Al Viminale in onda il festival dei simboli

Al Viminale in onda il festival dei simboli AL MINISTERO DELL'INTÈRNO PARTITA U^^^ LISTE: HA VINTO DI PIEfRO Al Viminale in onda il festival dei simboli Nella corsa dei contrassegni un bestiario da cartoni animati B! reportage Filppo Ceccarelli ROMA ESTIALE, regressiva, stra�lunata e personalizzata. Ec'co come si presenta la politi�ca italiana nei contrassegni elet�torali che da ieri sono comincia�ti ad apparire nelle bacheche dell'ufficio elettorale, al ministe�ro dell'Interno. Una politica anche un po' furbona, ma senza più sprazzi creativi, anzi desolatamente po�vera e smorta sul piano dell' immagine. Gli impiegati si fer�mano a rimirare, colpiti soprat�tutto per quanto possa definir�si «colpito» un ministeriale capi�tolino dalla lista «Forza Ro�ma», in ovvia composizione cro�matica giallorossa; oltre che dal�la lista rivale, «Avanti Lazio», in bianco e azzurro, chiaramente disegnata dalla stessa mano, ol�tre che pensata dalla stessa men�te. A colpo d'occhio, tutti insie�me, e per giunta illuminati dai tubi al neon in un corridoio all'estrema periferia del Vimina�le, i simboli dei partiti trasmetto�no un'impressione di compiuta e sovrabbondante irrealtà. In poche ore, nella sola giornata di ieri, se ne sono accumulati quan�ti se ne poterono rimirare nell'ormai lontano 1979: una sessanti�na. Negli Anni Ottanta la fanta�sia iconografica fu infatti conte�nuta, come del resto la frammen�tazione politica. Il big bang si verificò nel decennio seguente, allorché iniziarono ad esplodere i grandi partiti, generando an�che sulla scheda, leghe, reti, pensionati, soli che ridono, auto�mobilisti, ambientalisti, pescacciatori, casalinghe e perfino il partito dell'amore, le cui inse�gne recavano il volto di Moana Pozzi. E comunque: 247 contras�segni alle politiche del 1992; 304 nel 1994; 294 nel 1996. Ora, per completare la tradi�zionale e inconsapevole mostra di grafica politica del 2001, resta�no in realtà ancora due giorni di prevedibile e intenso affollamen�to simbolico. Ma il materiale è già sufficiente per azzardare un'estetica del contrassegno elettorale. Fra intuizione ed espressione, dopo tutto, tra fan�tasia e logica, scientia cognitionis sensitivae e arspulchre cogitandi, anche questi mostriciattoli meritano un qualche scrupolo documentario. E allora: troppe bestie. Ci sono infatti somari (democratici e imitazioni), orsi e orsetti (i verdi-verdi presentano una spe�cie di Voghi o Bubu), capre (terzo polo autonomia, non si capisce il nesso), gabbiani (Di Pietro, ma con un'ala colorata), cavalli (rampanti tipo Ferrari o anche l�con ali), delfini (probabilmente, come già nel 1994, espressione della lista dell'ex onorevole Raf�faele Delfino) e mucche (allevato�ri padani, con trifoglio in boòca). Ma quel che più colpisce è che tutti questi animali appaiono senz'altro disegnati uà chi non ha alcuna dimestichezza con gli animali, ma ne ha fin troppa con i cartoni animati. Questo tratto di bestialità disneyana, che nelle intenzioni vorrebbe essere evoluta e accat�tivante, si riflette con più torvi propositi anche nella lista «Ba�sta immigrati clandestini» che pone nel proprio emblema fac�cette di arabi, indiani, cinesi e slavi come fossero le caricature dei cattivi nei fumetti o nella vignette satiriche. A rendere il tutto più straniante, questa specie di modernità televisiva sembra contrapporsi alla potenza residuale del passa�to, anch'esso piuttosto semplifi�cato dal punto di vista illustrati�vo: fasci, falci e martello, bilan�ce più o meno giustizialistiche e spighe di grano. I segni, insom�ma, di un'Italia ideologica e perfino contadina in cui trova posto financo una Lega naziona�le d'Istria, Fiume e Dalmazia che nel suo stemma, per maggio�re chiarezza, scolpisce: «Mirabi�li lembi d'Italia». Il tutto a pochi centimetri dall'inevitabile «Par�tito intemettiano», che si distin�gue per lo sfondo azzurro e la inesorabile «@». ' Il palese cortocircuito tra vec�chio e nuovo è ben sintetizzato in una lista che si chiama con vaga risonanza fiscale ma inconscia energia metafisica e poe�tica: «Scaricare tutto e tutti». Si vede un uomo come lo potrebbe disegnare con mano incerta un bambino di quattro anni. Un salto iconografico all'indietro impressionante, un vero e pro�prio ritomo ai graffiti della pri�ma infanzia. In bilico fra kitsch e trash, d'altra parte, il sole nascente dallo schermo di un computer di Democrazia europea-Socialismo autonomo. Di sconfortante mestizia la calcolatrice elettroni�ca che spicca nel simbolo gialhno de «I commercianti e artigia�ni uniti». Mentre la povera grafi�ca del «Comitato per la difesa della famiglia» pone al centro della scena un padre, ima mam�ma e dei figli, molto simili a entità di natura ectoplasmica. Molto meglio l'ingenua raffigu�razione in bianco e nero dell'«Associazione popolare italiana per la verità»: un magistrato in pri�mo piano, un carabiniere con i baffi che trascina in ceppi un cittadino, probabilmente inno�cente. La evidente valenza autobio�grafica di questo simbolo intro�duce alla dunensione definitiva�mente personalizzata di parec�chie liste. Armando Piano Del Balzo, autonominatosi «il gene�ralissimo», sembra ispirarsi al «bersaglio» della Settimana enig�mistica, con cerchi concentrici, cos�drammatizzati nella loro elettricità gialla e rossa da culmi�nare in un «Sos». Il nome di Renato Fiorelli, un altro che ha fornito il proprio nome a una lista, risulta invece placidamen�te adagiato sotto un grappolo di uva nera. Altri notevoli: «Soffrit�ti per Ferrara», in campo blu, con rocca orientaleggiante; poi «Nuove idee Barani», «Buonanno controcorrente», «Con Bonfante la Bassa in Parlamento», «Faller deputato» («Cittadini co�me te, insieme», con arcano imbuto e stella) e «Vola Molise», lista Aida Romagnuolo, che ri�corda un po' il logo di Rai 1. Ancora ima volta Mirella Cece, sempiterna leader del «Sacro Romano Impero Liberale Cattoli�co», ha offerto la propria foto, con pettinatura gonfia e cotona�ta. Mentre del giornalista sicilia�no Sebi Roccaro («lista del Popo�lo»), pure lui ritratto in foto, colpisce fin troppo l'allegria. Il simbolo meno scontato è quello di «Cuore italiano»: una casetta inserita in un cuore, appunto, e il motto «Vivrò solo per servirti». Sarebbe piaciuto a Zavattini. In alto si legge la sigla: D.C.R.P.C.L.L. E nell'enig�ma si consuma l'estetica del contrassegno elettorale; e forse pure la sua vana suggestione d'inizio secolo. Somari, orsetti, capre, gabbiani, delfìni e mucche con allegri disegni in stile disneyano Si vince anche con una bella immagine? Gli impiegati colpiti dai colori degh stemmi di Lazio e Roma Anche un emblema anti-immigrati con faccette di arabi e cinesi Nelle ultime elezioni der96 si presentarono 294 formazioni politiche: e c'è anche un cuore con la scritta «Yivrò per servirvi» MERDI \V5S1I//.., ^ In alto i verdi-verdi con una specie d�Voghi o Bubu, qui sopra il cortocircuito tra vecchio e nuovo sintetizzato nella lista «Scaricare tutto e tutti» «Vola Molise», lista Aida Romagnuolo, che ricorda un po' il logo di Rai I In questo simbolo il nome di Renato Fiorelli è placidamente adagiato sotto un grappolo di uva nera «Soffritti per Ferrara» simbolo in campo blu con tanto di rocca orientaleggiante Armando Piano Del Balzo, «il generalissimo», si ispira al bersaglio della Settimana enigmistica UIIIAIVITI LAZIO Il simbolo «Avanti Lazio», in bianco e azzurro chiaramento ispirato alla squadra di calcio ^LC^iiilP Mirella Ceca, leader del «Sacro Romano Impero», si offre con pettinatura gonfia e cotonata -ir «fc «Basta immigrati clandestini» pone nel proprio emblema faccette di arabi, indiani, cinesi e slavi FORZA In opposizione a Forza Lazio, ecco Forza Roma: il derby calcìstico della capitale si giocherà anche nell'urna?