Bse, una proteina spia del contagio

Bse, una proteina spia del contagio | SANITÀ' | SCOPRIRE I SINTOMI DELLA «MUCCA PAZZA Bse, una proteina spia del contagio COME FUNZIONA ILTEST RAPIDO ALL'ISTITUTO ZOOPROFILATTICO DI TORINO MA GLI ESAMI SU ANIMALI TROPPO GIOVANI NON SEMPRE SONO EFFICACI Maria Caramelli (*) L ITALIA ha esaminato fi' no a oggi oltre 55.000 bovini, identificando nom ve casi (più due sospetti) di BSE, encefalite spongiforme bovina. Ma come funzionano i test rapidi per individuare la malattia? I test si basano sul rilevamen�to di una proteina, la PrPsc, che si ritiene sia il marker della malattia. La PrPsc è la versione patologica, in grado cioè di pro�vocare le lesioni al cerveDo, di una glicoproteina di superficie che è normalmente presente nei neuroni e nelle cellule gliali e di cui è ancora sconosciuta la fun�zione. Per mettere in evidenza la PrPsc si sfrutta una delle sue caratteristiche principali, e pre�cisamente la parziale resistenza alla digestione con proteasi, mentre la forma normale ne viene completamente digerita. Applichiamo quindi sul campio�ne di cervello gli enzimi che distruggono la proteina norma�le, "buona", lasciando che alla reazione con l'anticorpo mono�clonale diretto verso la protei�na, si leghi e si evidenzi soltanto quella "cattiva", la patologica, che è il segnale della presenza deUa malattia. La differenza tra le metodi�che classiche immunoistochimica e Western blot, che utiliz�ziamo ancora in fase di confer�ma diagnostica della BSE e i test rapidi è che la standardizza�zione d�questi ultimi permette d�esaminare un grande numero di campioni rispetto a quanto possibile con i metodi tradizìonali, e in tempi decisamente abbreviati. Oggi sono tre i test rapidi validati in sede europea, uno di produzione svizzera, uno francese e uno irlandese, mentre altri sono in arrivo. In Italia usiamo il Prionics, un test immunobiochimico che viene esegui�to su una parte del tronco encefalico, detta obex, e la cui esecu�zione prevede l'omogenizzazione del campione e la digestione con proteasi; quindi si esegue un'elettroforesi seguita dalla ri�velazione con l'anticorpo. Se in�dubbiamente il test rapido ha avuto un benefico ruolo rivelato�re della presenza della BSE nel nostro Paese, è però essenziale avere bene chiaro quale può esseme l'uso proprio e quello che può essere un utilizzo diver�so, strumentale per diversi obiettivi, di natura economica e sociale. Il test rapido è un mezzo di sorveglianza attiva, utile per dare preziose informazioni sulla diffusione della BSE. In que�sto senso rappresenta indubbia�mente un passo importante per mighorare la salvaguardia del consumatore. Ma esso non deve essere usato per concedere ai singoli bovini testati una fuorviante qualifica di "BSE-free". Ci vuole molta cautela nel cpnsiderare non infetto l'animale negati�vo, che potrebbe essere invece portatore, in una fase iniziale della malattia, di una carica di infettività molto bassa, non rile�vabile, ma già capace di diffon�dere l'infezione. Questo perché innanzitutto i test non sono test precoci: sono piuttosto dei test preclinici, che sicuramente permettono di indi�viduare la presenza della malat�tia in un fase precedente alla comparsa dei sintomi, ma tutto sommato di poco. Ciò è ben chiarito in uno studio di Gerald H.Wells sull'infezione sperimen�tale del bovino: la comparsa della PrPsc rilevabile con i meto�di a disposizione in assenza di sintomi clinici, risalirebbe a 32 mesi dal momento di sommini�strazione per via orale di dosi elevate di materiale cerebrale infetto. I primi segni clinici di malattia compaiono 36 mesi do�po l'infezione: ne consegue che l'identificazione nel tessuto cere�brale della PrPsc precede di pochissimo la comparsa della malattia. Per questo, anche l'ap�plicazione dei test rapidi su animali molto giovani è poten�zialmente inefficace in quanto l'infettività eventualmente pre�sente sarebbe cos�bassa da risul�tare non rilevabile con la meto�dica a disposizione. Un'altra co�sa molto importante è che non s�attribuisca al test rapido un compito esclusivo, attribuendo�gli capacità di totale scudo dalla BSE. L'uso del test non deve esonerare assolutamente dalla scrupolosa adozione delle misu�re di riduzione dei fattori di rischio. Ci si riferisce in primo luogo al controllo dei divieti d�utilizzo delle farine animali. Tutti �dati epidemiologici so�stengono che le farine di carne ed ossa sono state il veicolo dell'infezione e che la grande maggioranza dei casi si è infetta�ta per il riciclo d�tessuti infetti attraverso le farine. Altro punto cruciale è la verifica dell'effetti�vo smaltimento dei materiali a rischio, cioè quei tessuti ad alta infettività (cervello e midollo spinale soprattutto) che devono essere distrutti e non entrare in alcuna catena alimentare, uma�na o animale. (*) Centro di referenza nazionale per la BSE. Istituto Zooprofìlattico di Torino FINO AD OGGI IN ITALIA SONO STATI ESAMINATI QUASI 55 MILA ANIMALI SCOPRENDO NOVE CASI DI BSE TUTTAVIA I TEST RAPIDI NON SONO SUFFICIENTI PER EVIDENZIARE LA FASE INIZIALE DELLA MALATTIA

Persone citate: Gerald H.wells, Maria Caramelli, Mila Animali

Luoghi citati: Italia, Torino