Nelle trincee di Caporetto

Nelle trincee di CaporettoNelle trincee di Caporetto Angelo Gatti, studioso di storia militare, collaboratore di Cadorna, testimone della Grande Guerra A ricordarsi di Angelo Gatti rimangono solo pochi e va�lenti storici che si sonp occupati della «grande guer�ra». E questo perché questo colto ufficiale di carriera, con il pallino' della scrittura (mentre il padre, pure professionista delle armi, aveva quello della musica ed era primo tamburo nella banda dell' esercito) oltre ad essere a cavallo della grande guerra uno dei più autorevoli esperti di cose militari, delle quali scrive per il II Corriere della Sera, per la La Stampa, per Il Secolo, lascia non poche né irrilevanti opere dedicate al pri�mo conflitto mondiale. Apparentemente del tutto scor�date per i più sono-invece le sue prove letterarie. A cominciare da quel!' Ilia e Alberto. ispirato a Gatti dalla dolorosa esperienza della morte della moglie pubbhcato nel 1931 e che pare sia stato uno dei romanzi preferiti da Don Luigi Giussani, il sacerdote fonda�tore di Comunione e Liberazione. Ilia e Alberto è un testo certamen�te datato nella scrittura ma che affronta quella insopportabile provocazione rappresentata, in ogni legame di cuore, dalla morte dell'essere amato (non a caso Ga�briel Marcel affermava che direna qualcuno ti amo è come dirgli tu non dovrai mai morire). E' quello di Gatti un matrimo�nio sereno e febee e dura ima decina di anni operosi trascorsi nella casa milanese di via Leopar�di 8. Le nozze vengono celebrate nell'ottobre 1917, il mese cruciale di Caporetto. Tanto che Gatti non può giungere a Milano per la cerimonia e la promessa sposa, EmUia Castoldi, viene portata all' altare con un matrimonio di guerra, celebrato per procura dal fratello, quel Carlo Gatti che si conquisterà non effimera fama come musicista alla Scala. Poi nel 1927 la morte di Emilia, causata da una breve e trascurata malat�tia. «Scomparendo, morendo Ilia scrive Gatti è iniziato il caos universale». Un tema, quello del disordine della morte che sottrae senso al vivere, motivo costante della condizione umana e su cui si china con cristallina e tagliente sofiferenza anche II nespolo, la più recente «cognizione», proprio nel senso di personalissima esplo�razione lungo i territori dell'espe�rienza, di Luigi Pintor. Come ha sottolineato Davide Rondoni che ha curato la riedizione di Ilia e Alberto nel 1994, nella collana rizzoliana «Libri dello spirito cri�stiano» «i Padri della Chiesa dicevano che la vita di un uomo consiste nell'affetto che principal�mente lo sostiene, e se quindi viene meno quell'affetto tutto va nel caos. Quindi se ciò che amia�mo dura, allora può esserci ordi�ne, nel senso di destinazione della mia vita, oppure se ciò che amo anch'esso non dura, se posso dire con Montale solo quello che non siamo... se tutto è nulla, se ciò che ' amo e che vorrei non morisse, muore, allora è tutto per forza caotico, tutto è niente, tutto è no». Un no contro cui Angelo Gatti deve aver combattuto strenua�mente se, proprio a conclusione del romanzo, sulle labbra di Alber�to, il protagonista dietro cui neppur tanto colatamente l'autore stesso si racconta, affiora un sem�plicissimo e vitale «sì». Ilia e Alberto raggiunge presso�ché subito il successo imponendo�si, nei primi Anni Trenta, con quattordici edizioni, come uno dei più conosciuti romanzi italia�ni. E negli anni successivi viene tradotto in tedesco, francese, olan�dese. Meno fortunato invece è l'altro romanzo, Il mercante del sole, pubbhcato da Gatti nel 1942, sei anni prima della morte. Al di là del successo letterario a fissare memoria di Angelo Gatti nella vicende pubbliche del Nove�cento italiano è però il ruolo di esperto divulgatore di cose mihtari che si conquista presso la gran�de stampa. Nato a Capua nel 1875 abbraccia giovanissimo la carrie�ra militare che tuttavia non lo distoghe del tutto da qualche prova poetica. E però solo appro�dando a Torino nel 1912 come docente di Storia e di Arte Milita�re alla Scuola di Guerra di Torino che comincia a intervenire sui temi militari dalle colonne dei quotidiani. Prima collabora alle pagine della Gazzetta del Popolo e qualche tempo dopo, su invito di Luigi Albertini, sale sulla podero�sa corazzata interventista del Cor�riere. Da questo prestigioso trampoli�no Gatti, che appartiene a quel club di élite che è di fatto lo stato maggiore dell'esercito, viene coop�tato su pressione del clan Alberti�ni assai potente e attento agh asretti comunica2ionali del con�flitto nello staff di Cadorna. Il suo compito è di redigere, condivi�dendo la vita quotidiana di Cador�na, la storia ufficiale della guerra in corso. E di dargli qualche dritta, oltre a quelle che beninte�so gli giungono dall'influentissimo Albertini, su come rendere meno rocciosa la sua immagine di condottiero. Da questo punto di vista Gatti è in quegli anni, con Giulio Douhet, imo dei pochi ufficiali di carriera abili a maneggiare con grande efficacia la comunicazio�ne. Solo che Douhet, oltre ad avere un pensiero strategico di amplissimo respiro (non a caso è imo dei pochi, con Machiavelli, ad essere studiato ancora nelle accademie militari di tutto il mon�do), ha un pessimo feeling con il generalissimo: tanto che questi gli fa terminare la guerra in una cella del forte di Fenestrelle. Solido e rispettoso, invece, il legame di Gatti con Cadom^. Lo segue a Parigi dopo la defenestra�zione del generalissimo conse�guente a Caporetto (e l�Gatti scriverà l'interessante Un Italia�no a Versailles che ben rende le faide interalleate che preparano il tristissimo dopoguerra). Ma oltre alla direzione dell'im�ponente Collezione di diari, me�morie, documenti per servire alla storia della guerra nel mondo edita da Mondadori in 32 volumi a far di Gatti un testimone impor�tante della grande guerra è il suo Caporetto. Diario di guerra (mag�gio-dicembre 1917). Pagine in cui pur non tradendo mai la fiducia di Cadorna rende assai bene il clima dell'olimpo udinese in cui operano i massimi responsabih della condotta della guerra: inter�vallando alla implacabile regi�strazione delle loro meschine gelo�sie, delle miopie tattiche e strate�giche delle «aquile d'oro» le immagini più crude e la straluna�ta e cruenta realtà che impera nelle trincee dove sta morendo la mighore gioventù d'Italia. DA LEGGERE Angelo Gatti Diario di guerra (maggio-dicembre 1917). II Mulino, Bologna 1997 Angelo Gatti Ilia e Alberto a cura di Davide Rondoni Rizzolì-Bur, Milano 1994 Angelo Gatti, militare, storico e giornalista nella guerra del '15 Halifax r