I Quindici dell'Ue a Trajkovski «La violenza non ha spazio» di Enrico Singer

I Quindici dell'Ue a Trajkovski «La violenza non ha spazio» I Quindici dell'Ue a Trajkovski «La violenza non ha spazio» Enrico Singer Inviato a STOCCOLMA Il presidente della Macedonia, Boris Trajkovski, arrivanel complesso tut�to cemento e vetro della Fiera Inter�nazionale di Stoccolma poco prima delle cinque del pomeriggio. Lo aspettano i Quindici della Uè, che hanno appena salutato il presidente russo Vladimir Putin. Da Tetovo rimbalzano notizie di guerra e il giovane capo dello Stato macedone è teso quando si presenta nella sala delle conferenze al fianco del primo ministro svedese, Goran Persson. La sua è una richiesta di aiuto: «Con i terroristi che voghono destabilizza�re il nostro Paese non parleremo mai. Ma possiamo farcela se saran�no bloccate le infiltrazioni dal Koso�vo e se gli estremisti saranno isola�ti». Frontiera blindata dalle forze del�la Nato e cordone sanitario politico attorno all'Uck. Questa è la strada che Boris Trajkovski propone all'Eu�ropa per domare il nuovo incendio nei Balcani. «(All'interno dei nostri confini siamo in grado di risolvere la crisi da soli», dice il presidente mace�done. «Non abbiamo problemi con la popolazione di etnia albanese: i ter�roristi vengono da fuori». Il rapporto con la minoranza albanese che vive in Macedonia è una delle preoccupa�zioni della Uè, che ha raccomandato a Trajkovski di non abbandonare la linea di rispetto e di integrazione che finora aveva tenuto il Paese fuori dai conflitti interetnici. E su questo punto Boris Trajkovski è stato rassi�curante: «Non ci sarà una guerra civile in Macedonia». M'appello del presidente mace�done la Uè ha risposto con una dichiarazione che sarà inserita, oggi, nei documenti finali del vertice di Stoccolma e che contiene una con�danna inequivocabile degli estremi�sti dell'Uck. «Non c'è spazio nell'Eu�ropa del Ventunesimo secolo per chi segue il sentiero della violenza, del�l'intolleranza e del nazionalismo», è scritto nella dichiarazióne. Ma l'ap�poggio dei Quindici non è soltanto verbale. Il primo ministro svedese ha annunciato che il 9 aprile sarà firmato a Lussemburgo l'accordo di «associazione e stabilizzazione» tra la Uè e la Macedonia: «A tutti i cittadini macedoni chiediamo di scediere l'Europa e l'integrazione e non l'isolamento», ha detto Persson. E l'accordo il primo con un Paese dei Balcani vuole essere una prova concreta di solidarietà. Ma Trajkovski ha chiesto anche altre prove concrete all'Europa. Pri�ma di tutto un maggiore impegno militare in quella fascia di sicurezza che corre lungo gli ottanta chilome�tri di confine con il Kosovo. Poi un coordinamento della Kfor con i co�mandi militari macedoni, anche se il premier svedese ha subito voluto precisare che «questo non significa un intervento della Kfor in Macedo�nia» che «resta escluso». Chi ha offerto un aiuto militare diretto alla Macedonia, invece, è la Russia, che in questa crisi gioca su più tavoli. Pro�prio ieri il ministro della Difesa russo, Igor Seigeev, ha det�to che Mosca è «pronta a prestare aiuti concreti alle forze annate mace�doni perché il soste�gno pohtico non basta».Sergeev ha an�che criticato gusta�ti Uniti e la Nato accusandoli di «aiutare gli estremisti albanesi». In serata gli Usa hanno ribadito l'appoggio di Washington alle autori�tà di Skopie. «Gli Stati Uniti si uniscono ai loro alleati e alle Nazioni Unite per condannare con fermezza la violenza perpetrata da un piccolo gruppo di estremisti», si legge in un comunicato della Casa Bianca. Il presidente Bush ha inoltre detto di «appoggiare pienamente gli sforzi del presidente Trajkovski e del gover�no macedone per difendere la demo�crazia». A Stoccolma il vertice della Uè ha respinto le accuse della Russia e spera di poterle catalogare nella «guerra delle parole» affidata da Putin al ministro della Difesa. Nella Kfor, ricordava ieri il ministro degli Esteri itahano, Lamberto Dini, ci sono anche soldati russi e la responsabilità delle operazioni di pace nei Balcani sono, quindi, anche di Mo�sca. Secondo gli europei, l'importan�te adesso è isolare gli estremisti dell'Uck politicamente, oltre che sul terreno. E questo è l'impegno sotto�scritto ieri a Stoccolma. «Come in Cecenia non ci sono insorti ma terroristi e l'unica politica possibile è distruggere le loro basi, disarmarli o eliminarli se non sono disposti ad accettare la resa» ■ÌFForze macedoni (a destra) preparano roffensiva finale contro I ribelli dell'Uck. Ieri la crisi balcanica è stata discussa al vertice europeo di Stoccolma, dove sono stati invitati il presidente macedone Trajkovski (qui sotto, con il premier svedese Persson) e il presidente sovietico Putin (foto in basso)