Macedonia, blitz finale contro i ribelli di Giuseppe Zaccaria
Macedonia, blitz finale contro i ribelli Macedonia, blitz finale contro i ribelli Un «Arkan di Skopje» recluta una banda paramilitare Giuseppe Zaccaria inviato a TETOVO «Abbandonate i villaggi dei ter�roristi»: l'appello del govemo macedone viene diffuso dalla tv mentre nel quartiere di Drenovec poche centinaia di persone assistono ai funerali dei due albanesi uccisi l'altro ieri e nel�la zona slava cominciano a no�tarsi presenze inquietanti. «Non diventate ostaggio dei guerrigheri, non prestatevi al loro gioco: essi voghono una strage. Noi vi accogheremo fino quando le operazioni militari saranno state completate». Il messaggio è chiaro: sta per scattare l'attacco definitivo, le operazioni condotte finora da unità di polizia diventano «di esclusiva competenza dell'eser�cito». Il primo ministro Georgievski si fa riprendere all'aeropor�to di Petrovec per l'entrata in linea di due elicotteri d'attacco donati dall'Ucraina e dice: «Non ci aspettiamo nulla, sono i terro�risti che devono aspettarci». L'organizzazione Onu per i rifu�giati calcola che già 22 mila persone abbiano abbandonato l'area, ma il govemo di Skopje vuole concludere l'operazione nel modo più «puhto» e teme per gli albanesi dei villaggi di Germo, Lavec, Vajce, Selce. Nelle ultime ore tre persone, fra cui un vecchio, hanno abban�donato, ferite, la collina di Beltepe, dove l'Uck l'esercito dei ribelli resta asserraghato. Si tenta di evitare che, come accad�de in Kosovo, i guerrigheri si facciano scudo della popolazio�ne. Uno dei tanti portavoce della guerriglia, che si fa chia�mare Sokoh. («falco»), risponde attraverso la Deutche Welle: «Se i macedoni sono pronti al�l'aggressione totale noi rispon�deremo con la guerriglia tota�le». Dalla fortezza si continua a sparacchiare, sulle colline si accendono scaramucce, cecchi�ni albanesi prendono sporadica�mente di mira una Tetovo or�mai circondata dai blindati. Og�gi però è nella zona macedone che accadono le cose più interes�santi. Quartiere di «Dva Bresta», ovvero i Due Faggi: qui la vita non è del tutto scomparsa. Di�nanzi a un piccolo bar frequen�tato da slavi è fermo un nero fuoristrada giapponese, dall'in�terno si odono grida e applausi. Che cosa succede? Il panorama non suggerirebbe tanta euforia ma basta affacciarsi, mostrare passaporti italiani, entrare in contatto con un giovanottone rasato e superpalestrato ed ecco chiarirsi il mistero. Questa gen�te sta festeggiando con molti litri di alcool l'arrivo dell'» Arkan macedone». Il giovanotto si chiama Ivan Atanasovsky, ha trent'anni e ufficialmente guida un piccolo gruppo di «bodyguards». Ma qui si è presentato come «colonnel�lo» di Alexandar Bocevsky, più noto come «Aca Ziganot», lo Zingaro. Un capobanda che da due anni risultava latitante ma adesso «sta tornando a Skopje per mettersi a capo dei Leoni Macedoni». Rieccoci. Nonostante tutte le cautele del govemo, nonostante la moderazione con cui il conflit�to è stato gestito fino a questo punto, il copione della Slavonia, la sindrome bosniaca tornano a riproporsi. Il «colonnello» Ata�nasovsky sta annunciando la nascita meglio, la rinascita dei «Leoni», ovvero «Makedonski Lavovi» e dichiara: «Noi saremo per la Macedonia ciò che il comandante Arkan fu per la Serbia». Questi non sono i vaneggia�menti di un ubriacone ma i prodromi di una campagna di reclutamento. Allora: due paro�le prima sui «Leoni» e poi su Aca (si pronuncia «Azza») lo Zinga�ro. I «Lavovi» macedoni hanno radici neh'antica storia del Vmro, il movimento clandesti�no che ag�fino alla prima guer�ra mondiale. Più di recente era�no ricomparsi in Germania, ne�gh Anni Ottanta: nell'immigra�zione macedone i «Leoni» tenta�rono di riattivarsi con una fun�zione simile a quella della pri�ma mafia italiana in America. Oggi rinascono ufficialmen�te: a Skopje hanno una sede ed un partito appena costituito. Anche un capo: «Aca lo Zinga�ro», appunto. Il 24 novembre del '97 venne arrestato nel pie�no centro di Skopje, a poca distanza dal Parlamento. Dinan�zi a centinaia di passanti aveva appena ucciso a pistolettate un certo Skan Ibrahimi, albanese. Non si trattava di un conflitto etnico ma piuttosto della lotta per il controUo di certi traffici. Circondato dalla polizia lo Zin�garo si arrese, senza fiatare: fu condannato a 15 anni di carce�re. Poco dopo spar�senza lascia�re traccia, pare grazie all'aiuto di alcuni funzionari statali. «E' una vergogna che Aca sia costretto a nascondersi mentre gli assassini albanesi sono in giro», arringa adesso il suo «co�lonnello». Ma il Capo sta per tornare: ha 500 uomini pronti a combattere e sostengono anche un milione di dollari da investire nella controguerriglia. Cosa siete, dunque, voi «Leo�ni»: un gruppo paramilitare? «Anzitutto un partito. Ma abbiamo anche un campo d'ad�destramento e qualche istrutto�re tedesco degli ex reparti spe�ciali. Siamo leali verso il gover�no ma soprattutto difensori del�la gente macedone. Aca lo Zinga�ro è l'angelo custode della no�stra gente, con lui nessuno po�trà giocare sulla nostra pelle. Aspettiamo solo che l'esercito svolga in suo compito, poi sia�mo pronti a raggiungere Tetovo per finire U "business"...». Dice proprio così, U «colonnel�lo» Atanasovsky: «business». Che Dio aiuti la Macedonia. Il governo ha chiesto agli abitanti dei villaggi di lasciare le loro case: «Non prestatevi al gioco dei guerriglieri» Compare, signore della guerra, il capobanda «Aca lo Zingaro»
Persone citate: Alexandar Bocevsky, Atanasovsky, Germo, Ibrahimi, Ivan Atanasovsky, Leoni, Leoni Macedoni
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