Il mondo arabo torna alla Iinea dura di Fiamma Nirenstein

Il mondo arabo torna alla Iinea dura YASSER ARAFAT PROTAGONISTA PAROLE DI FUOCO CONTRO SHARON MA PER ORA OTTIENE SOLTANTO UN APPOGGIO MORALE Il mondo arabo torna alla Iinea dura M vertice di Amman anche la Siria chiude la porta retroscena Fiamma Nirenstein GERUSALEMME CHI cercava nel vertice arabo di Amman un se�gnale di fine delle ostilità è rimasto deluso dalla giorna�ta di ieri. Proprio mentre Gerusalemme veniva stravol�ta dalla seconda bomba della giornata, ad Amman Yasser Arafat parlava al vertice usando le parole più dure possibili contro Israele, an�che se concludeva il suo di�scorso con un rituale richia�mo alla «pace dei coraggiosi». Il volto corrucciato, la voce bassa, Arafat ha svolto il suo appello ai Paesi arabi accu�sando Israele di avere, essa soltanto, distrutto il processo di pace, di aggredire la popo�lazione civile, di essere colpe�vole dei crimini più agghiac�cianti, compreso quello, ha insistito Arafat, di fare uso di uranio impoverito contro la popolazione. E' un'accusa che Israele respinge dichiarando la sua costernazione. Massacro, ter�rorismo, brutalità: non c'è infamia che Arafat non abbia attribuito ieri allo Stato Ebraico, invitando le Nazioni Unite a proteggere i palestine�si e la Lega Araba a fornire 80 miliardi al mese per sei mesi. Una richiesta che non è sicu�ro che venga operativamente accettata. Molti Paesi arabi chiedono dietro le quinte di potere controllare i fondi per i palestinesi; Saddam Hus�sein, che ha contribuito dieci�mila dollari a testa per ogni famiglia dei palestinesi ucci�si, le ha consegnate a ciascu�no personalmente. Adesso Saddam offre 885 milioni di dollari alla ricerca di un lea�der panarabo, ma alcuni Pae�si arabi si oppongono. Intan�to, del miliardo promesso dal vertice precedente, solo 40 milioni sono stati consegnati. Quindi: per Arafat molto so�stegno verbale, ma incerti finanziamenti; molto appog�gio morale, ma da parte dei Paesi moderati come Egitto e Giordania poco desiderio di lanciarsi in avventure belli�che che potrebbero coinvolge�re l'intera zona. Tuttavia, rispetto al prece�dente vertice in Marocco, stavolta c'è una novità che ha un carattere strategico: Bashar Assad, il giovane rais della Siria, dopo avere fatto un discorso particolarmente infiammatorio («Gli israelia�ni sono più razzisti dei nazi�sti», ha dichiarato fra l'altro) ha reso noto che egli non stringerà alcun accordo con Israele se non dopo i Palesti�nesi. Un patto che stabilisce un'evidente reciprocità dopo anni in cui il regime di Assad padre aveva messo al bando Arafat perché il leader pale�stinese si era avviato da solo sul sentiero degli accordi di Oslo. Si crea qui, di fatto, un nuovo fronte per la linea dura; si annuncia a Israele la rottura del «canale siriano» che aveva portato Barak a un passo dalla pace. Sullo sfon�do di questo nuovo accordo c'è il Libano dominato dalla Siria, con gli hezbollah arma�ti dall'Iran in perenne mobili�tazione sul confine israelia�no. Il presidente del Libano Emil Lahud ha fatto ieri un discorso in cui era evidente un caldo supporto dello status quo, ovvero un «via libe�ra» agli hezbollah. Dunque, Arafat all'incontro con la Le�ga si è presentato molto dura�mente motivato, deciso, a 71 anni, a continuare a essere un soldato in trincea, incu�rante del fatto che buona parte del mondo arabo è pre�occupato del fatto che la carica esplosiva di Arafat in�nesca di fatto anche quella di Saddam Hussein. E' lui il secondo grande protagonista del summit: an�che se il re Abdullah di Gior�dania ha chiesto di sollevare le sanzioni per aiutare la popolazione, pure Saddam è lungi dal raccogliere i consen�si sinceri della maggioranza dei suoi fratelli: le sue ambi�zioni egemoniche, le armi non convenzionali che non ha esitato a usare contro i curdi, il suo ruolo di pomo della discordia con gli Stati Uniti che finanzia pesante�mente il mondo arabo, lo rendono inviso a molti: l'Ara�bia Saudita e il Kuwait non hanno nessuna voglia di sfi�dare le risoluzioni dell'Onu per amore del loro nemico. L'Egitto e la Giordania se�guitano quindi a svolgere il loro ruolo di mediazione (no�nostante le durissime parole di Mubarak verso Israele) sia sulla questione siriana che su quella irachena: la Siria ha già annunciato che riaprirà un ufficio di boicottaggio di Israe�le e si cerca di evitare una posizione generahzzata di que�sto genere. Quanto a Saddam, è difficile soddisfare l'Iraq e i Paesi del Golfo. L'Iraq vuole non solo che i paesi Arabi chiedano la fine delle sanzio�ni, ma che decidano di violar�le coralmente essi stessi. Egitto e Giordania seguitano nel loro ruolo di mediazione ma si rafforza il leader palestinese La polizia (qui sopra) accanto ai resti dell'auto coinvolta nella prima esplosione di ieri. A sinistra un Yasser Arafat corrucciato ma vincente al vertice arabo di Amman