La Nato chiama le truppe serbe a rinforzo

La Nato chiama le truppe serbe a rinforzo La Nato chiama le truppe serbe a rinforzo Possono rioccupare la zona cuscinetto per contenere gli albanesi Domenico Qulrlco '(Tutto sta andando a meraviglia»; il vice preinier serboNebojsa Cosic e il generale Pavkovic, capo di Stato maggiore, hanno ben ragione di essere esultanti. Due anni dopo la conclusione disastrosa del braccio di ferro con l'Occidente per il Kosovo i soldati serbi ripassano, bandiere al vento, i confini delia «zona proibita» che fiancheggia come un salvagente la provincia ribel�le. E' la rivincita dell'umiliazio�ne por quella ritirata con i mitra della Nato alle reni, il venir meno del regime di occupazione internazionale imposto dalla sconfitta militare e politica. Alle sette e trenta di ieri matti�na truppe federali e poliziotti, preceduti da reparti di sminato�ri, hanno superato i posti di blocco dell'Alleanza, riprenden�do possesso di due terzi di quel corridoio lungo quattrocento chi�lometri e largo due che l'armisti�zio imponeva loro di non supera�re. Questa volta i soldati america�ni attestali al òheck-point del villaggio di Merdare li hanno accolti con sorrisi e cenni ami�chevoli di intesa. Perchè il gran�de gioco della alleanze e degli intrighi balcanici ha rovesciato le posizioni: gli «alleati» sono loro, i soldati serbi e il governo di Kostunica, l'uomo che ha detro�nizzato Milosevic con la promes�sa di togliere Belgrado dalla lista nera degli «Stati canaglia». I «cattivi», invece, sono nascosti nei boschi impenetrabili di que�sta regione, sono i duri dell'Uck, il braccio armato dell'indipen�dentismo kosovaro, e i guerriglie�ri deir«Esercito di liberazione di Presevo, Medvedja e Bujanovac» che stanno cercando di destabi�lizzare la fragile Micedonia. Su queste montagne passano i grup�pi armati, che colpiscono ormai da mesi nella Serbia meridionale e nella zona di Tetovo. Ora le truppe di Belgrado potranno sca�tenare la grande caccia che mi�nacciano da mesi. In perfetta coincidenza militar-diplomatica, con l'avvio dell'offensiva dei macedoni contro i guerriglieri albanesi a Tetovo. I due coman�danti sono ex camerati dell'eser�cito di Tito: stranezze del caos jugoslavo che assumono, però, un preciso significato politico. L'8 marzo scorso Belgrado aveva ricevuto dalla Nato un primo, sostanzioso attestato di fiducia, dietro cui si leggeva la nuova linea diplomatica innesca�ta dal dilagare dell'estremismo albanese. L'armata jugoslava aveva ottenuto il permesso di entrare in un settore ristretto della zona cuscinetto, quello che le mappe della Nato denomina�no «Charlie Est»: era appena un francobollo, venticinque chilo�metri quadrati, che i serbi pote�vano presidiare con truppe sen�za armamento pesante. Ora lo si può leggere cone un segnale che l'Occidente ha lanciato sia in direzione di Belgrado sia verso l'Uck. A Kostunica si dava una prova di fiducia, che il segretario generale della Nato Robertson aveva rafforzato con ima dichia�razione pesante: «L'Alleanza ha intenzione progressivamente di abolire la zona di sicurezza terre�stre attorno al Kosovo». Agli albanesi si annunciava che la passività con cui la Kfor aveva assistito al rassodarsi dei proget�ti di Grande Albania stava per finire. L'Uck non ha raccolto l'avver�timento, anzi ha moltiplicato le sue sfide in Macedonia. Così, dopo appena due settimane, i serbi controllano di nuovo la quasi totalità della zona cusci�netto. Eppure secondo i progetti iniziali dell'Occidente questa re�stituzione era condizionata alla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e la sua provincia ribel�le. Ma il futuro assetto del Koso�vo (l'indipendenza come esplici�tamente chiedono i falchi albane�si o il ritomo alla Serbia in un regime di autonomia tutto da inventare come speravano gli occidentali) sta entrando sempre più nelle nebulose della diploma�zia. La realtà è quella dell'infiam�marsi di una quarta guerra balca�nica alimentata da quello che Belgrado e Skopje definiscono «l'imperialismo cfi Pristina (e di Tirana)», il progetto evidente di riunire tutte le zone abitate da popolazione albanese in un nuo�vo Stato. E' uno scenario di ennesima redifinizione territo�riale che l'Europa e gli Stati Uniti non possono accettare per�chè rischia di impantanarli per anni in un imprevedibile Viet�nam balcanico. Le truppe di Belgrado sono diventate cosi un alleato utilissi�mo. Perchè solleveranno i quarantaquattromila soldati della Nato di stanza nel Kosovo dal compito di pattugliare tutto il confine e renderanno più agevo�le soffocare i santuari dei guerrigheri sulle montagne che servo�no ad alimentare la battaglia nel Nord della Macedonia. I soldati jugoslavi rientrano in due terzi dell'area lunga quattrocento chilometri e larga cinque che affianca il Kosovo finora proibita. La Kfor cerca di arginare l'espansionismo dell'Uck

Persone citate: Cosic, Kostunica, Milosevic, Pavkovic