La folgore sul confine della Macedonia di Flavia Amabile

La folgore sul confine della Macedonia La folgore sul confine della Macedonia Duecento para italiani affiancheranno i militari Usa Flavia Amabile ROMA Un battaglione italiano di circa 200 paracaduti�sti formato da uomini della Folgore sarà inviato a rinforzo dei militari americani che sorvegliano in Kosovo i confini con la Macedo�nia e la valle del Presevo. Lo ha reso noto lo Stato Maggiore della Difesa. I militari italiani fanno già parte del contingente presente in Kosovo, per la precisione sono «di stanza a Pec presso la «Brigata multinazionale Ovest», come ra precisato lo Stato Maggiore. Da Pec si muoveranno nei prossimi giorni per raggiunge�re entro il 31 marzo il confine e andranno a rinforzare la Brigata multinazionale Est. Il loro compito sarà essenzialmente di «sorveghanza, pattugliamento ed osservazione». Di fronte alla situazione sempre più calda sul fronte macedone il trasferimento dei milita�ri lascerebbe supporre un loro impiego sul nuovo fronte. L'ipotesi è stata però decisamen�te smentita dal ministro della Difesa Sergio Mattarella al quotidiano «Secolo XIX» nei giorni scorsi. «C'è ima forza internazionale operativa ha spiegato il ministro ma nell'ambito del Kosovo. Il mandato che l'Onu ha dato alla Kfor riguarda il Kosovo, il suo territorio all'interno dei confini. Ipotesi di un intervento in Macedonia non esistono. Occorre�rebbe una modifica del mandato Onu che al momento nessuno sta soUecitando». Al momento, insomma, anche se dal punto di vista ufficiale non sembrerebbe mutata la situazione dei militari italiani della Kfor, la forza di pace delle Nazioni Unite in Kosovo, vi è da registrare questa lieve modifica nella distri�buzione delle forze impegnate nella missione. Nella zona Est della regione, la più a rischio, fino a due giorni fa si trovavano un migliaio di soldati circa nella zona intorno a Urosevac, ima quarantina di km a Nord della capitale macedone Skopje, nella capitale kosovara Pri�stina, in Albania e a Salonicco in Grecia. Una ventina di soldati italiani si trovavano nella base arretrata di Kumanovo, in territorio macedone, 30 km a Nord-Est di Skopje, ma con un compito come per tutti i 2700 militari di varie nazionalità presenti in Macedonia puramente logistico, non operativo. Le zone più a rischio restano presidiate da tedeschi e americani, anche se nulla impedisce che in caso di peggioramento della crisi si possa assistere a un ridispiegamento deUe forze intemazionali, come il trasferimento reso noto ieri lascerebbe supporre. Lo stesso comandan�te della Kfor, il generale Carlo Cabigiosu, non ha escluso di potersi trovare costretto a sposta�re il contingente italiano in prima linea. Il ministero della Difesa chiarisce che le decisioni sull'impiego delle truppe rappresentano una prerogativa del comandante sulla base delle regole stabilite dal Consiglio Atlantico. Finora queste regole assegnavano agli italiani il con�trollo del settore occidentale ma ammettono sempre al ministero deUa Difesa «le regole potrebbero cambiare» se il comandante chie�desse «maggiore flessibilità» al Consiglio. Il trasferimento come spiegava anche il ministro Mattarella per tranquillizzare gli animi non comporterebbe una presenza operativa. Sarebbe necessaria una nuova riso�luzione dell'Onu che per il momento nessuno dei paesi impegnati sembra intenzionato a proporre visti i rischi che ciò creerebbe per tutti i soldati occidentali, non solo quelli italiani, coinvolti. Un margine di rischio esiste comunque, e il trasferimento reso noto ieri aumenta il numero di soldati che vi sono esposti, quello del terrorismo: come afferma il generale Cabigiosu, «la Kfor non tollererà attacchi contro i propri soldati, il governo macedone ci ha autorizzato a rispondere a ogni minaccia».

Persone citate: Cabigiosu, Carlo Cabigiosu, Macedo, Mattarella, Sergio Mattarella