«Abbiamo le prove dei delitti dell'Uck» di Giuseppe Zaccaria
«Abbiamo le prove dei delitti dell'Uck» «Abbiamo le prove dei delitti dell'Uck» La Macedonia accusa i guerriglieri di stupri e violenze reportage Giuseppe Zaccaria inviato a Tetovo Etf da poco trascorsa l'ima. " Un drappello di militari di leva, vestito di strane mantelle giallo-marroni, s'ar�rampica sopra un mucchio di sassi e come i famosi «marines» della statua di Iwo Jima sospin�ge la bandiera macedone su per la rocca di Tetovo, fino a ieri occupata dair«Uck». Dovrebbe trattarsi di un ge�sto altamente simbolico. La guerra è finita, la vittoria radio�sa, i guerriglieri sono in rotta ed il mondo non potrà che approva�re. Le pietre però sono scivolo�se, le mantelline impicciano, ed anche il cosiddetto «castello di Kale» è poco più che un rudere invaso da bossoli, cartacce, pac�chetti di sigarette vuoti, riviste per soli nomimi. Cos�la foto della Vittoria che oggi comparirà su tutti i giomali macedoni non ha poi grande effetto plastico, ed anche i croni�sti dell'evento si troveranno in imbarazzo quando dovranno consegnarlo alla storia. Finisce cos�la Grande Offensiva : senza stragi, senza conquiste né perdi�te territoriali, senza eroi. Ed è un peccato che i futuri libri di storia potranno raccontare agb studenti delle elementari mace�doni solo la presa di luoghi senza nome e la sconfitta di un esercito senza volto. Può darsi che quell'esercito oggi liquefatto e denominato «Uck» un giorno trovi identità e consistenza. Quanto ai luoghi però, man mano che la scalcina�ta armata di Skopje scala forre dimenticate per secoli, il massic�cio dello Sciar rivela caratteri�stiche inquietanti, dimensioni paleolitiche, il nulla comunicati�vo, uno zero semantico di di�mensioni inusitate. Per esempio: qui oggi tutti celebrano la riconquista del ca�stello di Kale, ma a parte il fatto che Kale è solo un ammasso d�ruderi circondato da un bosco, la parola significa semplicemen�te Castello. Dunque: il Castello di Castel�lo, quello che domina Tetovo guardando una piazza centrale di nome Piazza del Centro, circondato dalla foresta di Strmo che significa Alberi Ripidi, è stato sottratto all'«Uck», che aveva il quartier generale a Selce, owerossia Villaggio Pic�colo. Quest'area è stata cos�lontana dalle cose del mondo che per secoli nessuno si è mai curato di dare nome ai luoghi. E se si ralizza questo assunto si comprende quanto difficile sia, adesso, dare un nome alle cose che accadono. Dunque, la guerra è finita. Ma è stata una guerra vera, o piuttosto un fenomeno ingigan�tito dalle attese mediatiche e dai timori di un complicato futuro? Gruppi di civili si spo�stano, piangono, protestano di�nanzi alle telecamere perchè «gli ehcotteri hanno bombarda�to». Ma è ima «migrazione», come alcuni sbrigativamente concludono, o più semplicemen�te lo spostamento verso luoghi meno esposti a bombe e guerri�glieri? Le telecamere si arrampica�no lungo viottoli impervi per raggiungere gli abitati di Germo , Gajre, Poroj. Dovunque le me�desime scene: case di una mon�tagna primitiva spesso raggiun�te daproiettih d'artiglieria. Gen�te che riemerge da giorni di isolamento, settimane di paura trascorse nelle cantine ad aspet�tare che la bufera passasse. Una vecchia racconta: «Vole�vo uscire ma i soldati sparava�no e nessuno metteva il naso fuori». Un giovanotto dice: «I macedoni si sono comportati come bestie...». Eppure il bilan�cio di vittime di questo nuovo, teorico conflitto armato appare inferiore a quelli che spesso seguono una delle nostre parti�te di calcio: cinque feriti, due gravi. Due guerriglieri, un solda�to ed un poliziotto macedone morti. Forse ce ne sono altri, non ancora censiti da ospedali ed organizzazioni intemaziona�li. Ma quasi a prevenire sorpre�se il governo macedone annun�cia una novità sconvolgente. Commentando la «vittoria», la presa degli ultimi sei villaggi di montagna, il liquefarsi dell « Uck» il portavoce della presiden�za del consiglio, Antonio Milososki aggiunge: «Abbiamo cono�scenza operativa di violenze compiute da terroristi albanesi a danno della loro stessa popola�zione. Trasmetteremo la docu�mentazione al Tribunale dell'Aja». Cosa possa intendersi per «conoscenza operativa» è un altro piccolo mistero, ma sem�bra di poter concludere che i macedoni abbiano raccolto te�stimonianze dai profughi che discendevano le montagne. I guerriglieri fonti militari dicono fossero in tutto un mi�gliaio non avrebbero solo co�stretto la gente a rimanere nei villaggi, trasformando i civili in altrettanti scudi umani, ma si sarebbero resi responsabili an�che di violente sessuali ai danni di alcune donne. «Stiamo raccogliendo elemen�ti che sottoporremo al più pre�sto alla signora Del Ponte», insiste Milosovski, assoluta�mente ermetico e nello stesso momento conscio della «bom�ba» che sta collocando sotto radicate convinzioni e schemi culturali assunti da tempo. Al totale rovesciamento dei ruoli, al definitivo passaggio dei «buoni» al ruolo dei «cattivi» e viceversa, mancava solo questo elemento. Fino ad oggi banditi e stupratori erano solo gli slavi, meglio se serbi: adesso, denun�ciare r«Uck» all'Aja per un iden�tico crimine significa ribaltare tutte le convinzioni diffuse per due anni dal sistema mondiale dell'informazione. E' un segno dei tempi, forse: o più probabil�mente la prova di come il siste�ma della propaganda stia facen�dosi sofisticato. Un altro caso. Dalle monta�gne dello Sciar continuano a scendere vecchiette smunte e uomini dall'aspetto centenario, ma l'Armata macedone ferma tutti a valle, li fa mettere in fila dinanzi a grandi tende militari e sottoppone gli uomini dai sedici ai sessantanni alla prova del guanto di paraffina. «Conosciamo certe techiche della guerriglia...», spiega un altro portavoce con l'aria di chi vuol dire: non ci fregano più. Per più di un anno i guerriglieri di un esercito senza battaglioni né divise avevano potuto mo�strarsi in Kosovo come eroi o come vittime, combattenti o civili, in base ai momenti ed alle convenienze. Forse quel che la piccola repubblica di Macedonia può imsegnarare agli altri non é solo la tolleranza, ma l'uso accorto degli strumenti di comunicazio�ne. II portavoce del governo: invieremo subito il dossier al Tribunale dell'Aia Dalla montagna, finiti gli scontri, scendono anziani in lacrime I soldati li sottopongono alla prova del guanto di paraffina: «Conosciamo i trucchi dei ribelli» Un gruppo di profughi albanesi in fuga dai combattimenti in Macedonia entrano nel Kosovo: si ripete una tragedia delle guerre balcaniche Sopra, un carro armato macedone durante le operazioni dl Ieri
Persone citate: Alberi Ripidi, Antonio Miloso, Del Ponte, Germo
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