Grande duello per Keredità di Milosevic

Grande duello per Keredità di Milosevic Grande duello per Keredità di Milosevic Il premier Djindjic in vantaggio nel match conKostunica personaggi Bèttfca ORMAI la grande corrida balcanica sta assumen�do contomi nuovi e in�troducendo nuovi protagoni�sti e antagonisti nel recinto dell'arena. Milosevic, che mi�nacciando il suicidio di grup�po con moglie e figlia ha tentato fino all'ultimo di ven�dere caro il proprio schele�tro, non conta quasi più nulla in sé e per sé. Trascinato davanti ai giudici che gli hanno confermato l'arresto, abbandonato dalle masse che per tre lustri d'ebbrezza e di sangue ne avevano approva�to la fallimentare utopia del�la Grande Serbia, egli è diven�tato soltanto una pedina sim�bolica e subalterna nel duello in atto tra il presidente fede�rale Vojislav Kostunica e il premier serbo Zoran,Djindjic. Il primo round della parti�ta ha avuto infatti per.post^ lo spettro, soltanto lo spet�tro, dell'ex dittatore asserraV gliato nel «Forte Alamo» d�Dedinje. Kostunica e il capo di Stato maggiore Nebjosa Pavkovic, lo stesso che aveva comandato la truppa nella pulizia etnica del Kosovo, entrambi contrari alla cattu�ra fisica dell'assediato, erano inclini a concedergli la riguar�dosa messinscena degli arre�sti domiciliari. Il ministro dell'Interno serbo Mihajlovic è stato chiarissimo: «L'eserci�to jugoslavo ha ostacolato l'ordine di arresto». La poli�zia speciale serba, eterodiret�ta da Djindjic e personalmen�te guidata da Mihajlovic, ha cercato più volte di forzare invano il blocco, perdendo un uomo nelle fucilate scam�biate non si sa bene se con gli ultimi fedelissimi dell'ex pre�sidente o con i soldati fedeli al nuovo presidente. Alla fi�ne, dopo lungaggini negoziali tra il capo della evanescente Federazione jugoslava e quel�lo del corposo governo serbo, Milosevic si è piegato: è riuscito a strappare una spe�cie di resa condizionata ridu�cendosi, per la prima volta, a burattino di un copione non più scritto da lui. Ma scritto, in questo mo�mento di svolta delle crona�che balcaniche, soprattutto dal vincitore della prima fase della partita. Si sarà capito che sto parlando del «kingmaker» Zoran Djindjic il qua�le, dall'ottobre dello scorso anno, continua a giocare con le corone e le poltrone dei presidenti jugoslavi. Capofi�la dei rampanti «serbofili» contro i fragili «federali» di Kostunica, egli oggi accusa costoro di essere diventati «alleati oggettivi» del depo�sto Milosevic, al quale cer�cherebbero di dare una coper�tura giuridica e patriottica nei confronti di due magistra�ture: la serba, che si prepara a processarlo per malversa�zioni e crimini consumati in Serbia, e quella internaziona�le, che vorrebbe condannarlo come istigatore e mandante di massacri genocidi com�messi durante la «guer�ra dei dieci anni» in Bosnia e nel Kosovo. Lo stesso Milosevic, qualche giorno pri�ma dell'arresto, in un'intervista conces�sa al giornalista Ful�vio Grimaldi di «Libe�razione», ha sostan�zialmente e lucida�mente convalidato l'opinione di Djin�djic, suo principale ne�mico e persecutore in patria. «Il nuovo grup�po dirigente è molto divi�so», ha dichiarato il gran�de sconfitto: «Kostunica meglio degli altri, pare voglia difendere gli interessi nazio�nali, ma è debole e non ha la maggioranza nella coalizio�ne». Come dire: Kostunica vorrebbe proteggermi, ma non ha la forza sufficiente per farlo. L'osservazione, pronuncia�ta poche ore prima dell'arre�sto, si è rivelata poi esattissi�ma. Kostunica, che per salva�re la faccia a Milosevic e a se stesso aveva schierato sul campo addirittura militari federali, ha dovuto arrender�si pure lui al blitz di Djindjic che con un colpo solo, è il caso di dire, ha colto due piccioni: in carcere il primo, in ritirata il secondo. Ora si preparano le altre fasi dello scontro. Anzitutto il processo a Belgrado, che verterà in gran parte sulle malefatte truffaldine e fisca�li dell'ex presidente, dei suoi accoliti mafiosi e dei compli�ci familiari. Per il freddo, dinamico, spregiudicato e im�placabile Djindjic dovrà o dovrebbe essere, questa, sol�tanto la fase interlocutoria e preparatoria del confronto più ampio e più decisivo con Kostunica sopra il cadavere politico di Milosevic: l'estra�dizione e la consegna, non del truffatore balcanico ma i del criminale europeo, alla temibile Carla Del Ponte che in nome del suo tribunale continua a sottolineare: «Noi vogliamo che prima si celebri il processo per i reati com�messi dall'imputato sul terri�torio serbo. Potremo dare, se richiesti, anche una mano valida alla giustizia di Belgra�do. Vorrei però che, nel corso dei primi interrogatori, gli venisse notificato il nostro mandato d'arresto, primo passo del trasferimento alla corte dell'Aia». La Del Ponte ormai non dice per dire. Sa bene che alle sue spalle ci sono il sostegno delle Nazioni Unite, la pres�sione della comunità interna�zionale, la volontà politica e morale della nuova ammini�strazione americana. Non so�lo. Sa e sente che c'è anche il consenso di Zoran Djindjic e dei ministri «serbofili» che, contrastando il parere dei ministri federali, le hanno assicurato durante un incon�tro all'Aia la piena collabora�zione delle procedure per il trasferimento di Milosevic. Insomma, sarà l'estradizione o la non estradizione l'ultima culminante battaglia giuridi�ca sul destino dell'ex presi�dente sconfitto. Al tempo stesso sarà una battaglia for�se risolutiva, tra la fazione nazionalistica dei federali e quella pragmatica dei «serbo�fili», sulla sorte politica del�l'ambiguo presidente in cari�ca Kostunica: la cui legittimi�tà costituzionale, fra l'altro, potrà essere seriamente ava�riata dal referendum seces�sionista che si prepara nel Montenegro. Se gli indipen�dentisti montenegrini, inco�raggiati dal crollo senza scampo di Milosevic, decide�ranno di spezzare del tutto il già strinato legame che li unisce alla Serbia, la Federa�zione dualistica perderà la sua ragion d'essere anche sul piano nominale e formale. Il presidente di una Federazio�ne jugoslava morta diventerà un disoccupato. Il presidente del governo della repubblica serba diventerà di fatto e di diritto il padrone assoluto del campo. Djindjic non è personaggio che perde occasioni e trapezi. Crede realisticamente nel po�tere puro e, agli avversari e agli amici che lo avvertono che il popolo ha cominciato ad affezionarsi alla faccia pia e bovina di Kostunica, ama ricordare che «il mio job non è la popolarità». Tutte le sue battute sono state sempre crude e machiavelliche. Una volta disse: «Oggi non sono più un politico di ostinati principii. Sono un politico razionale. Se i serbi vogliono il nazionalismo, io sarò nazio�nalista; se invece vogliono il pragmatismo, sarò pragmati�sta». Un'altra volta annunciò a «Der Spiegel»: «Sono io il destriero che l'Occidente do�vrebbe cavalcare». Oggi egli mette in pratica, delle molte sue enunciazioni insieme schiette e contraddit�torie, quelle che meglio s'at�tagliano al momento attuale. E' il primo pragmatista occi�dentalizzante della Serbia, e il più veloce destriero serbo dell'Occidente. Parla il tede�sco come un tedesco, l'ingle�se come un anglosassone, si muove a suo agio nelle uni�versità germaniche e nelle amministrazioni americane, veste di nero come un intel�lettuale di Harvard ed esibi�sce un taglio cortissimo di capelli da marine. Certamen�te disprezza il nazionalismo arcaico e religio�so di Kostuni�ca, ne disprez�za forse an�che la legno�sa e come as�sopita digni�tà contadina, probabilmen�te gli dà sui nervi il formali�smo legalitario del giurista che aspetta sempre una legge parlamentare per concedere l'estradi�zione e che vede in Milose�vic un imputalo non anco�ra dichiarato colpevole dai tribunali serbi. Per Djindjic invece, prima la Serbia si sbarazzerà del criminale di guerra, tanto prima arrive�ranno gli aiuti americani di cui i serbi hanno bisogno per risalire in fretta dalle stalle dell'Est alle stelle dell'Ovest. Egli sa, e fa capire di saperlo benissimo, che è all'Aia che si deve investire il patrimo�nio della nuova credibilità internazionale di Belgrado per riscuotere poi, a Washin�gton, l'utile con interessi maggiorati. Proprio questa mancanza di rigorismo schematico, que�sta sua totale indifferenza postcomunista ai grandi prin�cipii, diciamo pure questo suo disinvolto empirismo po�litico, lo hanno aiutato a ribaltare totalmente in pochi mesi la situazione. L'eccezio�nalità di Djindjic, piaccia o non piaccia, è nel fatto che egli ha operato il miracolo staccandosi nettamente dal�lo sfondo mitologico e dai cliché romantici e convenzio�nali dell'antropologia dei suoi connazionali. Crede nel fare più che nel rievocare. Senza la sua intraprendenza agnostica, senza le sue doti organizzative, il suo scatto decisionista e il suo innegabi�le coraggio, l'accozzaglia dei 18 partiti del «Dos» non avrebbe mai vinto lo scontro con Milosevic nell'ottobre del 2000 e lo stesso alleatoantagonista Kostunica non sarebbe mai diventato il capo dello Stato demiloscevizzato. E probabilmente, anzi, certa�mente, senza di lui, Milose�vic non sarebbe ora in prigio�ne ma tuttora nella candida villa nobiliare di Dedinje. Il premier contesta al rivale di essere «alleato oggettivo» del deposto dittatore di Belgrado Si presenta come pragmatista, «il destriero che l'Occidente dovrebbe cavalcare» ziona�nnarlo ante m��i�an�ca voglia nazio�n ha la alizio�tunica i, ma ciente uncia�l'arre�ttissi�salva� e a se to sul militari ender�jindjic o, è il o due primo, altre zitutto o, che sulle fisca�ei suoi ompli�reddo, iSlobodan Milosevic e Vojislav Kostunica in una caricatura d Levine destriero che l'Ovrebbe cavalcarOggi egli metdelle molte sue insieme schiettetorie, quelle chetagliano al momE' il primo pragdentalizzante dil più veloce dedell'Occidente. sco come un tedse come un angmuove a suo agversità germanamministrazionveste di nero colettuale di Harvsce un taglio capelli da marinte disprezza il arcasoctenesmodel aspettlegge per concezione e che vvic un imputra dichiarato tribunali serbiinvece, prima sbarazzerà del guerra, tanto pranno gli aiuti cui i serbi hannrisalire in frettdell'Est alle steEgli sa, e fa capbenissimo, che si deve investirnio della nuovitil Slobodan Milosevic e Vojislav Kostunica in una caricatura d Levine