Quando il leader ha paura di perdere di Filippo Ceccarelli

Quando il leader ha paura di perdere TUTTI NELLE ZONE «BLINDATE» MA GLI ELETTORI POTREBBERO PUNIRLI Quando il leader ha paura di perdere Candidati attenti, il «paracadute» può guastarsi retroscena Filippo Ceccarelli MA non glielo dicono i guru l'effetto che fa al�l'esterno questo spasmo�dico candidarsi, o meglio farsi graziosamente paracadutare in collegi sicuri, blindati, dove non c'è storia ed è impossibile perde�re? Fa un pessimo effetto, sia a destra che a sinistra. Tanto da sperare, con simmetrica equani�mità, che questi benedetti para�cadute non si aprano; e che anzi gli elettori si ribellino a queste imposizioni dall'alto, a questa specie di lotteria per cui partiti ormai ridotti a povere ombre di se stessi decidono di presentare chi gli pare a loro, dove gli pare a loro, e senza nemmeno spiegare il perché. Non passa giomo senza che l'inevitabile toto-candidature non offra qualche misterioso sproposito. Che cosa c'entrerà mai la Linda Lanzillotta, che è stata assessore al Comune di Roma ed è segretario generale di Palazzo Chigi, oltre che la signo�ra Bassanini, insomma, tutto bene, ma appunto: cosa c'entre�rà mai con il collegio di Rende, in provincia di Cosenza? E che cosa diavolo può offrire Renzo Lusetti ai mobiberi, ai pescatori e agli albergatori di Pesaro? E ancora, sull'altro fronte: c'è qualche ragione, a parte il cuore, per cui il bologpesissimo Pierferdinando Casini debba essere elet�to a Roma? La ragione l'unica che vale in questi momenti è che si tratta di tre collegi sicuri. Sulla base delle ultime consultazioni, infatti, confermate da qualche sondaggio (a proposito: sembra che il ministro Bianco abbia fatto fare sei rassicuranti rilevazioni su Catania centro) la Lan�zillotta, Lusetti e Casini sarebbe�ro in pratica nella condizione di auto-eleggersi. Va cos�per tanti altri, specie per la pletora di leader e sotto�leader che l'attuale politica con�templa. Per tutti il paracadute inteso sia come collegio blindato che come ulteriore collocazione di sicurezza anche nella lista proporzionale si configura in�fatti come una effettiva prova di prestigio, un riconoscimento di status. Così, nei tavoli convulsi che si tengono in questi giorni, in queste ore, a dire il vero non si assegnano solo candidature, ma si assicurano anche seggi con relativi e imminenti vitalizi e privilegi a Montecitorio e a Palazzo Madama. E insomma, almeno a dar retta alle voci: Bassanini a Sie�na; Bressa a Bolzano; Diliberto in Emilia; come Visco; Villetti in Toscana; Cossutta nelle Marche, Angius in Umbria; il verde Cortiana pure in Umbria, ad Assisi, e i frati non lo vogliono... Ce ne fosse uno nato dove lo vogliono eleggere, pardon candidare. Chissà se gli elettori delle Mar�che, dell'Emilia, dell'Umbria e della Toscana, le regioni rosse, gradiscono di essere trattati come pura massa acritica; chissà se magari, invece del politico paracadutato, avrebbero preferi�to una figura locale, uno che conosce i problemi della zona, un qualche sindaco che ci sa fare, o magari il deputato uscen�te. Attenzione: in Francia, giu�sto un paio di settimane fa, Jospin aveva fatto candidare un mucchio di ministri e sottosegre�tari in periferia, ma ilparachute è rimasto chiuso e la gauche se l'è vista brutta. Bene. Qui in Italia il socialde�mocratico Schietroma, che pure si credeva avesse ereditato il collegio paterno della Ciociaria, non è più tanto sicuro e adesso vuole andare nel Metaponto. Ma almeno, a sinistra, per quanto bislacche, queste pretese vengo�no fuori. Per quel che riguarda il tavolo di destra, che oltretutto si riunisce nell'abitazione privata di Berlusconi, il vertice concen�trato e informale che si dedica alle candidature lavora nel più assoluto mistero. Eppure, al dun�que, qualcuno dovrà pur spiega�re agli elettori di una certa circoscrizione le ragioni per cui la Casa delle libertà ha deciso di farli rappresentare alla Camera o al Senato dal signor Giuseppe Cossiga, di Francesco, per dire; o da qualche personaggio scelto dai cacciatori di teste; o da qualche cacciatore di immunità parlamentare, piuttosto, a cui il collegio sicuro tocca in via pre�giudiziale. E meno male che con la rifor�ma maggioritaria l'elettore sa�rebbe divenuto l'arbitro delle grandi scelte, e il sospirato bipar••titismo avrebbe riawicinato la politica ai cittadini. In realtà, senza nemmeno essere troppo ultimativi, queste candidature paracadutate soffrono un'evi�dente crisi di legittimità. E non solo perché provenienti da parti�ti ormai sradicati, fatti da «scar�ne oligarchie rivali li definisce il politologo Luciano Cavalli nel suo II primato della politica (Cedam) sospese, distaccate, leggere, "al vento"». Il guaio vero è che queste imposizioni verticistiche creano una frattura o forse approfondi�scono una divaricazione nel prin�cipio di rappresentanza. Per cui, se il criterio di fondo diventa «il bilancino delle quote spettanti a ogni partito della coalizione» come ha scritto Mauro Calise ne La costituzione silenziosa (Later�za), per gli elettori l'unica è fare buon viso a cattivo gioco». In altre parole, il paracadute eletto�rale è insieme il miglior alleato dell'astensionismo e lo specchio della peggiore politica. Una politica, dunque, fatta da tanti leader che sembrano gene�rali senza esercito; leader che, tanto per dare il buon esempio, irima pensano a se stessi, poi al oro partito e infine al successo della coalizione. Leader ormai incapaci di perdere; leader che hanno smarrito il gusto anche estetico del coraggio, del ri�schio, del proprio dovere «costi quel che costi». Non leader, uo�mini come tutti: con un paraca�dute, semmai, per farsi meno male. La Francia insegna: Jospin ha messo in lista molti ministri nelle zone ritenute sicure ma la gauche se l'è vista brutta E' un «vizietto» che accomuna destra e sinistra Un brutto segno: i politici hanno perso il gusto del rischio