Quando esaltava la lirica affrancata da ogni servitù di Lorenzo Mondo

Quando esaltava la lirica affrancata da ogni servitù Quando esaltava la lirica affrancata da ogni servitù RECENSIONE Lorenzo Mondo DEB festeggiare i novant'anni di Carlo Bo, le Edi�zioni San Marco dei Giustiniani gli han�no fatto dono d'una ristampa degli ormai introvabili "Olio slu�di". Quasi una ventata di giovinezza, di memoria viva e ardimentosa. Con quel libro dal titolo austero, pubblicalo nel 1939 da Vallecchi, il giovane Bo entrava nell'arengo let�terario, manifestando una attitudi�ne critica, ed esistenziale, alla qua�le sarebbe rimasto sostanzialmente fedele. Scrittore precocissimo, ave�va già pubbhcato nel '35 un "Jac�ques Rivière" ed era appena uscito con un un libro di gran mole, "Delle immagini giovanili di Sainte-Beuve": a segnalare le fonti primarie della sua ispirazione che, ad onta delle sterminate letture in area europea, si ricollegavano alla lette�ratura francese, quella marcata dal gusto dello scandaglio morale. Furo�no tultavia gh "Otto studi" a render�lo protagonista di un acceso dibatti�to culturale. RECENLorMo SIONE nzo do Si aprivano con le pagine di "Letteratura come vita", lette l'il settembre del 1938 a Firenze, nel convento domenicano di San Mi�niato davanti ai colla�boratori del "Frontdspizio" e a un gruppo di scrittori amici. Contro le intenzioni dell'autore, il discorso fu inteso subito come un manifesto dell'er�metismo, e con buone ragioni. I giovani scrittori cattohei che condividevano l'idea di Maritain sul "primato dello spirituale" pote�vano riconoscersi agevolmente in certe proposizioni perentorie sulla concordia di letteratura e vita: "Per noi sono tutt'e due, e in ugual misura, strumenti di ricerca e quin�di di verità"; "La letteratura è una condizione, non una professione"; "una realtà che non sopporta una misura interiore non conta, è una vana costruzione di giorni, la ridico�la manifestazione di un falso dio"; la scrittura deve esprimere la vita "in un grado di maggiore purezza o come simbolo svelato". Ne discendevano, come corolla�ri, una pagina di diario su D'Annun�zio e gh otto studi propriamente detti su autori contemporanei, nei quali verificare, secondo le premes�se teoriche, gli acquisti e le perdite. Nella pietas dovuta all'occasione della morte, pur assegnando D'An�nunzio a una "storia piena di polve�re e di tempo minore", Bo prova a insinuarvi il senso impaurito di una assenza, di im"'ombra". occultata. Dissente in buona parte dagli scrit�tori vicini alla "Voce", Boine, Jahier, Serra. Gh sembra che siano impari alla ricerca di assoluto, che attutiscano la loro moralità nel ripiegamento scettico, nello sfogo, in una semplice "attitudine stilisti�ca". Mentre esalta Campana, Sbar�baro, Ungaretti, Montale, Quasimo�do, alfieri di una lirica in senso lato metafisica che ubbidisce soltanto alle proprie ragioni interiori, che esclude ogni servitù nei confronti del tempo e della storia. In ogni caso, si tratta del "primo libro dedicato interamente alla nuo�va letteratura e che ne interpreta lo spirito nella direzione della lirica moderna" (cos�Sergio Pautasso nel�la prefazione). Basterebbe a dimo�strarlo la chiusa, dove si afferma che "Quasimodo, dopo Ungaretti, Saba, Cardarelli e Montale, è con Betocchi, Gatto e Luzi, uno dei figli più degni del suo tempo. Se ancora non hanno assunto la guardia di prua, sono per noi i nostri fratelli maggiori". Non è un caso se, in. forza di queste anticipazioni, Bo diventerà il punto di riferimento di una intera stagione letteraria (poeti�ca e no) che tra gli anni Trenta e Quaranta ha il suo centro a Firenze. , Certo, gli "Otto studi" appaiono oggi datati nell'analisi dei singoli poeti (non per quanto riguarda Cam�pana, T'irrefrenabile notte" che lo circuisce e avvolge) ma resta intat�ta la sua importanza storica. Il profetismo che lo ispira, il linguag�gio criptico, mentre lo (distanziano, lo fanno unico nel panorama del tempo. D'altronde, pur correggen�done l'empito e il tratto elitario, Bo non si allontanerà mai dal suo concetto di letteratura, che esprime�rà negli ambiti più diversi. Ma non è tutto: l'applicazione, il corpo a corpo, con un testo denso di interrogazioni, doppiate da una let�tura simpatetica, trasformano l'esercizio critico in un personale, ininterrotto journal dell'anima. Co�me suggerisce Starobinski, spirito amico: "E' come se nei suoi saggi egli mettesse contemporaneamen�te alla prova se stesso e i libri letti dato che suppongono sempre una presa di posizione (...) sono come gh elementi di un'opera basata su con�tinui superamenti e rifacimenti, ossia gh elementi di un' opera a tutti gh effetti letteraria". A partire da quella prima uscita pubblica, da quel dichiarato rovello intellettuale e morale. Riproposti gli «Otto studi» editi nel '39 da Vallecchi: la scrittura deve esprimere la vita «in un grado di maggiore purezza o come simbolo svelato» ^ Carlo Bo Otto studi, pref. diS. Pautasso. San Marco dei Giustiniani, pp. 177, s.i.p. Nell'illustrazione, la copertina della prima edizione Vallecchi 1939 SAGGI

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