Un terrorismo contro Mosca e una gran folla di mandanti

Un terrorismo contro Mosca e una gran folla di mandanti Pfr II j«lil l| giti IKift l|i ipjtf LE TRAPPOLE DEtLA CACCIA ALL'ATTENTATORE Un terrorismo contro Mosca e una gran folla di mandanti analisi \i GliiHetto Chiesa A tagliola cecena continua a dilaniare la gamba di VladiImir Putin. Anzi, con il passa�re del tempo, la Cecenia. sta diventando un sudario gelido in cui marciscono tutte le speranze della Russia di uscire dai suoi problemi, e quelle del giovane presidente di rafforzarsi in un potere che troppe circostanze legano alla guerra cecena. Forse indissolubilmente. Il leader russo aveva si può dire appena finito di parlare a Stoc�colma, al vertice dell'Unione Eu�ropea, ribadendo la giustezza della sua linea di totale intransi�genza contro i «terroristi» cece�ni, e addirittura aveva tracciato un parallelo tra i terroristi di casa propria e i terroristi albane�si del Kosovo, quando laggiù, nel Caucaso del Nord, si è scatenato un inferno di fuoco inequivoca�bilmente terrorista. «Laggiù» significa attorno ai confini cecem. «Terrorismo cece�no»? Forse, chissà. Ma l'esperien�za delle strategie della tensione dice si ricordi Piazza Fontana che quando è fin troppo facile individuare una pista terroristi�ca, è allora il caso di stare molto attenti, in guardia, a non cadere in trappole, a non abboccare all'amo che abili pescatori han�no opportunamente preparato, carico di indizi tanto succosi quanto fallaci. Perché è vero che, in un certo senso, queste auto che esplodo�no sincronicamente sono davve�ro il frutto della guerra cecena. Ma ciò non significa ancora che siano il prodotto dei ceceni. Certo, chi ha organizzato l'opera�zione vuole proprio ottenere questo risultato: che l'uomo rus�so della strada, il cittadino terro�rizzato e indignato, pensi e dica esattamente questo: «Sono stati i ceceni», Ma se si prova a ragionare un istante ecco nasce�re un'altra domanda: quali cece�ni? Ci sono quelli di Maskhadov, presidente eletto democratica�mente nel 1997. Ci sono quelli di Shamil Basaev, ex (ex?) agente segreto del Gru, i servizi militari rtissi. Ci sono quelli che sono ;; finanziati, armati, organizzati dall'Arabia Saudita, quelli che si allenano nei campi dei Taleban (cioè collegati con i servizi segre�ti pakistani). Ci sono quelli che hanno contatti con influentissimi circoli politici turchi (dove infatti vanno a curarsi, a stam�pare materiah di propaganda, probabilmente a ricevere armi, che poi passano via Georgia e via Daghestan, transitando an�che per l'Azerbajgian di Gheidar Aliev). Questi diversi «ceceni» perse�guono strategie molto diverse tra loro. Sono «ispirati» da moti�vazioni (si fa per dire) molto distanti le une dalle altre. Ci sono i patrioti ceceni, sicura�mente anti-russi. E ci sono gli agenti di potenze e interessi che nulla hanno a che vedere con la Cecenia, ma che hanno evidenti scopi anti-russi. Da qui la facili�tà dell'equivoco e dell'inganno. Da qui l'alta probabilità che vi sia chi su questo inganno orga�nizza le sue partite. E' appunto qui che Putin si sbaglia. Vede un'operazione anti�russa, ma non vede che essa può arrivare da nemici molto diversi dai patrioti ceceni. O forse lo vede, ma gli è difficile cambiare rotta, dopo essere stato portato al potere da una provocazione (quella di Basaev contro il Da�ghestan) e da un'ondata terrori�stica contro le città russe (otto�bre 1999) la cui origine rimane misteriosa , anche perché mai seriamente investigata a un an�no e mezzo dalla sua esecuzio�ne. Vladimir Putin disse allora e l'ha ripetuto l'altro ieri a Stoccol�ma che avrebbe liquidato sen�za pietà i terroristi. Una promes�sa che poteva essere attuata soltanto nell'ipotesi che il proble�ma fosse quello di liquidare i patrioti ceceni che vogliono l'in�dipendenza dalla Russia. Quelli si possono effettivamente liquidare, sterminandoli, magari sen�za badare troppo ai civili. Ma se si fa l'ipotesi che l'origine del terrorismo sia altra, allora quel�la promessa diventa vana. Nel Caucaso del Nord c'è un' immensa manovalanza disoccu�pata, pronta a uccidere per 100 dollari al mese. E ci sono finan�ziatori che possono pagare for�mazioni militari di 5000 uomini, per mesi e per anni, armandoli e addestrandoli. Non c'è esercito che possa fronteggiare militar�mente una tale situazione. Me�no che mai quello russo attuale. Se non ci fosse ima guerra cecena sarebbe difficile organiz�zare attentati come quelli di ieri, mascherandoli come «ceceni». Finché la guerra c'è Putin non potrà impedirlo. Non gli resta che chiudere quella guer�ra, cercando una soluzione poli�tica con gli unici che hanno interesse a trovarla, cioè con i patrioti. E, nel frattempo, a guar�dare da dove viene realmente la minaccia. Potrebbe scoprire che viene da molto lontano. Ci sono i ceceni del presidente eletto Maskhadov, quelli dell'ex agente del Gru Basaev, quelli armati dai sauditi, quelli addestrati dai Taleban oche flirtano con Ankara Nella foto sopra una immagine dell'attentato al mercato di Mineralnie Vody dove l'autobomba ha fatto strage tra la gente A fianco il presidente russo Vladimir Putin. Ha subito accusato I ceceni minacciando durissime rappresaglie. La sua popolarità è legata soprattutto alla conclusione vittoriosa della offensiva contro gli indipendentisti caucasici

Luoghi citati: Ankara, Arabia Saudita, Cecenia, Kosovo, Mosca, Russia