I capi del centrosinistra via dalle zone di frontiera

I capi del centrosinistra via dalle zone di frontiera I capi del centrosinistra via dalle zone di frontiera Niente «missioni impossibili», si sono blindati nelle zone «rosse» Maria Teresa Meli ROMA Il primo a dirlo era stato Veltroni. Seguito a ruota da RuteUi. Sembra�va la parola d'ordine del centrosini�stra, quell'appello: i leader, o, co�munque, le figure di spicco della coalizione, si candidino nei collegi di frontiera, per conquistare voti all'Ulivo. Peccato die l'auspicio del segretario della Quercia e dell'ex sindaco di Roma sia caduto nel vuoto. E, invero, difficilmente pote�va andare altrimenti, dal momento che il primo a rifiutare una simile disfida è stato proprio il candidato premier. Il quale non ha intenzione alcuna di correre in un collegio uninominale. Lo ha spiegato in tut�te le salse ai leader della coalizione. E se anche, alla fine, dovesse cam�biare idea, e scegliere uno dei cin�que posti riservati alla sua squadra, di certo non cadrebbe male, giacché si tratta di collegi sicuri. Nemmeno Veltroni si candida, sull'uninomina�le, e andrà solamente sul proporzio�nale, ma per un segretario che corre per il Campidogho questo è più che normale. Per il resto, i leader del centrosi�nistra, e, più in generale i big dell'Ulivo, hanno scelto con grande oculatezza dove scendere in pista. E definire quelli in cui andranno collegi di frontiera, dove si combat�te una battaglia all'ultimo voto con la Casa delle Libertà, sarebbe vera�mente arduo. Tranne che per alcu�ne lodevoli eccezioni, come Massi�mo D'Alema, a Gallipoli, Giovanna Melandri, a Roma centro, Luciano Violante a Torino, il ministro Enri�co Letta alla Camera a Grosseto. Le quali lodevoli eccezioni, va detto per inciso, hanno tutte un ottimo paracadute sul proporzionale. I nu�meri uno dei partiti, comunque, sembrano avere una spiccata pro�pensione per la rassicurante Emilia Romagna. Enrico Boselli, dello Sdi, veleggia verso Casalecchio di Reno, dove il suo predecessore nel '96 vinse con il 68 per cento. Il presiden�te dei Democratici Arturo Parisi resta nel suo collegio, quello che fu di Prodi: Bologna-Mazzini. Il segre�tario del Ppi Pierluigi Castagnetta, invece, andrà a Carpi, uno dei collegi più rossi della già rossa Emilia. Ma i tre leader una motivazione ce l'hanno: in fondo sono emiliani, due purosangue, il terzo, cioè Pari�si, d'ado-uone. Chi non ha avuto i natali in Emilia, comunque, sembra preferirla ad altre regioni italiane, magari al Veneto o alla Lombardia. E' il caso, per esempio, del ministro del Tesoro Vincenzo Visco che pren�derà il collegio di Elena Montecchi, Guastalla, dove la sottosegretaria fu eletta con il 66,7 per cento dei voti. E anche Oliviero Diliberto mantiene quella preferenza. Avreb�be voluto l'Emilia pure Renzo Lusetti, dei RuteUi boys, ma c'era un sovraffollamento e ha dovuto «ripie�gare» su Pesaro, che, comunque, tutto si può definire tranne che un collegio di frontiera. Del resto, le Marche non sono mica male, hanno una tradizione di centrosinistra alle spalle: le ha preferite anche il presi�dente dei comunisti italiani Arman�do Cossutta. Si dice invece che il potente segretario della Quercia in Emilia Romagna, Mauro Zani, vor�rebbe Sergio Zavoli (un altro adepto della squadra di Rutelli) a Rimini, collegio non più sicurissimo dove secondo l'esponente diessino l'ex presidente della Rai potrebbe farceDi collegio di «frontiera» in colle�gio di «frontiera» si arriva in Um�bria. Meta assai ambita, anche quel�la. Ci si trasferisce, armi e bagagli, il capogruppo Ds al Senato Gavino Angius, die il suo vecchio collegio nel Lazio non è più sicuro. La Quercia umbra fibrilla. Dei parla�mentari uscenti ne sono stati confer�mati solo due. Gli altri a casa: c'è bisogno di collegi blindati. Perciò la direzione regionale ha tenuto una riunione incandescente. Il gradi�mento alle nuove candidature è passato con 66 voti a favore contro 44. Peccato che i membri di quell'or�ganismo fossero circa 300, di cui quasi i due terzi, per carità di partito, hanno preferito non votare ed evitare lacerazioni. Al contrario di Angius, il ministro del Lavoro Cesare Salvi rimane al suo posto: a Pietralata. Non è un collegio senato�riale blindato, però non è proprio malaccio. Tranquilli, tranquilli ri�marranno a casa loro, in Campania, sia De Mita (che di problemi a Nusco proprio non ne ha), sia Ma�stella. Ultimo e non trascurabile particolare: in questa corsa al colle�gio sicuro, fino a ieri sera, ci si era dimenticati di Occhetto. L'ex leader della Quercia, che è a Londra, non aveva ricevuto ancora alcuna comu�nicazione in proposito. Ma di sicuro si tratterà disbadataggine... Tra le poche eccezioni D'Alema a Gallipoli Letta a Grosseto Melandri a Roma e Violante a Torino Ma col «paracadute» del proporzionale