«Sette miliardi per il feretro di Cuccia» di Vincenzo Tessandori

«Sette miliardi per il feretro di Cuccia» «Sette miliardi per il feretro di Cuccia» La richiesta all'uomo sbagliato Vincenzo Tessandori inviato a VERBANIA Un momento d'incertezza c'è stato, durante la preparazione del piano per rubare la salma del banchiere Enrico Cuccia: e questo dimostra come anche i ladri abbiano un cuore e un'ani�ma. Magari un po' sporchi. «Quanto chiediamo?», ha do�mandato uno dei sei che com�pongono la «batteria» che ha messo a segno il colpo. Già, quanto vale una salma? Davve�ro ha un valore straordinario per i parenti, oppure c'è il rischio di sentirsi rispondere picche? Il capo ci ha pensato su, poi ha deciso: i soldi devono essere «pochi, maledetti e subi�to». E ha buttato l�la cifra: pochi, mica tanto, maledetti di certo, ma quanto a subito, non c'è stato niente da fare. Sei milioni d�franchi svizzeri, «uno a testa, e siamo sistemati». Ba�stava dare il conto cifrato d�una banca, a Lugano o magari nel Liechtenstein: avrebbero pa�gato senza fiatare, senza clamo�ri e senza fare denunce. Un colpo organizzato, perfetto, «scientifico», come quello dei protagonisti dei «Soliti ignoti». Riuniti in una cascina d�un paesino del Piemonte, dettero l'ultimo tocco al piano. Troppo banale indirizzare la richiesta di riscatto direttamente alla famiglia, a Milano o a Moina, oppure a Mediobanca. Il «capo» ce lo aveva un nome «sicuro» e ora lo spiattellava sotto gli occhulegU altri che lo guardavano ammirati: «Paolo Cuccia, il fi�glio, abita a Roma». Fatto è che il Cuccia romano, manager d�grande notorietà, amministrato�re delegato dell'Acea, la società per le acque e l'energia elettrica del Lazio, con il monarca d�via Filodrammatici non ha alcun grado d�parentela. I ladri gli hanno spedito la lettera, compo�sta con caratteri d�giornale, nella quale si parlava della bare rubata, dei franchi indispensabi�li per riaverla, e corredata da una foto Polaroid della cassa nel loculo. Ma hanno sbagliato l'indirizzo: via Nomentana anzi�ché Piazzale Ostiense 2. Poi è cominciata l'attesa, che ben pre�sto devono aver giudicato ecces�siva, tanto che hanno telefona�to, più di una volta, alla sede dell'Acea. E alla segretaria del manager facevano sempre la stessa domanda: «Ma il dottor Cuccia ha ricevuto la lettera che riguarda suo padre?». La qual cosa ha destato perplessità: «Che sia un pazzo?». E cosi sono stati avvertiti i carabinieri. Finalmente, fra la corrispon�denza recapitata in via Nomentana, è saltata fuori la busta partita dal Piemonte. Consegna�ta agli inquirenti. E a questo punto, forse anche i ladri hanno capito che il piano era fallito. Del resto, a complicare la situa�zione c'era già stato l'incidente della lastra spezzata: e questo aveva aumentato il rischio che il furto fosse scoperto da qualcu�no che avrebbe lanciato l'allar�me. Insomma, un sogno sfuma�to. «Il sogno si è infranto», mor�morava ieri il dottor Fabrizio Argentieri, sostituto procurato�re che dirige le indagini sul furto. E intendeva un altro so�gno, voleva dire come la notizia della richiesta abbia complicato le indagini che andavano avanti «da cinque giorni in perfetta tranquillità». Ma la caccia non è chiusa: al contrario, senza pre�de «si contìnua a oltranza», sottolineano gli investigatori. Anche ieri pomeriggio, summit aUa procura d�Verbanìa: si esaminano le schede dei balordi d'annata, queUi che, per un motivo o per l'altro, vengono considerati capaci di mettere in piedi un progetto del genere. Si riascoltano i testimoni, anche Emanuela Montano, 47 anni, di Moina, figlia del vecchio medi�co condotto, impiegata di banca ad Arona. Lei ha fatto un raccon�to preciso. «Gioved�della setti�mana passata, aUe 8,25 sono arrivata al cimitero dove sono i miei. Ho notato quasi davanti al cancello principale un furgone funebre, marrone scuro e, poco più avanti, un altro bianco. Ho pensato al trasferimento di una salma e me ne sono andata». No, quando si è diffusa la noti�zia del furto della salma non l'ha collegata a quel fatto, ma quando ne ha parlato col messo comunale e questi le ha detto che da mesi non avvenivano spostamenti ha capito che forse era meglio raccontare tutto ai carabinieri. Un'altra signora, sui 70, ha riferito che alcuni mesi or sono tre uomini, «accento meridiona�le» incontrati davanti al cimite�ro, le avevano chiesto: «Dove sta la tomba di quello che ci aveva i soldi». Un indizio è sempre un inizio, ha detto qual�cuno. In questo caso il punto di partenza sono i racconti dei testi e la lettera con le istruzio�ni, soprattutto quel numero che indica il conto corrente in una banca svizzera. Dal racconto dell'impiegata si ricaverebbe che gioved�mattina i ladri fosse�ro ancora nel cimitero o nei pressi. Cos�fosse, si tratterebbe d�una circostanza bizzarra, per�ché è fuor di dubbio che il lavoro, chiamiamolo così, sìa stato fatto nottetempo e del resto anche la polaroid pare scattata con le tenebre. Ma allora, perché rischiare? Forse l'alba ha sorpreso i ladri a metà dell'opera? D�certo, a quell'ora nei paraggi non c'era il basista, che logica vuole essere deUa zona e, dunque, avrebbe rischia�to di esser riconosciuto. Ad allarme scattato, i carabinieri hanno improvvisato battute, frugato in ogni angolo e loculo di cimitero nel raggio d�alcuni chilometri. Battuti anche i giar�dini di alcune ville di vip, ma non quello di villa Bongiomo, garantisce il custode. Il cimitero di Maina

Persone citate: Cuccia, Emanuela Montano, Enrico Cuccia, Fabrizio Argentieri, Fatto, Paolo Cuccia

Luoghi citati: Lazio, Lugano, Milano, Piemonte, Roma, Verbania