�ne da parte sia dell'OCSE e dell'ONU che della CEE. Si parla allora di una crisi del modello di crescita, ma anche di una crisi di governabilità delle grandi democrazie occidentali. Nel 1978 il rapporto Nora-Mine dif�fonde l'idea che le nuove tecnologie sono in grado di risolvere la crisi dell'economia e del consenso poli�tico. La terza fase (quella che stiamo vivendo) comincia nel 1984 con il processo di deregolamentazio�ne delle reti finan�ziarie e dei siste�mi di telecomunica�zione. E nel 1998 la deregolamentazione vie�ne ufficialmente riconosciudall'Organizzazione Mondia�le del Commercio come il princidi una nuova economia e di una nuova società». In quale misura la società civile può incidere sull'architettura e sull'orientamento di questa so�cietà globale dell'informazione? «Paradossalmente, la questione della società globale dell'informazione, di natura eminentemente politica, non trova sempre il posto che dovrebbe spettarle nell'organizzazione della so�cietà civile. In occasione del Forum sociale di Porto Alegre, essa non figurava come un elemento chiave nella costruzione di un diverso ordi�ne mondiale, diversamente, per esempio, dall'annullamento del debi�to dei paesi del Terzo Mondo. Biso�gnerebbe convocare degli Stati Gene�rali (nel senso dei rivoluzionari del 1789) sulla società dell'informazione, per domandarsi quale tipo di assetto sociale essa delinea, e opporgli un modello alternativo». Che cosa raccomanda per uscire da quello che chiama (meodarwinismo dell'informazione»? «Bisogna riappropriarsi delle nuove tecnologie costruendo un'alternativa alla società dell'infoimazione. Se c'è una verità nella nozione di società dell'informazione, è che le tecnologie dell'informazione penetrano sempre di più negli interstizi della vita quoti�diana e istituzionale, col risultato che saranno sempre più numerosi i settori costretti a riflettere su di esse, sia per aderirvi, sia per porre la questione di un'opzione diversa. Eb�bene, ogjfi chi osa parlare di alternati�va viene immediatamente tacciato di tecnofobo. Non c'è nessuna riflessio�ne sulla questione essenziale, che è la seguente: di fronte a un progetto che si riduce sempre di più a una tecno�utopia, a un determinismo tecno�mercantile, è possibile opporre dei progetti sociali e altre forme di appro�priazione di queste tecnologie che compenetrano la società?». Copyright Le Monde (Traduzione del Gruppo Logos) «La cosiddetta società dell'informazione ci viene presentata come apportatrice di maggiore democrazia e prosperità. È un mito che ha accompagnato fin dall'inizio le tecnologie dei media a distanza» «In realtà questo modello sociale prendeforma a partire da una riorganizzazione manageriale del mondo. Per opporre un modello alternativo bisognerebbe convocare degli Stati Generali» Nella foto Armand Mattelart, professore all'università ParisVili Studioso del problemi della comunicazione, ha pubblicato di recente il saggio Histoire de la société de Tinformation, nel quale dichiara di non credere che l'Informazione globale possa contribuire costruire un mondo più solidale, più aperto, più democratico» ta società e ci viene tata come atrice di crazia mito ato o Nella foto Armand Mattelart, professore all'università ParisVStudioso del problemi della comunicazione, ha pubblicato di recente il saggio Histoire de la société de Tinformation, nel quale dichiara di non credere che l'Informazione globale possa contribuire costruire un mondo più solidale, più aperto, più democratico» sono in gdell'ecoticostinedale del Cdi una nuova socieIn qualepuò incsull'oriecietà glo«Paradossasocietà glonatura emtrova semspettarle ncietà civilesociale di figurava cnella costrne mondesempio, d

Persone citate: Albert Gore, Alegre, Armand Mattelart, Bill Gates, Biso, Chappe, Victor Hugo, Zbigniew Brzezinski

Luoghi citati: Kosovo, Parigi, Stati Uniti