Un giorno di guerra a Mogadiscio Dodici i morti, nove ostaggi deIl'Onu

Un giorno di guerra a Mogadiscio Dodici i morti, nove ostaggi deIl'Onu Un giorno di guerra a Mogadiscio Dodici i morti, nove ostaggi deIl'Onu MOGADISCIO La ennesima guerra somala è inizia�ta ieri mattina alle dieci nel pieno centro della capitale, sfregiata oggi come dieci anni fa dalle frontiere bellicose dei mini stati dei signori della guerra. E già si contano i morti: almeno dodici tra cui quat�tro civili (uno tra loro secondo le prime frammentarie, notizie sareb�be un occidentale). I feriti sono decine. Sei operatori dell'Orni e tre di «Medici senza frontiere» sono slati sequestrati da una banda di miliziani. Ma il bilancio è destinato a crescere perchè nella serata di ieri ancora la battaglia continuava furiosa. A aprire il fuoco è stato un gruppo di armati legati a uno dei più polenti signori della Mogadi�scio occidentale. Musi Sudi Yallahow, che si è presentato in forze davanti alla sede di Medici senza frontiere, l'organizzazione umani�taria francese che opera in Somalia fino dall'inizio della catastrofe umanitaria e della guerra civile. I miliziani volevano sequestrare un gruppo di una ventina di cooperan�ti che stavano uscendo dall'edificio per recarsi al lavoro in città. L'ope�razione è parzialmente fallita per�chè la maggior parte degli operatori è riuscita a rifugiarsi nel comples�so, un vero fortilizio circondato da un allo muro e presidiato da un follo gruppo di guardie bene arma�le. I guerriglieri di Musi Sudi hanno hanno preso rapidamente il soprav�vento grazie anche all'appoggio di una rudimentale autoblinda. I so�mali di guardia sono fuggiti e alcu�ni operatori hanno cercato rifugio in una casa vicina. I miliziani li hanno però scoperti e sequestrati. Sono secondo il portavoce delle Nazioni Unite statunitensi, britan�nici, belgi e un algerino. I miliziani hanno iniziato a sac�cheggiare la sede della organizza�zione umanitaria portando via mo�bili computer telefoni, perfino por�le e finestre; tutto materiale che come accade sempre nella capitale somala, dopo pochi minuti era già in vendila al mercato della capita�le. Il saccheggio ha però dato tempo ai miliziani del «governo» di inter�venire. Sono i miliziani del «presi�dente», l'ex ministro degli intemi di Siaci Barre Abdulkassin Salad Hassan, eletto da una assemblea tribale ma osteggialo dai signori della guerra. La battaglia è riesplo�sa; proprio in questa fase si sono registrate la perdite tra i civili, passanti e curiosi. I funzionari dell'Onu facevano parte di una delegazione che era appena arrivala nella capitale e aveva in programma una riunione con i medici di «Msf» per varare un progetto di vaccinazione contro la poliomelite. E' stato lo slesso capoclan a spiegare le ragioni dell'attacco : «Voglio mostrare alla comunità in�ternazionale quanto Mogadiscio non sia un posto sicuro. Infatti garantisco che i funzionari Onu che abbiamo trattenuto verranno subi�to rilasciali». Il vero obbiettivo della operazione, infatti, non sono le nazioni unite e Msf come si era pensalo in un primo momento. I signori della guerra, il cui potere si è affievolito, temono che la comuni�tà intemazionale decida di appog�giare il nuovo governo intertribale che ha pronesso di riportare l'ordi�ne e la pace nel paese. Per i capiclan il «presidente» è l'erede della feroce dittatura di Siad Barre e uno dei responsabili della feroce repressio�ne che portò alla ribellione del 1990. Colpendo in modo cos�clamo�roso provano che Abdulkassin, lega�to agli ambienti fondamentahsti e ai boss del commercio, in realtà non ha alcun potere reale, [e. st.] Assaltata e saccheggiata la sede di «Medici senza frontiere».! capiclan «Vogliamo provare che la città è nostra» Una volontaria di Médecins sans Frontières (qui a sinistra) all'opera in un ospedale da campo in Somalia. Nella foto piccola le milizie armate che terrorizzano Mogadiscio

Persone citate: Mogadi, Siad Barre

Luoghi citati: Mogadiscio, Somalia