I dodici che seppero dire no nell'Italia dei voltagabbana

I dodici che seppero dire no nell'Italia dei voltagabbana I dodici che seppero dire no nell'Italia dei voltagabbana RECENSIONE Oreste . del Buono GIORGIO Boatti racconta in Preferirei di no una storia di ieri che è di grande attualità: quanti saranno, il pros�simo 13 maggio delle elezioni, i voltagabbana italiani? La legge che imponeva ai profes�sori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista venne jubblicata sulla Gazzetta Ufficiale '8 ottobre 1931. Oltre 1200 docen�ti giurarono. Soltanto 12 rifiutaro�no di giurare, perdendo cos�la cattedra e la libertà. Tra tutti, i professori ordinari appartenenti alle comunità ebraiche erano 97; soltanto 3 respinsero il giuramen�to. Giorgio Boatti dice di aver voluto analizzare nel suo libro la vita degli unici 12 che si opposero a Mussolini «non solo per trame il cronologico racconto di come sono andate le cose, quanto per delinea�re un'appartata genealogia»: il suo libro è la storia di dodici italiani eccezionali, intellettuali coraggio�si, orgogliosi, insofferenti di costri�zioni, ma è anche un quadro rivela�tore dell'Italia d'epoca, un esame delle angherie, emarginazioni, umiliazioni di cui era capace il fascismo, un intreccio di biografie e di rapporti in una élite di famiglie importanti {Alberimi, Carandini, Cattani, Ruffini...), un'analisi di caratteri fuori del comune. E tutto con limpida chiarezza, con sobrie�tà, precisione: si po�trebbe chiedere di più a un libro di storia contemporanea? I dodici professori che non vollero giura�re (occorre ricordame i nomi, stavolta e ogni volta possibile) erano Emesto Buonaiuti, docente di cri�stianesimo a Roma; Mario Carra�ra, medicina legale, Torino; Gaeta�no De Sanctis, storia antica, Ro�ma; Giorgio Errerà, chimica, Pa�via; Giorgio Levi Della Vida, orien�talista, Roma; Fabio Luzzatto, di�ritto agrario, Milano; Piero Marti�netti, filosofia, Milano; Bartolo Nigrisoli, chirurgia, Bologna; Fran�cesco Ruffini, diritto ecclesiastico. RECENOrdel Torino; Edoardo Ruffini Avondo, diritto, Perugia; Lionello Venturi, storia dell'arte, Torino; Vito Volter�ra, matematica, Roma. Il giura�mento che rifiutarono, ideato da Giovanni Gentile, suonava così: «Giuro d'essere fedele al Re, ai suoi Reali Successori e al Regime Fasci�sta, di osservare lealmente lo Sta�tuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l'ufficio di insegnante ed adempiere tutti i doveri accadeIONE te . ono mici col proposito di formare cittadini ope�rosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né ap�parterrò ad associazio�ni o partiti la cui attivi�tà non si concilii con i doveri del mio ufficio». Non era il primo giuramento preteso dai fascisti in cambio della cattedra e del lavoro; né erano le prime ostili pressioni verso i pro�fessori. Subito dopo l'avvento del fascismo i docenti universitari era�no stati chiamati a giurare «di essere fedeli al Re e di non apparte�nere ad alcuna società segreta (intendesi massoneria)». Gaetano Salvemini era stato costretto da gazzarre e divieti a lasciare nel 1925 la sua cattedra a Firenze, con una lettera chiara: «Signor Retto�re, la dittatura fascista ha soppres�so ormai completamente, nel no�stro paese, quelle condizioni di libertà mancando le quali l'inse�gnamento universitario della sto�ria perde ogni dignità...». Alla fine del 1925,ima legge dispose il licen�ziamento di tutti i funzionari statali (dunque anche gh insegnanti) che «si ponessero in condizioni diincompatibilità con le generali di�rettive politiche del governo». Ca�deva la prerogativa della inamovi�bilità del grado e del posto; già a partire da quell'anno, informa Giorgio Boatti, «secondo alcuni studi vennero allontanali dall'insegnamenio, a vario titolo, più di 500 Ira presidi, professori e inse�gnanti elementari». Abbandonava�no l'insegnamento Francesco Save�rio Nitti, Silvio Trentin, Arturo Labriola, Enrico Presutti. Venne espulso dal Liceo D'Azeglio di Tori�no il professor Umberto Cosmo, che aveva istruito allievi come Massimo Mila, Norberto Bobbio, Giulio Einaudi, Cesare Pavese; ven�ne espulsa dalTinsegnamenlo lice�ale e universitario Barbara Allason. Le reazioni dell'ambiente non furono rilevanti: del resto nel 1938, quando le leggi razziali allon�tanarono dall'Università oltre un centinaio di docenti ebrei, «si regi�stra un solo caso di rifiuto di subentrare in cattedra al posto dei discriminati». Ma il giuramento del 1931 rap�presentò la grande prova. Sceglien�do come titolo il motto di Bartleby lo scrivano di Herman Melville, «I Would Prefer Not To», Giorgio Boatti ha fallo benissimo a raccon�tare, come scrive, la storia di «Dodici isolati viaggiatori che pos�sono insegnare l'arte di attraversa�re la ventosa terra del "no". Timo�roso orizzonte, spesso mai varca�to, del nostro vivere quotidiano». CITTADINI E INTELLETTUALI ECCEZIONALI (GLI ALTRI 1200 SI PIEGARONO AL SI'), CORAGGIOSI E ORGOGLIOSI, IN UN PAESE UMILIATO E ANGHERIATO DAL FASCISMO Giorgio Boatti ricostruisce le figure dei professori universitari che si rifiutarono di giurare fedeltà al Regime: Buonaiuti, Carrara, Gaetano De Sanctis, Errerà, Levi della Vida, Luzzatto, Martinetti, Nigrlsoli, Ruffini, Ruffini Avondo, Lionello Venturi e Volterra Giorgio Boatti ha ricostruito le storie dei dodici professori universitari che ebbero il coraggio di rinunciare alla cattedra per non dover giurare fedeltà al Regime fascista Giorgio Boatti Preferirei di no Einaudi, pp. 336, L 30.000 SAGGIO