Bettiza italiani strana gente di Enzo Bettiza

Bettiza italiani strana gente Le tragedie del '900, i cattivi maestri, i vizi del Bel Paese in un libro-conversazione con lo scrittore Bettiza italiani strana gente Rocco Moliternl SI chiama Arremioapi e pensieri, il libro-conversa�zione di Dario Fertiho con Enzo Bettiza, in uscita da Rizzoli. Editorialista della Stampa (ne fu anche giovane e brillante corrispondente da Vienna prima e da Mosca poi) e grande firma del giornalismo italiano, saggista e romanziere, Bettiza si racconta nella lunga conversazione raccolta da Fertilio come in uno di quegli autoritratti allo specchio è il titolo del primo capitolo «cui a volte gli artisti ricorrono perché emergano le loro caratteristiche più profonde». Nei vari capitoli scorrono cos�la formazione di Bettiza («direi che una particolare forma di dalmaticità europea, pluriculturale, derivi diret�tamente dalla mia nascita in una terra dove fin da bambino come Tommaseo, dovetti parlare due lingue») e quelli che considera buoni e cattivi maestri del secolo appena tenninato: fra i primi Guido Piovene e Solzenicyn, tra i secondi Lenin e Gramsci, Sartre, Heidegger. Poi le analisi sugli avvenimenti che hanno caratterizzato il 900, dalla Rivoluzione di Ottobre alle crisi balcaniche. Ci sono infine l'interrogarsi sul destino dell'Euro�pa nel terzo millennio e una riflessione sull'es�sere intellettuali oggi. Pubblichiamo alami brani dal capitolo «Italiani strana gen�te», dedicato ai molti difetti e alle rare virtù di chi abita il Bel Paese. Bravi a travestirsi Secondo me uno dei maggiori difetti degli italiani è quello di fingere di credere in ciò che non credono. I cosiddetti credenti van�no a messa per ritualità sociale e per confabulare più con il prete che per dialogare con Dio. I cosid�detti fascisti seguivano con entu�siasmo oceanico le retoriche belli�che di Mussolini sapendo bene che l'Italia era un Paese male armato e preparandosi quindi psicologica�mente all'8 settembre. I cosiddetti comunisti fingevano di credere nel�la superiorità delle «democrazie popolari», sapendo bene, a comin�ciare da Togliatti, felicissimo di godersi la vita nell'Italia capitali�sta dopo gli incubi dell'Hotel Lux, che in Russia e nei satelliti funzio�navano bene soltanto la polizia segreta e l'amministrazione del gulag. L'italiano per natura non è né fideista né credente, né laico né ateo. Nella stragrande maggioran�za gli italiani sono dei miscredenti opportunisti che, di volta in volta, sLtravestono da bravi di don Rodri�go, da legionari fiumani, da militi in camicia nera, da pionieri dell'av�venire in camicia rossa, da cerimo�niosi morotei in abiti quasi talari. Si rileggano le formidabili pagine di De Sanctis sulla Controriforma e Torquato Tasso: scritte nella secon�da metà dell'Ottocento, sono pagi�ne che inchiodano entomologica�mente l'italiano nel museo delle false opinioni e delle sincere corti�gianerie che fanno parte di un carattere nazionale debole e vulne�rabile. So di essere un po' schematico, dicendo questo, e un po' disfattisti�co; so di esagerare nell'iperbole critica e corrosiva. Ma so anche che attraverso le mie parole parla, ancor prima dell'europeo, il dalma�ta di cultura e lingua italiane, l'erede di una famiglia di patrioti citata nelle enciclopedie, il corregionario del risorgimentale Tom�maseo, gente d'Oriente per la qua�le l'Italia rappresentava l'assoluto di un'utopia nazionale e occidenta�le. Sulla scia dei Vivante, dello stesso Slataper immolatosi sul Car�so, io sono stato spesso un critico feroce (vedillfantasma di Trieste) dell'irredentismo adriatico. Ma lo sono stato dall'interno, da ima trincea iixedentistica di famiglia, dove paradossalmente la lealtà per gli Absburgo poteva convivere con il rancore per gli Absbuiso. So benissimo cosa fu l'irredentismo con tutti i suoi mali sciovinisti, e potenzialmente razzisti, realizzati�si poi nel fascismo di frontiera. Ma anch'io, paradossalmente, forse conservo in me qualcosa di quell'ir�redentismo nobile che affidava al�l'Italia un ruolo di luminosità e di guida culturale e civile in Europa. Un ruolo che g\i italiani, i «regnico�li» come li chiamiamo noi, hanno spesso disatteso e infangato,!...) Mistificatori zione dati, personaggi, opere lette�rarie e artistiche, non�ché attività politiche. Evidentemente nella mi�stificazione rientra una componente psicologica d'ordi�ne cattolico, che tende ad evitare l'urto con i fatti della realtà e quindi con la fuga nelle astrazioni consolato�rie. Prendiamo il caso Pasolini: pessi�mo scrittore, regista incapace e noio�so, sciacallo notturno di ragazzi di vita. Se ne è fatto quasi un santo oltre che un genio. Prendiamo il caso Fellini, regista presuntuoso e noiosis�simo; anche lui beatificato, biografa�to, mistificato. Prendiamo nel gran�de giornalismo il caso Ottone. La mistificazione con lui raggiunse ver�tici cos�caricaturali e grotteschi da indurre forse più al riso che al pianto. Ottone fu un tipico scoprito�re di ombrelli. Continuava a dire che i fatti andavano separati dalle opinio�ni, che l'obiettività era la strada maestra del buon giornalismo, che le regole professionali britanniche do�vevano ispirare quelle di via Solferi�no eccetera eccetera; poi confeziona�va un giornale non britannico ma irlandese; l'opinione ideologizzante ' prevarica vai fatti, il giornale rappre�senta va l'Italia come il Nordest brasi�liano, favoriva la contestazione stu�dentesca che avrebbe poi partorito gU assassini dello stesso carrierista Toba^i; tutto questo nel nome di un'obiettività falsa e pomposa, che non aveva più nulla a che fare con quelgiomale di Luigi Albertini di cui Ottone avrebbe voluto proclamarsi l'erede. (...) Direi che in rari Paesi come in Italia la mistificazione sia stata cos�universalmente, sistemati�camente praticata, rispettata, racco�mandata, sistematizzata e quindi, paradossalmente, essa stessa mistifi�cata.!..) il fascismo Nel fascismo italiano sembrano con�fluire due componenti: ima indubbia�mente provinciale, strapaesana, vol�garmente mediterranea; l'altra più sensibile alle correnti culturali euro�pee del tempo, da Wagner e Nietz�sche, da Sorel a Vilfredo Pareto. D'Annunzio a modo suo rappresente�rà, con il suo arditismo prefascistico ed esibizionistico, un punto di sutu�ra fra Pescara e Parigi. Ci sarà poi il coronamento accademico molto flui�do e articolato del fascismo della Enciclopedia Treccani governato da un mobilissimo Giovanni Gentile, il quale usava spesso affidare lemmi e voci a saggisti e scrittori antifascisti. Il fascismo non era un fenomeno tanto semplice e oggi non possiamo liquidarlo in due parole. Chi si è soffermato sull'analisi del fascismo e del mussolinismo realizzata da De Felice sa bene che essi venivano a un tempo dalla degenerazione nazionali�sta del Risorgimento, dal sorelismo e dal socialismo massimalistico, dal reducismo squadristico e dall'eroi�smo «legionario» del D'Annunzio fiu�mano. Fu comunque un fenomeno che andò via via nazionalizzandosi, direi controriformizzandosi, cercan�do al contrario del nazionalsociali�smo tedesco continui compromessi con la casa regnante, con la Chiesa cattolica, con la grande industria. Il fascismo italiano in un certo senso nasce a sinistra e muore a destra. Nella sua ampia parabola non pote�va non includere quindi la fase del consenso che naturalmente gli ven�ne ampiamente tributato anche dal mondo culturale. (...IQuanto a Benedetto Croce, di�rei che in parte la sua filosofia, la sua storiografia maggiore e minore, la sua estetica formalistica, siano state una specie di accompagnamento liberal-conservatore, di contrappunto accessorio ma non stroncatorio alla dilagante volgarità culturale fascista. Croce voleva essere il guardiano della buona co�scienza risorgimentale; in parte ci è riuscito, però ingessandola, devitaliz�zandola, non rendendola un'arma forte e aggressiva contro la retorica fascista. Croce fu in qualche modo un «ego altera di Gentile. Gramsci doveva rendersi perfettamente con�to anche di questo.(...) Seconda Repubblica Non mi ha mai convinto la via giudiziaria alla cosiddetta Seconda Repubblica,!,,,) Quando la cosiddet�ta Prima Repubblica comincia ad affondare nel 1992, assistiamo ad uno dei più sconcertanti paradossi della vicenda contemporanea non solo italiana, ma direi europea. Ve�diamo un paese quasi privo di Stato, privo di una maggioranza coesa e decisa a governare, privo di un'oppo�sizione concorde e decisa a controlla�re, trasformarsi inavvertitamente in uno Stato di polizia. Vediamo una democrazia debole trasformarsi a poco a poco in un regime punitivo. Vediamo l'Italia via via sbarazzarsi di una classe dirigente parzialmente corrotta, di una parte di ceto impren�ditoriale anchesso parzialmente corrotto e concusso, di un sistema di partiti logoro o infetto, di un parla�mento falcidiato dagli avvisi di ga�ranzia, per riempire infine la grande voragine con l'avvento di un nuovo contropotere giustizialista ed extra�parlamentare. Non sono stato io a paragonare questo strano clima a quello delle grandi purghe staliniane. Non sono stato io a dire che la microspia, la confessione contrattata, il carcere preventivo per estorcerla, la pubbli�cità del processo legale, l'uso disin�volto dell'amico o del connivente pentito ricordavano le tecniche in uso a Mosca nel 1936. Lo hanno detto Salvi e D'Alema, persino l'ex stalinistissimo Cossutta, secondo il quale «i nostri telefoni, le nostre case, i nostri veicoli privati sono tenuti sotto controllo». Un altro vecchio comunista. Napoleone Colajanni, ha parlato di «metodi e processi staliniani». Un proverbio russo diceva: «Egli mente come un testimone oculare». Anche in Italia è accaduto che i pentiti, ciarlieri e compiacen�ti testimoni oculari, siano stati strumentalizzati per quel tanto che serviva e bastava. Anche in Italia è avvenuto che le confes�sioni siano state «con�trattate», non certo allo scopo di salva�re la vita della moglie o del figlio come nella Russia degli Armi Trenta, ma almeno per patteggiare la pena o evitare la carcerazione in cambio delle denunce e ammissioni che si volevano ottenere. Anche in Italia la confessione è stata più importante, più dirimente della prova oggettiva. Infine, anche in Italia il Procuratore era diventato tutto, come Vysinskij: poliziotto, accusatore, giudice istrut�tore, giudice giudicante, regista e attore pubblico, tempestivo collabo�ratore e suggeritore giornalistico.!...) Berlusconi e Rutelli I giochi elettorali sono in pieno corso. L'umoralità camaleontesca degli italiani si sta esprimendo nel pieno dell'arena, le reti televisive lavorano a tutto spiano. Se Berlu�sconi, che ancora non sappiamo a quale sorte sarà votato, rappresen�ta una novità, una rottura, la rappresenta anche per aver fatto coincidere nuovi stili elettorali con il suo genio televisivo. Rutelli in questo momento fa un po' di paura a Berlusconi perché Rutelli imita Berlusconi; fulgida telege�nia, sorriso a quaranta denti, capa�cità di dire in tre minuti tutto e il contrario di tutto. Ma Berlusconi meriterebbe di vincere e forse vincerà la campagna televisiva in corso, perché ne è stato lui stesso il grande inventore e promotore. (...)Se Berlusconi finisse sconfit�to dovrà essere in ogni caso conten�to; perché avrà perduto le elezioni non contro il proprio talento, ma per mezzo del proprio talento. Non gli resterà in quel caso che ingigantire e riadattare il suo innegabile carisma di comunicatore alle dure realtà e necessità dell'op�posizione. Prendiamo il caso Pasolini: pessimo scrittore, regista noioso e incapace, sciacallo notturno di ragazzi di vita. Se ne è fatto quasi un santo oltre che un genio Rutelli oggi fa un po' di paura a Berlusconi perché lo imita: fulgida telegenia, sorriso a 40 denti, capacità di dire in tre minuti tutto e il contrario di tutto Uno dei difetti è quello di fingere di credere in ciò in cui non credono Nella stragrande maggioranza sono dei miscredenti opportunisti ^ gente bambino come Tommaseo, dovetti parlare due lingue») e quelli che considera buoni e cattivi maestri del secolo appena tenninato: fra i primi Guido Piovene e Solzenicyn, tra i secondi Lenin e Gramsci, Sartre, Heidegger. Poi le analisi sugli avvenimenti che hanno caratterizzato il 900, dalla Rivoluzione di Ottobre alle crisi balcaniche. Ci sono infine l'interrogarsi sul destino dell'Euro�pa nel terzo millennio e una riflessione sull'es�sere intellettuali oggi. Pubblichiamo alami brani dal capitolo «Italiani strana gen�te», dedicato ai molti difetti e alle rare virtù di chi abita il Bel Paese. Uno dei difetti è quello di fingere di credere in ciò in cui non credono Nella stragrande maggioranza sono dei miscredenti opportunisti confessione contrattata, il carcepreventivo per estorcerla, la pubbcità del processo legale, l'uso disivolto dell'amico o del connivenpentito ricordavano le tecniche uso a Mosca nel 1936. Lo hanndetto Salvi e D'Alema, persino l'stalinistissimo Cossutta, secondoquale «i nostri telefoni, le nostcase, i nostri veicoli privati sotenuti sotto controllo». Un altvecchio comunista. Napoleone Clajanni, ha parlato di «metodiprocessi staliniani». Un proverbrusso diceva: «Egli mente comun testimone oculare». Ancin Italia è accaduto chepentiti, ciarlieri e compiaceti testimoni oculari, siastati strumentalizzati pquel tanto che servivabastava. Anche in Italiavvenuto che le confsioni siano state «cotrattate», non ceallo scopo di salve lette�e, non�litiche. ella mi�ra una ologica d'ordi�e tende ad evitare della realtà e quindi strazioni consolato�caso Pasolini: pessi�sta incapace e noio�turno di ragazzi di tto quasi un santo o. Prendiamo il caso sensibile alle correnti culturali euro�pee del tempo, da Wagner e Nietz�sche, da Sorel a Vilfredo Pareto. D'Annunzio a modo suo rappresente�rà, con il suo arditismo prefascistico d ibiiii di sta. Croce voleva essere il guardiano della buona co�scienza risorgire la vdella mogliedel figlio come neRussia degli Armi Trenta, malmeno per patteggiare la penaevitare la carcerazione in cambdelle denunce e ammissioni chevolevano ottenere. Anche in Italiaconfessione è stata più importan Enzo Bettiza In un disegno di Ettore Viola