Par condicio, uno spiraglio in Vigilanza di Maria Grazia Bruzzone

Par condicio, uno spiraglio in Vigilanza Par condicio, uno spiraglio in Vigilanza Dopo uno scontro tra Landolfi e Zaccaria nell'audiziom Maria Grazia Bruzzone ROMA Alla fine di una giornata di muro contro muro e segnata da un nuovo violentissimo scontro fra il presidente della Rai Zaccaria e quello della Vigilanza Landolfi, nella notte, in commissione parlamentare di Vigilanza, si è aperto uno spiraglio per comporre il dissidio che da dieci giorni oppone Ulivo e Casa delle Libertà sul regolamento di par condicio. Un'apertura capace di modificare la proposta dall'azzurro Massimo Baldini, la bozza che pretendeva di abolire satira e approfondimento informativo durante la campagna elettorale che ha fatto gridare l'Ulivo allo scandalo, all'imbavaghamento, alla censura e quant'altro. La trovata pare essere quella di una sorta di «comitato di garanzia» che il direttore generale Claudio Cappon si è detto disponibile a costituire di sua propria iniziativa, come ausiho al con�trollo su quei programmi di informazione da «Raggio Verde» a «Porta a Porta», da «Il fatto» a «Sciuscià», fino a «Telecamere» sui quali si appuntano le preoccupazioni del Polo, che non si fida della libera iniziativa dei conduttori. Il nuovo comitato che potrebbe anche riesumare la già esistente «consulta di qualità» presieduta da Jader Jacobelli non verrebbe comunque «imposto» alla Rai dalla Vigilanza parlamentare. E non comportereb�be né dimissioni né censure di alcuno, e nemmeno rinnegherebbe le prese di posizio�ne già assunte dal Consiglio di amministra�zioni Rai su Satyricon e sui programmi di rete la cui responsabUità è già stata ricondot�ta ai direttori di testata. Si vedrà oggi, giornata di votazioni sull'atteso regolamen�to, se se lo spiraglio aperto è riuscito a dar vita all'intesa. Certo, per tutta la giornata, che ha visto l'audizione in Vigilanza di Zaccaria e del direttore generale Claudio Cappon, le posi�zioni dei due Poli parevano diametralmente opposte. E s�che dopo l'inattesa apertura di Silvio Berlusconi, alla prima convocazione della commissione, il centrodestra era sem�brato mostrare una nuova disponibilità. «Non volevamo abolire l'approfondimento, ma solo ottenere garanzie» spiegava l'azzur�ro Paolo Romani, dando l'impressione di una retromarcia. «Si sono accorti di aver esagerato, stanno facendo marcia indietro», spiegava infatti uscendo da San Macuto il ds Beppe Giulietti. E il cossuttiano Marco Rizzo si spingeva ad ipotizzare un interven�to moderatore di Ciampi, dicendo allusivo: «Qualcuno o qualcosa deve essere intervenu�to per indurli a riconsiderare quella propo�sta da regime». Intanto però da parte dall'Ulivo continua�vano ad arrivare dichiarazioni infuocate, a cominciare da Massimo D'Alema, che giudi�cava «illiberale e grave» la proposta del Polo e auspicava che il Parlamento la respinges�se. Non pareva proprio aria di cedimenti. Anche la Rai del resto metteva le mani avanti. In mattinata il Consiglio di ammini�strazione approvava a maggioranza un ordine del giorno in cui esprimeva «la più ampia e piena solidarietà» ai dipendenti finiti nel mirino. Una difesa dei suoi uomini a tutti i livelli, con i consiglieri vicini al Polo, Gamaleri e Contri, che si dissociavano parlando di «nuova forzatura». Cos�il pomeriggio la duplice idea di mediazione del Ccd Marco Pollini non pareva riscuotere alcun successo. Pollini proponeva che i fatidici programmi venisse�ro ricondotti a «comunicazione politica» (vale a dire assimilati alle «Tribune» di Angela Buttiglione); in alternativa, si desse vita a una «unità di garanzia». «Garante è il Cda, è il direttore generale, sono i direttori di rete» rispondeva Zaccaria. Il presidente Rai ribatteva duro alla provocatoria doman�da di Landolfi: perché non si era dimesso dopo le polemiche su «Satyricon». «Io distin�guo sempre spiegava tra gli interventi dei singoli e le posizioni della commissione di Vigilanza nella sua totalità. Fino a che la commisione non esprime la sua sfiducia a maggioranza di due terzi, devo presumere che si fida di noi». Lo stesso atteggiamento Zaccaria diceva di aver tenuto su «Satyri�con». «Non abbiamo avuto sentore che la Vigilanza avesse degli indirizzi in questo senso». Landolfi chiedeva conto a Zaccaria della presa di distanza di Cappon sul caso «Satyricon». Il presidente Rai ribatteva che un conto erano le opinioni del direttore generale manifestate in una intervista, un altro il documento votato dal Cda. La situazione sembrava arenata, con i commis�sari di centrosinistra che ironizzavano suir« unità di crisi» chiesta dal Polo, e l'azzurro Romani che insisteva nel pretendere «garan�zie». Finché un intervento di mediazione del verde Marco Boato, a cui si è collegato Cappon, ha aperto lo spiraglio. Si parla di un nuovo comitato di garanzia per controliare i programmi ma senza censure Bocciata invece la proposta Ccd Oggi si dovrà votare ilregolamento sulle trasmissioni

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