«Zio Vanja» e l' inutilità delia vita di Osvaldo Guerrieri

«Zio Vanja» e l' inutilità delia vita Da Cechov lo spettacolo quasi ipnotico allestito da Tiezzi e dai «Magazzini» «Zio Vanja» e l' inutilità delia vita Nel girotondo dei sentimenti esplode la rabbia Osvaldo Guerrieri TORINO Un lampo giallo di girasoli. Ce ne sono a decine, assiepati sul fondo della schematica scena che Pier Paolo Bisleri ha preparato per lo «Zio Vanja» di Ce�chov allestito da Federico Tiez�zi e dai «Magazzini» su invito produttivo della Biennale e di Emilia Romagna Teatro. Ma, per quanto violenti nella loro gioiosa bellezza, non sono i girasoli l'elemento vitale di questo spettacolo approdato l'altra sera al Carignano; né lo è la radiolina a pile che, sul finire dello spettacolo, spenta�si l'ultima, sgomenta battuta di Sonja, «Riposeremo!», span�de in sala, a volume crescente, una canzone di Gianna Nanni�ni. Questo, semmai, vale come strabismo cronologico, come mescolamento di epoche, come continuità di un malessere psi�cologico che da Cechov si pro�tende fino a noi. Il pregio quasi ipnotico dello spettacolo sta nel modo in cui Tiezzi sa raccontare questo malessere e nel modo in cui lo trasforma in un tarlo che fini�sce per divorare le vite appa�rentemente quiete di un dram�ma nel quale sembra non acca�dere niente, nel quale domina�no la chiacchiera evasiva e il senso di una inutilità priva di aperture. «Zio Vanja» è un'ope�ra sconvolgente. Raccontando�ci la vita estiva in una villa dove tutti sono tranquilli, godo�no di buona salute, si amano con qualche scivolamento nel�la delusione e nel tradimento, Cechov sembra crogiolarsi in una cellula di vuoto. In realtà innesca una reazione a catena che non risparmia nessuno. E tutti finiscono per mostrare le ferite della normalità: il tron�fio scienziato Aleksandr, il mi�te Vanja, la nipote Sonja inna�morata del medico Astrov, che però è attratto da Elena, la giovane e seducente moglie di Aleksandr. Questo girotondo di senti�menti mai portati al calor bian�co, gli attriti e i rancori che affiorano come la schiumetta di uno stagno sembrano per un istante volgersi in tragedia. Esplode un colpo di pistola, la comunità sembra disgregarsi... ma sono cenni: tutto rientra nei ranghi. Nel frattempo, pe�rò, la disperazione ha lavorato a fondo. Vanja e Sofja, rimasti quasi soli nella villa, vorrebbe�ro riprendere le occupazioni di sempre. Ma non possono più. Guardate con che rabbia l'ec�cellente Sandro Lombardi e la bravissima Stefania Graziosi picchiano sul mucchietto di grano ai loro piedi. Quel batte�re e ribattere è simile a un gesto penitenziale, o all'infieri�re su un destino inerte come il grano. Una lenta discesa agli inferi, che gli attori aprono con efficacia alla nostra vista, da Gianfranco Varetto (Aleksan�dr) a Roberto Trifirò (Astrov), a Alessandra Celi (Elena), a Mas�simo Verdastro (Tèlegin), a tut�ti gli altri. In sala, atmosfera attenta e applausi finali. Repli�che fino a domenica. Sandro Lombardi è Vanja

Luoghi citati: Emilia Romagna, Mas, Torino