«Com'era bella la mia noiosa tribuna elettorale»

«Com'era bella la mia noiosa tribuna elettorale» LO STORICO MODERATORE DEGLI SPAZI Al PARTITI IN TV «Com'era bella la mia noiosa tribuna elettorale» Jacobelli: oggi c'è troppo salotto, gli slogan soffocano la politica intervista Mario Tortello JADER Jacobelli, quant'erano belle le sue «Tribu�ne elettor eili»; concorda? «Quant'erano noiose...». Storico moderatore della poli�tica in Tv, prossimo a compiere gli 83 anni, il giornalista-scritto�re (s'è occupato, fra l'altro, di Pico della Mirandola, Croce e Gentile, Machiavelli e Guicciar�dini) insiste: «Diciamo: quan�t'erano noiose». Però, servivano a orientare l'elettore; o no? «Mi correggo. Erano un "po' noiose". Perché, si discuteva più seriamente di politica., Ma erano anche più apprezzate, perché a discutere c'erano per�sonaggi politici "più storici". E, forse, anche giornalisti più ap�passionati. Alcuni decenni fa, eravamo tutti più appassionati; anche i telespettatori». Vuole dire che, oggi, cam�biato il modo di fare politi�ca, sarebbe impossibile ri�proporre le «Tribune»? «Non contrapporrei quel tipo di comunicazione a quella di oggi. Sarebbe impossibile trasferire le "Tribune" nel costume odier�no. La Tv ha espresso sue speci�ficità che vanno rispettate; an�che nelle trasmissioni con i politici». Come vede la comunicazio�ne politica oggi, in Tv? «Siamo passati da trasmissioni un po' noiose a trasmissioni un po' troppo salottiere; La comu�nicazione politica rappresenta un problema di grande attualità in tutto il mondo; anche negli Stati Uniti o nella vicina Fran�cia. Bisogna ritrovare la giusta via di mezzo, fra il salotto, l'arena e l'aula parlamentare». La polìtica degli slogan aiu�ta o rappresenta un ulterio�re handicap? «Direi che diventa sempre più necessario presentare la politi�ca non come slogan, come battu�te. Bisogna approfondire un po' di più i problemi. La politica è una competenza precisa; pur�troppo, la Tv non consente di parlare di programmi. E' un difetto non solo contingente. Ricorderò sempre quel modera�tore che diceva ai suoi interlocu�tori: risponda con un "sì" o con un "no". E con chi replicava: "non posso, debbo motivare...", rilanciava: "le motivazioni van�no bene per le sentenze; qui, bastano i dispositivi...". La Tv vuole l'ultima frase. E' questo il punto di crisi della comunica�zione politica; non dipende dal�la cattiveria o dall'astuzia dei conduttori: è la Tv che, come medium ha un suo Dna un po' perverso». In cosa erano diversi Almi�rante e Togliatti, Fanfani e Pajetta o Berlinguer, dagli attuali leader politici? «Arrivavano in Tv accompagna�ti da un retroterra di passione che rendeva più interessante quello che dicevano. Ricordo la grande stima che, al termine d'ogni dibattito, esisteva fra i vari partecipanti. Non era "inciucio", ma stima reciproca. Continuavano a confrontarsi anche a telecamere spente; e ognuno cercava di spiegare al�l'altro le proprie buone ragioni. Noi conduttori eravamo più at�tenti di quando eravamo in studio; altro che il sospetto di favorire il teatrino...». Come valuta l'idea di nomi�nare un «arbitro» Tv per la campagna elettorale? «Per gli spazi elettorali ci sono norme precise e chiare; non c'è problema. Ma ci sono anche altre trasmissioni ammesse a discutere di politica che non hanno una regolamentazione altrettanto rigida: la scelta di temi e partecipanti è affidata ai responsabili delle rubriche. For�se, può essere utile istituire un comitato tecnico di consulenza per vertici aziendali e operato�ri, circa la migliore interpreta�zione dei regolamenti». Jacobelli, sarebbe disponi�bile a coordinarlo? «Io? Sono sempre in panchina... I problemi non debbono essere sottovalutati: per il servizio pubblico, il periodo elettorale rappresenta il momento di mag�giore legittimazione (o delegitti�mazione). Ci si gioca tutta la credibilità; bisogna fare uno sforzo per essere coerenti e non far nascere sospetti». Satira compresa? «Pure la satira può entrare nel�la campagna elettorale. Anche se, in questo caso, la par condi�cio è difficile. Io credo che la satira sia ottima, necessaria, nei periodi non elettorali. Pri�ma del voto, forse, .crea compli�cazioni. Non tanto per motivi oggettivi, quanto per il sospetto che dietro ogni battuta vi sia un'intenzione non comica, ma d'altra natura». «Allora i leader erano più appassionati Continuavano il confronto anche a telecamere spente» Da sinistra: il leader Msi Giorgio Almirante e il giornalista Jader Jacobelli, «principe» delle tribune elettorali Rai Sotto: l'ex segretario del Pei Enrico Berlinguer Da sinistra: il leader Msi Giorgio Almirante e il giornalista Jader Jacobelli, «principe» delle tribune elettorali Rai Sotto: l'ex segretario del Pei Enrico Berlinguer

Luoghi citati: Pico, Stati Uniti