Lerici calda e blu: una perla sul golfo dei poeti

Lerici calda e blu: una perla sul golfo dei poeti TRA MARE, MONTAGNA, CIELO, LECCI, CORBEZZOLI. ULIVI LIGUSTRI E MORTELLE DI MACCHIA MEDITERRANEA Lerici calda e blu: una perla sul golfo dei poeti WEEKEND Giovanni Tesio SI può cominciare dal cimite�ro vecchio. Lerici conserva ancora dei segreti, nono�stante i suoi galloni di luo�go turistico e le numerose ag�gressioni del peggio: ieri qual�che sfregio palazzinaro, oggi ben quattro navi porta-contai�ner che stanno là come avvisi di reato, battute da un vento che consuma le onde e da una piog�gia che trasforma'il Golfo dei Poeti in una visione tra Tumer'e Friedrich. Lerici resta beha. Più bella ancora se a dettare i passi del guardare è un regista come Lui�gi Monardo Faccini, autore per connaisseur (fi Morandini lo mette tra i mighori cento deha storia del cinema). Faccini ha parlato di questi luoghi in un romanzo («La baia deha torre che vola»), in un libro di racconti («Il castello dei due mari») e ora in un album fotografico pubbli�cato dall'editore De Ferrari («C era una volta un angelo di nome Willy»), da cui nelle sale del Castello di Lerici è stata tratta una mostra. Sahamo dunque al cimitero vecchio (il nuovo è stato sposta�to aha fine deh'Ottocento a Narbosto, sulla strada per La Serra) percorrendo via Cavour, prose�guendo per via San Francesco d'Assisi («già Giordano Bruno»), passando sotto l'archivolto deha chiesa di San Francesco e svol�tando subito a destra per arriva�re dopo un budelhno sulla sinistra aha salita di acciottola�to grosso che introduce attraver�so uno spicchio di solicello ad un concerto di usignoli: ventidue passi in larghezza per quarantot�to in lunghezza con qualche tomba profanata dal tempo e dall'incuria, qualche monumen�to funebre salvato per miracolo (assai grazioso quello tardo otto�cento ad Ort.ensia Bonifazio), qualche lapide in frantumi e i lecci deha rimembranza. Quasi nulla, in fondo, ma un paese può cominciare di qui, dal segreto di una piccola renitenza che si è trasformata, grazie a Faccini, in riparazione. Il nostro percorso ha avuto in realtà un andamento più tradi�zionale. Partiti daha stazione ferroviaria di La Spezia abbia�mo costeggiato i cantieri navali, ci siamo tuffati neha galleria degh Scoghetti planando su San Terenzo, che guarda a Lerici senza invidia, paga dei suoi quar�ti eh nobiltà artistica e letteraria. Costeggiando il golfo ci fermia�mo orcT davanti aha casa di Shelley e Faccini mi indica una dietro l'altra le frazioni dehe alture: Solaro, Bagnola, Pugliola, Narbosto, La Serra, informan�domi che per chi vogha cammi�nare c'è una strada a mezza costa che le congiunge (aha Ser�ra ha casa Giovanni Giudici e fino a non molto tempo fa vive�va un poeta dialettale di sobria grana lirica come Paolo Bertolani, che adesso è a Romito, non lontano da qui). Poi Faccini mi porta da Bardi, una bottega di ottica e foto che sta sul lungoma�re, al numero 3 di via Biagini, per sfogliare i due grandi hook di foto deha Lerici d'antan, da cui chi lo desideri può avere (due giorni d'attesa) una copia. Da�vanti all'albergo «Shelley e delle Palme» mi cita la Virginia Woolf dei diari: «Lerici è calda e blu» e sempre costeggiando mi porta a Marahmga, che tra lecci corbez�zoli uhvi ligustri e mortelle di macchia mediterranea offre uno stupendo sguardo, di rimpetto su Portovenere che becca le isole Palmaria e del Tino, e l�a destra la parte a mare del castel�lò di Lerici con il Borgo Pisano accucciato. Un'immersione tutta paesagpstica. Percorrendo una di quele «creuze» rese famose da De André, incassate tra i muri che delimitano orti e proprietà, scen�diamo per un acciottolato con�sunto dal lungo uso via Taghata e dopo aver percorso un bel po' di scalini sbocchiamo sul borgo medioevale passando davanti al�la Rupe Canina che fu già regno di Valentino Bompiani. Imboc�chiamo la Salita al Casteho che si stagha con la sua mole scabra e la sua torre pentagonale tra le spume del mare che picchia e i voh dei gabbiani che sfruttano eleganti le correnti ascensionah. Il Casteho è oggi sede del Museo Geopaleontologico di Lerici e fino al 16 aprile ospita con la mostra del cimitero vecchio di Faccini anche una piccola mo�stra di Soffici. Non resta che tentare Fiascherino e Teharo. A Fiascherino visse Lawrence, a Tellaro visse e mor�Soldati, che abitò una villa non memorabhe proprio al fon�do deha via dedicata a Lawren�ce (la casa è ancora h, col pontile che portava direttamente allo studio). Teharo è un borgo a picco sulle rocce e Lawrence in una lettera scrisse: «Quando mi reco a Teharo per la posta Imma gino sempre di incontrare Gesù che conversa con i suoi discepoli sotto gh alberi argentei». Oggi non è più così, ma daha chiesa a picco di San Giorgio è comunque «bello abbandonarsi ahe fantasie che ispira il mare, aggressivo sugli scogh. Da La Spezia si costeggiano i cantieri navali e ci si tuffa nella galleria degli Scoglietti Uno scorcio di Lerici