Mastella, il replicante di se stesso di Augusto Minzolini

Mastella, il replicante di se stesso PROTAGONISTI E COMPRIMARI NELLA MARATONA DI PIAZZA SANTI APOSTOLI Mastella, il replicante di se stesso Come cinque anni fa, ai vertici del centrodestra retroscena Augusto Minzolini ROMA GIUSTAPPUNTO cinque, an�ni fa, neUa giornata in cui SUvio Berlusconi stava deci�dendo le Uste elettoraU per le poUti�che del '96, l'ahora presidente dei Ccd Clemente MasteUa lasciò U vertice del Polo sbattendo la porta e costrinse un disorientato Pierferdinando Casini a seguirlo. Poi i due aspettarono per un'ora la telefona�ta riparatoria del Cavaliere a piazza Montecitorio con la paura di chi non sapeva se sarebbe mai arrivata. Cinque anni dopo si è ripetuta la stessa storia: non più nel Polo ma neU'Ulivo, con Enzo Carra al posto di Casini, e con l'incorreggibile Cle�mente a recitare la sua parte di sempre. L'altro ieri quando Mastel�la si è sentito raggirato, quando ha visto alcuni dei suoi uomini candi�dati in coUegi a rischio o addirittura senza un posto in Usta, quando ha scoperto che neUa piccola pattugUa deU'Udr i sottosegretari Fabris e Saraca erano a rischio, i fedeli Giorgianni e Petrini rimasti senza posto, cos�come U foggiano Ricci, non ci ha visto più. E aUora vai con il telefono e giù con le minacce. Come sempre. «Se tentate di fregar�mi faccio o' pazzo ha detto U MasanieUo del Sud ai vari Rutelh, Parisi e Fassino -. A cà nisciuno è fesso e di certo a me non mi fa fesso Marini. Per ricompensarmi di quel�lo che mi avete tolto al Nord e al Centro dovreste darmi tutti i coUegi sicuri deUa Campania. Per cui discu�tiamo e rispettiamo i patti. Altri�menti sabato io la mia firma sotto la presentazione del simbolo deUa Margherita non la metto neanche se vi inginocchiate e mando tutto aUa malora...». E già MasteUa quando si cala nei panni di «o' pazzo» è impareggiabi�le. «Se non mi date retta io esco dalla Margherita ha minacciato e se è necessario anche daU'Uhvo. Se non vi fidate di me perché pensate che dopo le elezioni passo con Berlu�sconi ditelo: vi ricordo che avrei potuto mandare a casa prima U governo di D'Alema eppoi queUo di Amato più di una volta e invece sono stato leale. Questi sono i ringra�ziamenti. A me Andreotti mi telefo�na dieci volte al giorno per chieder�mi di passare daUa sua parte. A Fabris D'Antoni ha offerto anche U ruolo di capolista per il proporziona�le nel Veneto. Insomma, se quei dieci seggi non me h date voi sono in tanti che potrebbero garantirmeU...». Chi megho di MasteUa sa recita�re MasteUa. Ormai U suo personag�gio è indispensabile per mandare in scena la consueta notte dei lunghi coltelli, quella in cui ipartiti decido�no le liste elettoraU facendo un massacro di tanti potenziaU candidati. E, come al soUto, la commedia napoletana, pardon beneventana, . di MasteUa si rivela efficace. Proba�bilmente nessuno gh crede, i più sono convinti che Meffi, ma nessu�no vuole rischiare più di tanto e «o' pazzo» è pazzo solo a metà: aldilà deU'indigestione di parole grosse che propina ai suoi interlocutori, è consapevole del limite che non può superare. AUa fine la sceneggiata serve a raccattare solo qualcosa di più di quello che gh insidiosi alleati avrebbero voluto concedere. In po�che parole ad arrotondare, a mette�re insieme qualche spicciolo da sommare aUo stipendio, come gh attori thlettanti. Del resto in queste giornate in cui la politica dà U peggio di sé ogni personaggio ha la sua tattica da suk arabo, ha i suoi modi per fregare gU altri. E se ne compiace. Proprio ieri, al bancone del Bibo bar di una piazza SS. Apostoh trasformata in una specie di transatlantico di Mon�tecitorio, dove gh aspiranti candida�ti passeggiano in attesa che neUa sede dell'Ulivo i capi decidano. Franco Marini, plenipotenziario del Ppi neUe trattative, ha tessuto le lodi di se stesso davanti al poUziotto che gh fa da autista da armi: «Là dentro mi sento come la volpe nel poUaio ha confidato . Li faccio parlare, li estenuo in discussioni che vanno avanti fino aUe quattro di notte in stanze piene di fumo. Poi aUe 4 e 30 mi metto U cappotto, apro le finestre e l'aria fresca U rintontisce ancora di più. E' scienti�fico, U frutto di anni di esperienza. E solo a quel punto stringo». In fondo, se ognuno ha U suo manuale per fregare l'altro, la paz�zia di MasteUa è quasi un peccato veniale, che si può perdonare. Ep�poi anche daU'altra parte, nel Polo, c'è chi è abituato a recitare la stessa parte per portare a casa ciò che gh preme. Francesco Cossiga, un perso�naggio che MasteUa in passato ha eletto a proprio maestro, da giorni ripete questa frase che per lui è diventata quasi un motto: «Io sono U gatto mammome e se toccano i miei quattro gatti sono pronto a fare rappresaglie». E gira che ti rigira l'ex presidente è riuscito ad avere dal Cavaliere quello che ave�va chiesto. «Noi cossighiani ne avre�mo cinque sicuri confida il fedele Angelo Sanza -. Il figUo del capo ha avuto un coUegio sicuro, il nipote no. Rebuffa avrà un posto cosi così. Ma va bene». Eh s�la «pazzia» rende a destra come a sinistra. E in certi momenti è quasi una qualità essere capaci di aUentare i freni inibitori. MasteUa e Cossiga hanno imparato sui banchi deUa de che in certi momenti biso�gna essere homo homini lupus. E ora anche gh aUeati sono andati a scuola da loro: ieri mentre la povera candidata dei democratici, Argia Albanese, si lamentava bloccata da un'ora neU'ascensore deUa sede dell'asineUc, Pecoraro Scanio, mini�stro dei Verdi, si è lasciato andare ad una battuta tra U serio e U faceto che dà l'esatta immagine deUo spiri�to di queste giornate: «Una di meno, meglio così». li leader dell'Udeur «Volete fregarmi? Io faccio il pazzo, me ne vado dalla Margherita e magari pure dall'Ulivo... Non mi date i collegi? Attenti, c'è chi è pronto a garantirmeli Andreotti mi telefona dieci volte al giorno» Guerra di nervi tra gli alleati Cossiga: «Io sono il gatto mammone, se toccano uno dei miei quattro gatti scateno la rappresaglia» Marini: «Sono come la volpe nel pollaio Li lascio parlare, poi all'alba, colpisco...» Clemente Mastella leader dell'Udeur

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