Polo, sulle liste un vertice di dodici ore di Ugo Magri
Polo, sulle liste un vertice di dodici ore Polo, sulle liste un vertice di dodici ore L'intesa nella notte, continua il pressing sul Psi: «Facce nuove» Ugo Magri ROMA Centralini intasati per tutta la giornata, ieri nella residenza berlusconiana di via del Plebiscito: una folla di aspiranti candidati premeva speranzosa e dispera�ta per conosbere la propria sorte, che veniva decisa nello studio del Cavaliere al piano nobile di Palazzo Grazioli. Bossi e Fini, Buttiglione e Casini erano stati risucchiati l�dentro alle dieci del mattino, e ne sono usciti a notte fonda. Pausa caffè verso mezzogiorno, pranzo frugale intor�no alle due, merenda all'ora del tè, quindi cena a base di pizza e spaghetti, con brindisi finale per l'accordo raggiunto. Però dopo il brindisi Berlusconi e i suoi ospiti si sono rimessi a capo chino sui tabulati, «questo collegio è mio», «no è mio», segno che di casi aperti ne erano rimasti ancora parecchi. Per esempio, nonostante Fini abbia annunciato verso mezzanotte che «l'accordo è chiuso in tutte le regioni», la Sicilia resta un cantiere, per le solite difficoltà locali e in attesa di avere una risposta definitiva da Sergio D'Antoni, cui viene tenuta socchiu�sa la porta. Così, aspettando l'epilogo, la fascinosa deputatessa azzurra di Palermo, Cristina Matranga vive sui carboni ardenti. E' andata peggio nel Nord all'avvenente Anna Maria De Luca; ieri è uscita da via del Plebiscito con un mesto «non sono in alcun collegio». Altri personaggi, come il filosofo Lucio Colletti, stanno vivendo un'esperienza da montagne russe. Mercoled�a pranzo il suo nome era depennato dalle liste di Forza Italia, alle due di notte l'intervento di amici nelle alte sfere aveva convinto il Cavaliere a ripescarlo; sembrava fatta, ma ieri mattina sono comparse alcune interviste in cui Colletti confermava la sua fama di «eretico», per cui niente da fare; in serata, nuovo pressing degli amici, e faticoso ricupero... Se manterrà i nervi saldi, l'anziano filosofo si troverà accanto a un altro esponente della cultura «liberal», Ferdi�nando Adornato, che Berlusconi è entusia�sta di mettere in campo come antidoto alla purga di intellettuali: esce di scena lo storico Pietro Melograni, e restano pochis�sime chances al cossighiano Giorgio Re�buffa, che fu tra i protagonisti della Commissione bicamerale, per il quale pare non ci sia proprio posto. Inesorabil�mente «segati» i liberal Taradash e Calderisi. Ieri, i nomi di cui più si è discusso durante il vertice sono stati quelli sociali�sti. Bossi e Fini hanno ribadito il loro niet alle candidature di Claudio Martelli e Gianni De Michelis. Un comunicato con�giunto del centro-destra, diramato verso sera, invitava «il Nuovo Partito Socialista ad un gesto di coraggioso rinnovamento, con candidature di un personale giovane e impegnato, capace di unire sui collegi uninominali tutto l'elettorato della Casa delle libertà». Salamelecchi a parte, un aut-aut: l'alle�anza si può fare, ma senza quei due. Rottura definitiva? Non pare proprio. «C'è ancora tempo fino a domenica per un chiarimento», spiega Bobo Craxi che ver�so le dieci di sera si è aggregato al summit. A quanto pare, la strada è segnata: nessuna alleanza organica tra socialisti e Casa delle libertà, ma solo un «accordo tecnico» tra nuovo Psi e Berlusconi, col figlio di Bettino unico candidato della vecchia guardia. Amaro Martelli: «Chissà se ci saranno giovani militanti disponibili a fare il loro apprendistato parlamentare accanto a Bossi, La Russa, Borghezio, Previti...». Già, per l'ex ministro della Difesa al centro di feroci battaglie giudiziarie ieri nessuno ha storto il naso. Sarà nel colle�gio «blindato» di Roma Cassia; Amedeo Matacena, altro personaggio nel mirino dei giudici, verrò piazzato in Calabria. E l'ex ministro De Calogero Mannino trove�rà posto (salvo terremoti siciliani) nel collegio di Sciacca in quota Cdu. I «boatos» raccontano che la trattativa più faticosa ieri sia stata sul Lazio. Era in ballo l'auto-candidatura di Francesco Sto�race contro Walter Veltroni nel collegio di Roma Prenestino, ma Berlusconi e Fini l'hanno convinto a desistere dai suoi propositi con il seguente argomento: «Se poi vinci, ti tocca dimetterti da presidente della Regione. E' un rischio che non possiamo correre». Messa così, Storace non ha potuto che convenire. Martelli ironico: «Pescheremo nella federazione giovanile» Fini convince Storace a non sfidare Rutelli nel collegio di Roma-Prenestino
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